Capitolo 9 - La Chiave

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Scarlett e Cassidy, nel frattempo, erano riusciti ad arrivare sani e salvi sulla sponda del fiume a cui aveva accennato loro Julian, senza mai fermarsi neanche per un secondo.
Da quel punto potevano vedere chiaramente l'acqua correre velocissima verso valle, creando dei mulinelli potentissimi che al solo guardarli sembrava di poterne essere risucchiati. C'era un leggero dislivello di pochi metri fra la superficie increspata ed il terreno che rendeva quel tratto ancora più insidioso.
«Stanno bene, vero?» domandò Scarlett non vedendosi arrivare nessuno alle spalle.
Cassidy iniziò a gettarsi qualche rapida occhiata intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse farli attraversare quella fossa. «Sicuramente sì. È di Julian che stai parlando, ricordatelo.» la rassicurò convinto. Scarlett annuì un paio di volte puntando lo sguardo verso la giungla dietro di lei, aspettandosi di veder spuntare alla meglio qualcuno... e alla paggio un qualcosa.
D'improvviso l'amico le diede un buffetto sulla spalla, richiamandone l'attenzione. «Guarda là: c'è un ponte. Andiamo a vedere se è praticabile.» propose, avventurandosi lungo una salita che portava a mano a mano sempre più vicini alla montagna.
Guardare da lontano quel vulcano era un conto, ma trovarselo a pochi passi di distanza era ancora più affascinante. Si percepiva immediatamente la sua stazza imponente, la solidità della pietra che lo ricopriva, nonché l'importanza che aveva per tutta quella vallata. Si poteva dire che avevano quasi raggiunto il loro obiettivo finalmente e anche che non era stata proprio una passeggiata.
Arrivato di fronte a quella passerella di fortuna, Cassidy esaminò attentamente la struttura mettendo in evidenza le parti più logore. «È un po' pericolante e decisamente molto traballante.»
Trattandosi di un ponte di tavole e corde sospeso, era indispensabile che queste ultime fossero ancora abbastanza elastiche e in grado di sostenere il peso di quattro persone. Il rischio, oltre quello di fare un bel volo dritto in acque fatali, era anche quello di ferirsi con pezzi di legno taglienti che potevano spaccarsi anche con una pressione leggerissima.
Il ragazzo poggiò una mano su uno dei paletti conficcati nel terreno a cui si ancoravano le funi e iniziò a tirare, spostare e torturare la costruzione al fine di verificare che fosse abbastanza sicura. «In teoria dovrebbe reggerci tutti.» esordì alla fine, appoggiando le braccia ai fianchi.
Scarlett lo guardò di traverso. «In teoria?»
L'altro si strinse nelle spalle. «Non sono un mago Scar, è già tanto averlo trovato. Sarebbe stato molto più complicato dover trovare un altro modo per passare.»
La ragazza sospirò acquietandosi, iniziando però a battere nervosamente la punta ferrata dello stivale sul terreno. Era in ansia e più il tempo passava, più saliva l'angoscia.
«Fossi in te eviterei di fare questo baccano.» la riprese il compagno. «Rilassati, ok? Vedrai che tra poco saranno qui.» tentò ancora di confortarla.
«Lo so, è solo che mi sento in colpa per averli lasciati da soli.» mormorò, pensando a Calen e alla faccia che aveva quando si erano separati.
Sconvolta. Quello era il termine più azzeccato e di sicuro non poteva biasimarlo. Lei per prima non si aspettava di incontrare un mostro simile, figuriamoci un ragazzino che a cose come queste non era assolutamente abituato.
Trascorsero alcuni minuti, che ai due parvero interminabili, passati in un profondo stato d'ansia crescente. Poi videro comparire improvvisamente, tra i cespugli in lontananza, Julian, seguito pochi passi più indietro da Calen che, a testa bassa, avanzava in completo silenzio.
«Ehi!» urlò la ragazza sbracciando, facendo loro segno di raggiungerla. Gli altri due alzarono la testa di scatto, sorridendo. Era stato un sollievo per tutti ritrovarsi.
«State bene?» domandò poi lei avvicinandosi ai compagni.
«Tutto a posto.» confermò il biondo, anche se Scarlett gli aveva già preso le mani evidentemente disastrate, dando un'occhiata al danno.
«Bruciano un po', ma nulla di più.» la rassicurò, ritraendole immediatamente, come a volerle nascondere.
Scarlett gli accarezzò leggera il viso abbracciandolo forte. «Mi hai fatto prendere un bello spavento.»
Calen si lasciò stringere, sentendosi improvvisamente più rilassato e più al sicuro. «Già, in questo sono parecchio bravo.» mormorò mesto, mentre con la coda dell'occhio osservava il profilo inespressivo di Julian.
Quando si staccarono, Cassidy gli porse il tubetto di crema gialla col quale aveva imparato a familiarizzare, cospargendo per bene di unguento tutte le zone danneggiate. «Non si è mai troppo previdenti.» esclamò facendogli l'occhiolino. Evidentemente aveva capito subito con che genere di persona avesse a che fare. Menomale che, almeno, aveva buon intuito.
Il sorriso di gioia e spensieratezza sul viso di Calen però scomparve presto, non appena posò i suoi occhi ambrati sul ponte proprio di fronte a lui. Se c'era una paura che lui proprio non era mai riuscito a superare - oltre a quella per i ragni - era quella delle altezze e, implicitamente, quella di tutte le cose sospese che bisognava attraversare. Ricordava il maledettissimo percorso a ostacoli in quinta elementare con il quale non solo ci aveva rimediato una grandissima brutta figura, ma anche l'appellativo di fifone. Ma non poteva farci niente. Appena vista l'asse posta a soli cinquanta centimetri dal suolo, con tanto di materasso laterale per parare eventuali cadute, il panico si era impossessato del suo corpo mandandolo nel pallone.
«È meglio salirci su uno alla volta. La condizione generale sembra buona, ma è meglio non sfidare la sorte.» sentenziò Julian dopo aver gettato uno sguardo alla struttura, concordando con quanto aveva detto Cassidy poco prima.
Questo infatti fu il primo a farsi avanti. «Bene, allora vado io e se arrivo in fondo vivo, vuol dire che tiene.» la buttò sul ridere, come suo solito.
Appoggiò il primo piede sulla tavola che scricchiolò leggermente, afferrò con decisione le corde che fungevano da corrimano e, con calma, prese ad avanzare stando attento a dove metteva i piedi.
Arrancò giusto una decina di passetti piccoli e brevi, prima che una tavola si disintegrasse sotto al suo peso, facendo sussultare gli altri compagni.
Cassidy per fortuna sapeva come mantenere la calma. Si aggrappò ancora più forte alle corde e, con un passo più lungo, scavalcò il buco atterrando stabile sull'asse successiva.
Quando arrivò sull'altra sponda solo altre quattro delle tante tavole erano finite in frantumi. «Tutto ok. Regge.» urlò poi alzando il pollice, chiamando gli altri a raggiungerlo.
«Scar...» la invitò Julian, facendole segno con la mano.
La ragazza, titubante, si avventurò sul ponte, pregando ad ogni passo di non cadere. Era più leggera di Cassidy, ma visto che al suo passaggio il ponte aveva dato più volte segno di spezzarsi, non era proprio sicurissima che filasse tutto liscio. Ad ogni modo proseguì con estrema calma per il primo tratto, senza fretta, stringendo quasi convulsamente le corde della passerella. Arrivata a metà percorso però sentì il cuore arrivarle in gola al suono raccapricciante di uno stridio in lontananza.
Julian si voltò immediatamente con lo spadino già in mano, prevedendo complicazioni in arrivo, Calen invece era completamente entrato in stato di shock.
Armandosi di coraggio, Scarlett iniziò una vera e propria corsa lungo quel ponte pericolante, incespicando fino a quando non si trovò chissà come dall'altra parte. Subito fece segno a Calen di partire, osservando invece il grosso ofide spuntare minaccioso in lontananza.
Il biondo non seppe fare altro che gelarsi sul posto, iniziando a sudare freddo. Stava ancora valutando se fosse peggio essere sbranato da una biscia troppo cresciuta, o passare quel ponte. Ci mise decisamente troppo tempo per vagliare le alternative e prendere una decisione, tanto che si trovò praticamente spinto sul ponte da un Julian abbastanza di fretta. «Non vorrei metterti ansia, ma se non ti muovi finiamo male.» gli fece presente il ragazzo, mentre osservava la loro vecchia conoscenza avvicinarsi al punto in cui si trovavano.
Tremando come una foglia, Calen iniziò ad avanzare, talmente lentamente che una lumaca sarebbe stata più spedita.
Era letteralmente terrorizzato.
Più si sforzava di non guardare il torrente sotto di lui e più sentiva la testa girare e farsi pesante, come se fosse attirata come una calamita verso il basso.
Il più grande allora lo afferrò per le spalle spostandolo da un lato. «Fermo, fammi passare.» ordinò poi superandolo.
A quelle parole Calen si immobilizzò di nuovo sgranando gli occhi. Se lo sentiva: prima o poi sarebbe dovuto arrivare il momento in cui Julian si sarebbe stufato di lui e della sua ingombrante ed indesiderata presenza.
Poi venne di nuovo, inaspettatamente, afferrato per un braccio e trascinato in avanti. «Guarda dove metto i piedi e fa' la stessa cosa. Pensa solo a camminare, ti tengo io.» gli disse Julian, mentre procedeva sicuro, sperando che quelle quattro tavole reggessero tutto il loro peso congiunto. Calen tornò a respirare e ad avanzare, avvinghiato completamente al braccio di Julian.
Era troppo pretendere che quella bestiaccia se ne fosse andata una volta e per sempre rinunciando al pranzo. Sembrava ancora più inferocita di prima e Calen poteva benissimo immaginare il perché. I due sul ponte sentirono i sibili avvicinarsi sempre di più, per poi venire rimpiazzati da un tonfo secco che fece vistosamente traballare la struttura.
Scarlett non riuscì a trattenere un gridolino, stringendo le mani in due pugni davanti la bocca, mentre Cassidy, al suo fianco, guardava inerme il bestione prendere a testate i pali che tenevano in piedi il ponte.
Mantenere l'equilibrio divenne veramente difficile per Julian, specialmente visto che, con una mano, era impegnato a pensare anche alla stabilità di Calen. Era impossibile procedere in quelle condizioni, ma se fossero rimasti fermi in quel punto, prima o poi le corde avrebbero ceduto facendoli cadere entrambi.
«Ascoltami bene.» iniziò Julian «Se il ponte si rompe siamo finiti, quindi ho bisogno che tu faccia una bella corsetta. Pensi di farcela?» chiese nonostante l'unica risposta possibile fosse quella affermativa.
Calen gli strinse di più la mano, sforzandosi veramente tanto per non dare di matto. «S-sì.» rispose poco convinto.
«Bene, pensa solo a mettere i piedi uno davanti all'altro va bene? Tranquillo, ti ho promesso che non ti avrei mollato.» lo rassicurò. «Bene, corri.»
Era molto più semplice farlo che dirlo effettivamente.
Una volta preso il via era veramente facile, sarebbe stato un po' più divertente se, invece di oscillare, il piano fosse stato fermo, però bisognava imparare ad accontentarsi in certe situazioni. Oltre che a rimanere in piedi, Calen pensò intensamente a casa sua e al fatto che aveva tutta l'intenzione di ritornarci.
Non poteva morire in un'altra dimensione e in un modo così atroce.
Arrancò gli ultimi passi sentendo alla fine il paletto di legno spezzarsi e la passerella inclinarsi inevitabilmente a destra verso il basso, ma per fortuna Julian era stato di parola. Lo aveva letteralmente tirato su di peso, facendolo atterrare sull'erba dall'altra parte.
C'era veramente mancato poco.
Un altro secondo di esitazione sarebbe bastato per farli finire annegati.
Il drago di terra, rimasto a bocca asciutta, restò ancora qualche minuto ad osservarli, avvicinandosi e allontanandosi ripetutamente dalla riva, come se stesse cercando un modo per passare. Alla fine i quattro lo videro fare definitivamente dietro front e scomparire da dove era venuto, cacciando un altro urlo stridente che riecheggiò per diversi secondi.
Calen rimase seduto sull'erba ancora un po', dando tempo al suo povero cuoricino di tornare a battere a ritmo umano e all'agitazione di calmarsi, mentre, intorno a lui, sentiva ovattati i suoi compagni di viaggio chiedersi come avrebbero fatto a tornare indietro.
«Forse più avanti c'è un altro ponticello o magari c'è una stradina alternativa.» ipotizzò Cassidy grattandosi il capo, non esattamente felice all'idea di dover rimanere lì più del programmato.
«Direi che lo scopriremo solo camminando.» rispose Julian, guardando in alto la posizione del sole. «Restano ancora circa quattro ore di luce. Sarà meglio muoverci.» sentenziò infine, lanciando un'occhiata al ragazzo a terra. Calen esibì un sorriso tirato di profonda gratitudine e si tirò a sedere pronto a riprendere quel viaggio infinito.

RIFTWALKERS I - Il Grimorio Di Diamante - [Viaggio Tra Due Mondi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora