Io lo guardavo. Aveva detto delle cose stupende, che mi avevano letteralmente riempito il cuore. Non dissi più nulla fino alla gelateria. Ero colpita dalle sue parole e, sì, lo ammiravo molto perché nonostante il successo era sempre rimasto se stesso. E forse era proprio questo che gli permetteva di scrivere canzoni così profonde. Arrivammo alla gelateria. Era abbastanza buio ma le persone riconoscevano Marco anche a distanza. Quando entrammo nel locale una ventina di persone si accalcarono attorno a Marco urlando, abbracciandolo e chiedendogli di farsi una foto insieme. Lui accontentò ognuno di loro con estrema gentilezza. Non sembrava affatto infastidito dalla ressa che lo circondava. -Fantastico- dissi fra me e me.
#FANS# E chi è quella? Perché indossa una giacca da uomo? Deve essere la giacca di Marco...Wow! È davvero fortunata!
Io me ne stavo in disparte sorridendo. Quando la folla se ne andò (per modo di dire, infatti erano tutti fiori dalla gelateria ad aspettare che uscisse) io lo raggiunsi dicendo: -Come fai?- -A fare cosa?- chiese lui distrattamente, -Ad essere così...umano, così gentile, così te stesso con ogni singola persona- -Beh...mi immedesimo nei fan. Penso: se io fossi un fan e incontrassi Marco Mengoni, come vorrei che mi trattasse? È facile, no?- disse avvicinandosi alla cassa. -Due gelati piccoli- aggiunse poi. Ammiravo quel ragazzo sempre di più. Ero rapita dal suo modo di ragionare, dal suo carattere, dalla sua bellezza interiore. Io presi cioccolato e frutti di bosco mentre Marco preferì crema e fondente. Uscimmo dalla gelateria sperando che questa volta la folla si contenesse. E in effetti fu così, ma solo perché volevano lasciare che Marco mangiasse il suo gelato in pace. Ripercorremmo la stradina alternativa, ora illuminata dalla fievole luce dei lampioni. Ci sedemmo su una panchina parlando e ridendo...
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