Capitolo 33 - Se Non Ti Avessi Mai Incontrato

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Cassidy non se ne era nemmeno reso conto e nemmeno avrebbe potuto con quel buio aggressivo che li attorniava. Non aveva minimamente percepito un'antìlone avvicinarsi alle sue spalle con un artiglio proteso verso il suo mantello, pronta ad afferrarlo e a trascinarlo indietro.
Si accorse che qualcosa non andava quando vide Elijah buttarglisi addosso, con un salto disperato che lo travolse facendo finire entrambi a terra.
Poi l'irreparabile.
Le immagini scorrevano veloci davanti gli occhi del ragazzo senza che lui potesse fare niente.
Dalla borsa dell'alchimista caddero tre di quei segnalatori che avevano usato in precedenza sulla montagna, che esplosero a ondate non appena le antìloni ci finirono sopra, infilzandoli con i loro artigli. Nel giro di pochi attimi una vampata travolse tutto, compreso loro due che ancora rimanevano a terra inermi.
Uno stridio acuto si levò per tutto il corridoio a mano a mano che il fuoco trovava il modo per espandersi divorando tutto quello che incontrava. L'ultima cosa che Cassidy vide prima di ricevere una scossa che lo svegliò da quella sorta di torpore in cui era caduto, fu l'immagine di una miriade di antìloni che brancolavano alla cieca in preda alle fiamme, per poi arricciarsi immobili sul pavimento.
Non appena sentì un mugolio di dolore provenire dal corpo di Elijah ancora riverso a pancia sotto, scattò a sedere come se si fosse improvvisamente reso conto che tutto era reale. In meno di un secondo, con le orecchie che fischiavano ancora, tolse ad entrambi i mantelli mentre anche questi venivano ridotti in cenere, per poi alzarsi immediatamente in piedi aiutando anche il compagno.
Non persero neanche un secondo.
Iniziarono di nuovo a correre, incespicando nella direzione opposta senza badare alle abrasioni, alle ferite o alle bruciature.
Dietro di loro stava prendendo vita il vero inferno.
Tutte le travi marce, il legno rinsecchito, la polvere e la muffa stavano trasformando poche lingue di fuoco in un vero e proprio incendio.
Ansimavano entrambi tossendo per il fumo nerissimo che si stava sprigionando dalla combustione e che aveva già iniziato a rimpiazzare l'aria pulita. Le antìloni che erano riuscite ad avanzare non ebbero vita lunga. Erano troppo lente per riuscire a scappare.
Nessuno dei due ebbe il coraggio né la voglia di voltare lo sguardo e osservare. Il cuore nel petto batteva furioso, i polmoni reclamavano ossigeno e la pelle ustionata aveva iniziato ad ardere e a tirare.
Elijah zoppicava vistosamente e ad ogni passo sul suo viso prendeva forma una smorfia di dolore, ma non poteva permettersi di fermarsi, non ancora. Velocemente Cassidy gli si sistemò affianco, facendosi posare un braccio sulle spalle, così da riuscire ad aiutarlo ad avanzare.
Non potevano credere a come l'intera situazione fosse degenerata a quella maniera. Per la prima volta in vita loro ebbero sul serio il timore di non farcela.
«Manca poco, forza.» sussurrò Cassidy sentendo il più grande aggrapparsi a lui sempre più pesantemente. Fra i due Elijah era quello che aveva subito più danni.
Gli occhi cominciarono a chiudersi da soli, irritati dalle polveri e dal fumo, oramai proseguivano a tentoni e nemmeno loro seppero come fecero a raggiungere il blocco centrale.
Quando videro la porta di ingresso e il cortile, a entrambi parve di poter tornare a respirare, potevano già percepire l'aria fresca e tersa della montagna.
Arrancarono gli ultimi passi con grande sforzo. Erano stanchi, sfiniti e tremendamente doloranti.
Cassidy allungò una mano verso la soglia, convinto di essersi lasciato il peggio alle spalle, ma quando la sua mano invece di attraversare l'uscio, come si aspettava, si andò a scontrare contro una superficie trasparente e invisibile, i suoi occhi si spalancarono terrorizzati.
Si bloccò col fiato mozzato lì davanti, continuando a tastare l'ingresso in più punti, come se credesse di essersi sbagliato, come se davvero non potesse credere di essere rimasto intrappolato in quella casa che a mano a mano si stava trasformando in una fornace.
Elijah sospirò annichilito lasciandosi scivolare a terra, mentre il ragazzo al suo fianco rimaneva immobile a fissare il vuoto respirando irregolarmente.
«Cassidy, devi ascoltarmi.» mormorò poi affaticato «Devi calmarti innanzitutto, non risolveremo niente se ti agiti.»
Ma Cassidy sembrava non averlo neanche ascoltato.
«Cassidy!» urlò di nuovo tossicchiando «Guarda e ascolta me, non pensare al resto, guarda me. Giuro su quello che ho di più caro a questo mondo che usciremo di qui, ma devi aiutarmi, io non posso muovermi.»
Ancora confuso l'altro annuì un paio di volte girandosi in sua direzione.
«Togli la maglia che hai sotto la veste, strappala a metà e usala per coprire naso e bocca.» ordinò portando le mani davanti le labbra per coprirsi come poteva.
Il ragazzo obbedì, svestendosi più in fretta che poteva. Divise l'indumento in due come gli era stato detto e ne passò una parte all'altro.
«Bravissimo.» cercava di spronarlo «Adesso dobbiamo cercare di isolarci, dobbiamo chiudere la porta in qualche modo per non far passare altro fumo e contenere l'incendio.»
Cassidy si guardò attorno smarrito. Non c'era niente in quella stanza di abbastanza grande.
«Il tavolo.» gli suggerì l'alchimista facendo leva sulle mani per appoggiarsi con la schiena al muro.
Mentre Cass scattava per sgombrare e spostare la tavola, Elijah scostò la veste dalle gambe, scoprendo, in una, due artigli di antìlone ancora conficcati nella carne all'altezza del polpaccio. Uno abbastanza superficiale, mentre l'altro pareva ben fisso per almeno tre centimetri.
Si assicurò che Cassidy non lo stesse guardando e con molto stomaco iniziò a lacerare la veste ricavando pezzi di stoffa abbastanza lunghi. Poi con convinzione si preparò ad estrarre gli uncini, avvolgendo gli stracci attorno alle lesioni per bloccare il sangue.
Voleva urlare, sfogarsi e prendere a calci tutto quello che aveva davanti, ma si trattenne per non allarmare ulteriormente il compagno già terrorizzato.
La pelle attorno ai tagli si era gonfiata e fatta di un rosso accesissimo, le ferite pulsavano, bruciavano e prudevano. Non aveva mai provato una sensazione del genere per nessun tipo di lesione. La testa aveva preso a vorticare pericolosamente e gli occhi si facevano ad ogni secondo sempre più pesanti. Gli sembrava di essere stato drogato, stordito, come se avesse assunto qualcosa di tossico.
Reclinò il capo all'indietro poggiandolo contro il muro.
La sua conoscenza di queste cose gli suggeriva troppo evidentemente che una qualche tossina gli era entrata in circolo. Conosceva gli effetti, le impressioni e i sintomi dell'avvelenamento, ma almeno in quel caso non sapeva nulla di più. Non sapeva quanto forte potesse essere, quanto velocemente si sarebbe fatto strada fino al cuore, né quanto tempo gli restava per rimanere cosciente.
Sistemò meglio lo straccio sulla faccia e si immobilizzò tranquillo ad osservare Cassidy farsi in quattro per sigillare ogni fessura. Avrebbe voluto aiutarlo, fare qualcosa, ma era sicuro che in quelle condizioni le gambe non avrebbero retto nemmeno per un minuto. Non poteva fare altro che guardarlo fare avanti e indietro per quella sala enorme, con le labbra perennemente arricciate in una smorfia sofferente.
Sì, perché nonostante avesse le mani piene di bolle, un fianco e una spalla totalmente arsi, Cassidy non si era mai fermato. Non aveva alcuna intenzione di morire in un posto del genere, per di più inghiottito dalle fiamme. Aveva sempre pensato alla sua dipartita come a un evento del tutto tranquillo, magari in età avanzata, magari pure in un posto da favola.
Insomma in modo che lui non se ne accorgesse minimamente. Per di più, come se tutto quello non fosse abbastanza, in quel momento da lui dipendeva non solo la sua sopravvivenza, ma anche quella di un'altra persona. E non una persona qualunque.
Cassidy si lamentava costantemente di dover essere sempre quello che finiva a fare squadra con Elijah, di doverci stare sempre troppo vicino e di doverlo sopportare costantemente, ma doveva ammettere che se non lo avesse avuto accanto in quel momento non avrebbe saputo cosa fare.
Elijah lo capiva, lo teneva sempre con i piedi per terra, lo sgridava, lo rimproverava e poi lo rassicurava come solo lui era in grado di fare. Anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce. Chissà l'altro cosa avrebbe pensato se fosse venuto a sapere quello che gli girava per la testa. Se avesse saputo che la stessa critica che aveva mosso nei confronti di Julian e Calen, valeva anche per lui.

RIFTWALKERS I - Il Grimorio Di Diamante - [Viaggio Tra Due Mondi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora