Calen non aveva ancora avuto il tempo di realizzare appieno la minaccia che subito Julian lo aveva afferrato per un braccio tirandoselo addosso, rimanendo sull'attenti. Girava la testa da tutte le parti per cercare di capire da dove provenisse quel ticchettio insistente e quel graffiare aggressivo di artigli che stava riempiendo ogni angolo di quello stabile. Grot intanto era rimasto immobile, rigido e vigile con ancora una manina lignea aggrappata alla stoffa dei pantaloni del ragazzo.
Non era un buon segno che quello stridio avesse evocato nella mente di Calen lo stesso verso del drago di terra a Endor, sicuramente non doveva esserlo.
Era impossibile determinare con certezza da che punto stesse arrivando quella cosa, qualunque cosa essa fosse. Sembrava di essere completamente circondati, a destra, a sinistra, in basso e persino in alto.
D'improvviso un movimento impercettibile indusse Julian ad alzare gli occhi verso il soffitto. Quando sollevò la torcia per fare luce sopra le loro teste inorridì indietreggiando istintivamente.
«Santissimi Protettori.» esalò sottovoce.
Un'orda di creature grandi all'incirca mezzo metro si stava raggruppando a frotte, riempiendo ogni spazio libero rimasto. Tutt'intorno sembrava avesse preso vita un ondeggiare informe, come di una massa fluida in movimento che si spandeva a macchia d'olio.
La pelle di quegli esseri, che a prima vista sembravano una specie di ibrido tra una formica e un ragno troppo cresciuti, era talmente nera, lucida e liscia da ricordare una corazza di metallo. Le zampe lunghissime e affusolate, aguzze come uncini, reggevano un corpo ovale e tozzo a cui si attaccava una testa altrettanto enorme, culminante in un paio di fauci a forma di tenaglia. L'unica cosa che si distingueva in mezzo a quel mare scuro erano due bulbi iridescenti attaccati alla testa, che brillavano come diamanti al passaggio della luce della torcia.
Da dove fossero sbucate e come avessero fatto a raggrupparsi così in fretta restava un mistero. Come avessero fatto loro a non accorgersi di qualcosa di così grosso, pure.
Calen guardava attonito nella stessa direzione di Julian trattenendo il respiro, si aggrappò al suo braccio come se fosse realmente la sua unica àncora di salvezza. Anche se ormai a cose del genere ci era abituato, non riusciva comunque a non farsi prendere dal panico. Specialmente se quello che si trovava davanti incarnava esattamente la sua paura più grande. Aveva trattenuto il disgusto per tutto il tempo che erano rimasti chiusi in quella catapecchia al catafascio, ma il solo pensiero di trovarsi addosso una di quelle cose bastava a fargli correre un brivido gelido lungo la schiena. Già immaginava di prendere la parte di una mosca intrappolata in un gomitolo di fili di ragnatela, pronta per essere divorata.
Per la prima volta in vita sua nemmeno Julian sapeva come comportarsi né cosa aspettarsi.
Tutto sembrava sospeso, immobile.
Loro tre se ne stavano pietrificati al centro della stanza, senza fiatare e senza muovere un muscolo, scrutando attentamente i dintorni, mentre quelle creature appena apparse parvero acquietarsi e ammutolirsi attorno a loro aspettando chissà cosa.
«Che accidenti sta succedendo qui?» borbottò Julian sottovoce, talmente sottovoce da essere appena udibile, muovendo le labbra quel giuso che serviva per articolare i suoni.
«Antìloni.» sussurrò Grot altrettanto mestamente «Dobbiamo uscire da questa casa subito.»
«Ma dai e io che volevo restare qui a farci amicizia. Se non te ne fossi accorto ci hanno bloccato la strada per arrivare alle scale, anzi, ci hanno bloccato proprio tutte le strade! Non possiamo nemmeno tornare indietro dagli altri.»
«Non ci serve tornare indietro, ormai l'intero edificio sarà stato invaso. Dobbiamo trovare per forza un altro modo per uscire.» insistette lo spirito.
«E come pensi di fare, volando? Io comunque non me ne vado da qui finché non sarò sicuro che tutti stiano bene. Se hai tutta questa fretta di svignartela sei liberissimo di andartene.»
«Tu non capisci. Neanche a me piace dirlo, ma dubito che tu sappia quanto possano essere pericolose le creature di Nor. Saremo morti prima di aver fatto un solo passo verso il padiglione centrale, figurarsi andare in giro a cercare altre persone. Dammi retta per una volta.»
Julian strinse la mascella guardando con la coda dell'occhio prima lo spiritello poi Calen.
Di nuovo con quella storia, di nuovo con quelle creature di Nor.
Se quello che diceva Grot era vero, poteva già immaginare il perché quelle bestie fossero comparse e a cosa stavano dando la caccia.
«Sono tutti ragazzi in gamba Julian, so che se la caveranno come hanno sempre fatto. Adesso dobbiamo concentrarci su di noi e su un modo per allontanarci da questa stanza.» sottolineò molto eloquentemente, fissando insistentemente Calen.
«Non ho mai pensato che fossero degli incapaci, ma non mi piace l'idea di scappare senza sapere che fine hanno fatto i miei compagni.» mormorò Julian in un sussurro, osservando la sua spilla farsi sempre più rossa.
«Lo so, capisco come ti senti. Però stavolta non abbiamo proprio scelta.»
«D'accordo.» assentì «Ma come ci muoviamo?»
Da quel che potevano osservare tutte le altre strade per scendere al primo piano erano completamente sbarrate. Era proprio come aveva detto Gort: ogni attimo che passava altre creature arrivavano a bloccare corridoi e porte che conducevano ad altri ambienti. Sembrava che non finissero più, sicuramente ormai non esisteva più un angolo sgombero in quella casa.
L'unica cosa che potevano fare era avanzare verso il cuore della villa sperando di trovare più avanti un altro passaggio libero.
«Se riuscissimo a ripararci in una stanza, al sicuro, avremmo il tempo per pensare a cosa fare.»
«E quando anche ci fossimo barricati in una camera che avremmo risolto? È esattamente questo il modo perfetto per farsi uccidere in meno di cinque minuti. Finiremo circondati di sicuro e quanto possiamo resistere in tre contro migliaia?»
«Lo so che è un rischio, ma non ci sono molte alternative. Dobbiamo agire prima che lo facciano loro.» insistette Grot.
Calen continuava ad ascoltare quel battibecco tutto sottovoce e silenziosissimo senza prestarci attenzione. In quel momento non era minimamente interessato a pianificare cose che sicuramente si sarebbero tradotte in un fiasco cosmico vista la loro situazione. Se non fosse stato per il fatto che Julian gli aveva sempre detto che la cosa più sbagliata da fare quando si era circondati dal nemico era fuggire senza né scopo né meta, starebbe già correndo a per di fiato lontano da lì. Sarebbe stato disposto persino a fare un salto di dodici metri dalla prima finestra disponibile, pur di avere la certezza di non venire a contatto con quelle cosacce. Continuava a non capire come mai vista la maggioranza di numero, le antìloni si ostinassero a rimanere immobili attorno a loro senza fare niente.
Più si perdeva in quella suspense, più si agitava.
«Devono esserci sicuramente delle altre alternative.» replicò Julian «Io da solo non posso fare niente, ma tu avevi detto di essere uno spirito potente o ricordo male? Perché non fai qualcosa adesso? Non puoi dirmi che anche in questo caso pensi che non ci sia bisogno del tuo intervento!»
Grot scosse pianissimo il capo. «Vorrei davvero poterlo fare, ma non posso. Purtroppo non dipende da me.»
«Ovviamente.» grugnì Julian irritato «Sai, ancora mi domando se vieni con noi solo per dare fastidio o se ci guadagni qualcosa nel vederci in difficoltà. Sei almeno sul serio dalla nostra parte o devo dubitare anche di questo?»
«Basta!» sbottò Calen alzando leggermente la voce con tono alterato. Stava letteralmente morendo di paura e dover sentire discutere senza motivo anche le uniche due persone in grado di non farlo svalvolare del tutto, non lo aiutava proprio. «Sono tremendamente stanco di dovervi sentire polemizzare ogni cinque secondi e in ogni singola situazione. Potete almeno per una volta evitare di fare gli idioti!?»
Come se fossero state attirate da qualcosa alcune antìloni iniziarono ad agitarsi, chiudendo e aprendo ritmicamente le tenaglie, producendo un rumore simile a due tubolari di ferro che si scontrano.
Julian sgranò gli occhi preoccupato.
«Non posso credere che non riusciate a controllarvi neanche quando stiamo per morire! Invece di fare a gara a chi è più stupido, mi spiegate perché siamo ancora fermi qui? Su cosa dovete riflettere così attentamente?! Perfino io ho capito che anche stavolta ci tocca correre e basta. Come sempre del resto.»
Dal fondo della stanza alcune creature iniziarono a calarsi dal soffitto chiudendosi a riccio e piombando al suolo come rocce in caduta. Poi, con una certa fatica, si stiracchiavano allungando le zampe e si tiravano in su agitandosi per darsi la spinta.
«Calen...» lo chiamò piano Grot con tono supplichevole.
«Io davvero non capisco che gravi problemi vi affliggano, ma è meglio che li risolviate in fretta prima che...!»
Con un unico gesto rapido, Julian tappò la bocca di Calen e se lo caricò in spalla come se non pesasse niente. L'istante successivo stava già procedendo spedito verso il corridoio di destra, passando senza curarsene troppo sotto un branco di antìloni che si lasciarono cadere a terra immediatamente dopo il loro passaggio.
«Dopotutto hai ragione tu, la miglior difesa è sempre l'attacco. Bastava solo prendere l'iniziativa.»
Il biondo non riuscì più a dire una parola. Si placò pacifico, come fosse stato sedato, sentendosi sballottare avanti e indietro in quell'ennesima corsa per la vita.
«Era proprio da questo che stavo cercando di avvisarti.» spiegò lo spiritello «Le antìloni non hanno occhi, però in compenso diciamo che ci "sentono" abbastanza discretamente.»
E Calen, come sempre, non aveva colto nulla di tutto ciò e preso dal panico non si era soffermato sui dettagli. Ecco perché non si erano ancora mosse.
«M-mi dispiace.» mugugnò. Ormai aveva afferrato che i rari momenti in cui sembrava meno idiota di quel che era, erano solo casi fortuiti e assolutamente isolati.
«Non serve dispiacersi. Direi che è stato meglio così. Saremmo ancora fermi in quella stanza a pensare cosa fare. Almeno adesso sappiamo che anche se sono numericamente troppe, sono tremendamente stupide e lente.»
La straordinaria capacità di Julian di parlare, correre, analizzare la situazione, studiare il nemico e capire dove stava andando portandosi in spalla un peso non proprio leggerissimo, era sempre in grado di far sentire Calen un vero fallito.
Probabilmente lui a differenza sua aveva già capito come stavano le cose con una sola occhiata, dopotutto quello era il suo lavoro, come ci teneva sempre a ricordargli con un certo tono di superiorità. Lui, al contrario, per quanto potesse provarci era ben lontano dall'ipotizzare e dal cogliere certe sottigliezze che sarebbero pure riuscite a salvargli la vita tutte le volte in cui l'aveva rischiata grossa. Ma, per l'appunto, quello rimaneva il motivo fondamentale per cui lui la rischiava grossa sempre.
«Su stupide e lente posso darti ragione.» riprese Grot «Ma ad ogni modo io non le sottovaluterei troppo. Le antìloni sono tra le creature di Nor più pericolose.»
«Ma non mi dire.» borbottò l'altro ironico.
«Dagli artigli sulle zampe rilasciano continuamente una tossina che agisce in meno di tre ore. Passate quelle...»
Calen deglutì.
«Tu ti preoccupi del veleno? Io mi preoccuperei più di quella specie di trancia che hanno al posto della bocca. Mi spezzerebbero lo spadino come fosse un foglio di carta, non voglio neanche pensare se dovessero riuscire a prendere una gamba o un braccio.»
Calen deglutì di nuovo.
«Vedo che inizi a capire perché dico che sono tra le più pericolose. In più direi che sono anche in vantaggio rispetto a noi visto che se non fosse per la torcia non si vedrebbe niente. E per loro vedere dove vanno o no non fa alcuna differenza fin quando riescono a sentire dove ci muoviamo.»
Calen vide Julian svoltare repentino in un corridoio, più simile ad un locale di smistamento, su cui si affacciavano tutte le camere padronali. Quello doveva essere senza dubbio il vero centro del castello, il punto da cui si diramavano tutte le stanze del primo piano. Forse avrebbero sul serio trovato un altro modo per scendere.
Percorsero pochi altri metri gettando occhiate in tutti i locali che sorpassavano, finché non si decisero a entrare in quella che molti anni addietro doveva essere una sala lettura.
Appena varcato l'uscio Julian mollò a terra il più piccolo che fino a quel momento non aveva fatto altro che guardare indietro in direzione delle antìloni. Mai che a inseguirli per una volta fossero sciami di farfalle colorate.
«Aiutami a spostare questo.» lo richiamò, indicando verso una scaffalatura abbastanza grande da bloccare momentaneamente la porta.
Appena Calen posò una mano sul legno, l'intero mobile iniziò a scricchiolare pericolosamente. «Sai, non sono esperto, ma penso che non reggerà per molto. Qui è tutto marcio e con le tenaglie che quelle bestie hanno lì davanti, faranno tutto a pezzi in meno di quello che speri.» constatò continuando a spingere a fatica il mobile verso l'uscio. Quando non rimase più nemmeno uno spiraglio di passaggio i due iniziarono a spostare sedie e oggetti vari davanti la soglia per fare volume.
«Vero, ma se sono realmente così tonte come credo, piuttosto che fare il giro per trovare un altro modo di intrappolarci, sprecheranno tempo per riuscire a passare di qua e intanto noi avremo guadagnato qualche minuto per allontanarci e cercare un'altra via libera.»
Come al solito Julian non aveva tutti i torti.
Piuttosto che rimanere lì fermi a farsi catturare era sempre meglio tentare. Magari questa volta avrebbero avuto un po' di fortuna in più e, sempre magari, la previsione di Julian non sarebbe stata così sbagliata.
«Forza.» lo incitò il più grande appena ebbero finito «Muoviamoci.»
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RIFTWALKERS I - Il Grimorio Di Diamante - [Viaggio Tra Due Mondi]
FantasyCalen Fairman è solo un povero diciassettenne a cui il destino farà trovare, nella biblioteca dove lavora, un libro estremamente bizzarro che gli consentirà di compiere viaggi dimensionali. Tra giorni a scuola passati a scappare dai bulli che fanno...