Capitolo 44 - Frammenti Di Passato (+)

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AVVERTENZE: Questo capitolo contiene scene ***per adulti*** estremamente esplicite.


Calen si abbandonò in avanti poggiando la fronte su quella sottospecie di letto, chiudendo gli occhi. Le mani di Julian si muovevano lente sulla sua schiena nuda accarezzando la pelle accaldata, avanzando la loro corsa fino ai fianchi su cui si posarono in una presa salda.
La pelle si era fatta d'oca un po' per il freddo e un po' per l'eccitazione. Ogni volta che la punta delle dita di Julian ci passava sopra, Calen rabbrividiva sempre di più. Non si aspettava di poter diventare così sensibile, eppure ogni più piccolo movimento era capace di farlo sospirare.
Spalancò improvvisamente la bocca, curvando il corpo verso l'alto, quando Julian, alle sue spalle, aumentò il ritmo degli affondi, entrando in lui con più irruenza, senza dargli tregua. I corpi si muovevano da soli, i fianchi scivolavano l'uno contro l'altro come fossero stati sincronizzati, bramosi di quella frizione capace di mandarli su di giri.
«Ah...» un lamento più acuto lasciò le labbra di Calen quando Julian si piegò su di lui, stringendo leggermente la pelle all'altezza della spalla. Allentò la presa spostandosi di qualche millimetro, tornando a mordere e leccare la superficie morbida e chiara, quasi volesse mangiarselo sul serio. Passò la punta del naso sulla linea che dal collo scendeva verso il braccio, sorridendo appena. «Questo punto mi tenta ogni singola volta.» mormorò, tornando a drizzare la schiena. Da quella posizione riusciva a vedere tutto il corpo del ragazzo sotto di lui contorcersi per il piacere ad ogni sua spinta. Era bello da non credere.
Calen si morse un labbro stringendo tra le dita il telo di sacco. «Non... me ne ero accorto...» sussurrò di rimando facendo ridacchiare Julian. In realtà erano ancora perfettamente visibili i segni della volta precedente, ma non gliene importava poi molto. Se doveva essere sincero, aveva scoperto che quello era uno dei suoi punti deboli. Quando Julian si avvicinava per baciarlo, lui si offriva spontaneamente piegando la testa dal lato opposto, senza neanche rifletterci.
«Beh, non è che il resto sia da meno.» aggiunse l'altro, facendo scivolare un'occhiata carica di desiderio lungo tutto il suo profilo, fino al punto in cui erano diventati un tutt'uno.
Calen drizzò la schiena, tenendosi sulle ginocchia, portando una mano indietro ad intrecciarsi con i capelli scuri dell'altro. Girò il viso fissando i suoi occhi ambrati in quelli blu di Julian e, in un attimo, anche le loro bocche tornarono a collidere, separandosi solo per brevissimi attimi. Le labbra si intrappolavano a vicenda, si assaporavano con calma, si allontanavano con qualche schiocco e le lingue si lambivano con dolcezza. Tutto senza fretta, nessuno voleva che quel momento così perfetto finisse velocemente.
Quando erano da soli, tutto il resto perdeva importanza.
Calen per primo aveva dimenticato ogni brutto pensiero non appena Julian aveva iniziato a baciarlo e a spogliarlo contemporaneamente. Si era trovato spinto sul letto e, da lì in poi, non era più stato in grado di concentrarsi su altro che non fosse il modo in cui Julian aveva iniziato a maneggiarlo. Non aveva opposto resistenza a niente. Ogni bacio, ogni carezza, ogni tocco, lo lasciavano completamente incapace di ragionare; estasiato. Si fidava così tanto del suo compagno che, in quei frangenti, non poteva fare altro che abbandonarsi a qualunque cosa volesse.
Julian si era divertito a togliergli ogni indumento con la più estrema lentezza, mentre nel frattempo la mano che aveva infilato nei pantaloni si era stretta attorno alla sua erezione senza smettere di stimolarla un attimo, facendolo mugolare e fremere per l'impazienza. Le dita si muovevano delicate sulla punta, causando a Calen spasmi incontrollati in tutto il corpo e, quando alla fine Julian si era deciso a sfilargli l'intimo, le mani erano state rimpiazzate da un paio di labbra calde.
Calen non aveva neppure dovuto combattere contro l'istinto inatteso di chiudere le gambe, Julian le aveva afferrate fin da subito costringendolo a tenerle aperte, accogliendolo sempre più a fondo nella sua bocca, facendolo perdere nel piacere all'istante.
Calen si era schiacciato di più contro il legno, resistendo alla voglia di spingere il bacino verso l'altro, ma proprio quando stava per rilasciare il suo desiderio, Julian si era staccato con uno schiocco, sorridendogli irriverente.
Si era poi visto sistemare a pancia in giù, trovandosi carponi sul telo di sacco, mentre Julian dietro di lui, aveva speso quella che gli era sembrata un'infinità di tempo per prepararlo. Forse quella lentezza estenuante e quello stuzzicare in modo esasperante erano il suo modo per punirlo. Fatto stava che non appena Calen stava per raggiungere l'apice, Julian si fermava, lasciandolo tremante e insoddisfatto ad ansimare per la disperazione.
Quando finalmente anche Julian aveva raggiunto il suo limite e si era spinto dentro di lui, Calen aveva di nuovo sentito quel calore violento spanderglisi per il corpo. Aveva rilasciato un debole gridolino non appena il membro di Julian lo aveva invaso in profondità, spezzandogli il respiro. Si era irrigidito per qualche istante stringendo i denti e poi era tornato a rilassarsi sotto al tocco morbido delle labbra dell'altro sul suo collo.
Anche se era al limite dell'insofferenza, Julian si era imposto di non forzare. Eppure, nell'esatto istante in cui lo aveva sentito rilassarsi, aveva preso a muoversi con decisione e impazienza, dando sfogo al bisogno di sentirlo suo.
Ansiti, gemiti e parole sussurrate avevano poi riempito quella piccola casetta di legno in mezzo al bosco, in cui l'atmosfera si era fatta così profonda da sembrare sconnessa dal resto del mondo intero.
Stare stretto l'uno all'altro era l'unica cosa che importava a entrambi.
Calen si staccò dalle labbra di Julian poggiando la testa sulla sua spalla, mentre questo gli afferrava le cosce di lato e le avvicinava, di modo che quasi si sedesse su di lui, facendo sì che i loro copri aderissero ancora di più.
«Oh... wow....» gemette il più piccolo, sentendosi riempito totalmente.
Era una sensazione strana, ma forse la verità era che non si sarebbe mai abituato a provare quel genere di emozioni. Era completamente diverso dall'ultima volta che avevano fatto l'amore. Questa volta era più istintivo, più impellente, più carnale e lui si era totalmente perso nel calore e nella veemenza di quel momento.
Julian strinse un braccio attorno alla vita di Calen tenendolo fermo, attaccato a lui, stretto in una presa forte, ma gentile allo stesso tempo. Ogni volta che Julian lo toccava, era sempre delicato, anche nei movimenti più bruschi e passionali, ma era proprio in queste piccole cose che Calen si sentiva veramente al sicuro. Dubitava che, in vita sua, avrebbe mai trovato qualcun altro capace di farlo sentire così.
«Calen...» gli sussurrò all'orecchio, passandoci poi sopra la lingua «... è stupendo.»
Lo era davvero. Ogni volta che Julian aveva Calen tra le braccia, perdeva ogni controllo e ogni senso logico. Quando i loro corpi si univano, sperimentava sempre un sacco di sensazioni così belle e intense, da esserne diventato dipendente.
Il più piccolo poggiò una mano su quella dell'altro, intrecciandovi le dita, chiudendo gli occhi. Era così bello, in quella posizione gli sembrava di essere diventato un tutt'uno con Julian, più che alla loro prima volta. Non credeva possibile che, prima o poi, sarebbe veramente voluto entrare così in intimità con un'altra persona, che avrebbe goduto così tanto sotto quel genere di attenzioni.
«Ti amo.» mormorò con il respiro pesante, calamitando nuovamente su di sé le labbra di Julian.
Nello stesso istante, la sua eccitazione venne stretta in una mano che, con poche mosse, lo portò finalmente a liberarsi in una serie di piacevoli ondate.
L'altro lo tenne stretto a sé, continuando a muoversi in lui, fino a che non si sfilò dal suo corpo, riversandosi sulla sua schiena. Era stato così intenso che, per qualche secondo, entrambi rimasero immobili, intenti a riprendere fiato.
Calen fu il primo a muoversi. Si accucciò di lato per recuperare la coperta che avevano scalciato sul pavimento e poi si stese sulla veste che Julian aveva usato per coprire il telo di sacco. Afferrò il compagno per un braccio e se lo portò addosso catturando di nuovo le sue labbra.
«Ti amo.» ripeté.
Julian sorrise spostandosi su un fianco, per non pesargli addosso. Si sistemò meglio incastrando le gambe con quelle di Calen per non cadere da quel giaciglio troppo piccolo per due e si fermò a guardarlo per un po' senza dire niente. A volte non riusciva a capacitarsi di quanta pace gli trasmettesse starsene sdraiato accanto alla persona che più amava al mondo.
«Sto bene.» disse poi, guardando la faccia con cui Calen stava fissando le bende «Niente che un po' di Ydris non possa sistemare, rispetto a prima va già molto meglio. Smettila di preoccuparti.»
Calen si strinse nelle spalle. «Non posso farci niente, non riesco a sopportare il fatto che vi facciate male per colpa mia.»
«Non è colpa tua.» lo riprese.
«Ah no? A quanto ne so, Alister è venuto per me. Vedrai che finirò per farvi succedere qualcosa di peggio prima o poi. Ero una mina vagante prima, figuriamoci ora.»
Julian gli posò una mano sulla guancia. «Ascoltami attentamente perché te lo ripeterò una sola volta: tu non hai nessuna responsabilità in tutto questo. È vero, potremmo ferirci di nuovo, accadrà quasi sicuramente, ma è inevitabile. Questo è...»
«È il tuo lavoro...» lo precedette Calen contrariato. Glielo aveva sentito dire così tante volte da quando si conoscevano che ne aveva perso il conto.
«Sì, è così.» replicò «Ma il fatto che io voglia tenerti al sicuro, che non voglio che ti capiti nulla, quello è un'altra cosa. Non lo faccio perché è mio dovere, ma perché ti amo. Mi getterei di testa in qualsiasi cosa, anche la più pericolosa per proteggerti. Esattamente come hai sempre fatto tu. Questo perché sei la prima cosa bella che mi sia capitata nella vita, Calen.
Non so neanche più quante volte sei quasi morto per me. Direi che tu, fra tutti, non hai il diritto di avanzare pretese.»
Julian si avvicinò al suo viso fino a lasciargli un bacio sulla fronte.
«Non pensare di essere un peso, perché non lo sei. Non lo sei mai stato.»
Calen inspirò a fondo. Anche se aveva sempre constatato che le parole di conforto servissero a ben poco, Julian era riuscito a distruggere anche questa sua convinzione.
«Vorrei solo che le cose fossero meno complicate di come sono.»
«Già. Lo vorrei anche io.» sussurrò dandogli ragione.
Sapere di essere sempre stato esposto, anche nella sua dimensione, era stata una notizia dura da accettare. Ormai non aveva più nulla da nascondere. Più pensava a quanto Hollow avesse sempre avuto un vantaggio su di loro, più Calen si arrabbiava. Specialmente dopo quest'ultima spedizione.
«Adesso Alister ha il diario di Raginor, non è una cosa buona.» sbottò irritato.
«Sì, è vero. Però non ha te. Il resto non importa, troveremo un modo per sistemare anche questa situazione. Lo abbiamo sempre fatto, no?»
«Sì, hai ragione. Ciò non toglie che l'aver fatto di nuovo da esca mi sta sui nervi. È solo che diventa tutto sempre più incredibile. Non avrei mai pensato che fossero già così vicini a me, fin da prima che diventassi un Riftwalker intendo.»
Julian strinse le labbra in una linea severa. Non gli piaceva la conversazione che avevano avuto Calen e quell'uomo. Nemmeno un po'.
«Non so come abbia fatto, come facciano, a sapere così tante cose su di me.» si corresse «Sono cose che persino io ignoravo fino a poco tempo fa. Alister ha detto che gli è stato affidato il compito di sorvegliarmi, ma da quanto? Come facevano a sapere già della mia esistenza? Ma soprattutto non capisco cosa intendesse con da prima che io nascessi. A volte ho l'impressione che sia stato già tutto stabilito in precedenza, almeno mi spiegherei anche perché il Grimorio di Diamante mi abbia voluto portare qui.
Nella mia dimensione ho notato subito che Alister aveva un atteggiamento strano nei miei confronti, mi ha sempre trattato come se fossi un nemico. E se prima non riuscivo a spiegarmi il perché, ora penso proprio di averlo compreso.»
Julian strinse una mano sulla sua spalla, guardandolo con aria allarmata. «Devi promettermi che farai il possibile per stargli lontano. Non ti avvicinare a lui più del necessario e fa' in modo di non restare mai da solo con lui. Per favore. Almeno finché non ci vedremo più chiaro in tutta questa faccenda. Il solo pensiero che vi vedrete tutti i giorni e io non potrò essere lì con te, mi fa ribollire il sangue.»
«Non può farmi niente.» lo rassicurò «Nella mia dimensione lui non può farmi niente. Non lo dico tanto per dire, ma perché ci sono troppi ostacoli affinché abbia davvero la possibilità di farmi del male.»
«Promettimi lo stesso che starai attento.» ripeté facendo scivolare la mano sulla sua.
Calen annuì convinto. «Te lo prometto.»
Alister dal canto suo era tornato a palazzo entusiasta. Doveva ammettere che Calen e quella banda petulante erano più scaltri di quello che credeva. Se l'era vista brutta per un momento. Anche se non era riuscito a mettere le mani sul pezzo fondamentale, tornare con il Diario di Raginor tra le mani era da considerarsi una vittoria. Sapeva che Hollow ne sarebbe stato entusiasta.
Quello che era successo nel bosco lo aveva lasciato interdetto. Non credeva possibile che, dopo tutti quegli anni passati a nascondersi, Raginor sarebbe arrivato a esporsi personalmente di nuovo. Poco importava, conoscendo le sue attitudini alla fuga, mentre Alister percorreva quei pochi passi che lo separavano dalla sala del trono, Raginor aveva già sicuramente cambiato dimora e aspetto per l'ennesima volta. Trovarlo e catturarlo era impossibile, perfino per lo stesso Hollow.
Avevano passato parecchi anni a dargli la caccia, fin da quando lui era entrato in possesso del suo Grimorio. Ad Alister, tutt'ora, sembrava che Hollow avesse voluto scovarlo per faccende personali, che nulla avevano a che vedere con la questione della Grande Faglia. Tuttavia ignorava qualsiasi dettaglio vi si nascondesse dietro. Per quanto fossero passati vent'anni da quando aveva iniziato a seguire il suo Maestro, Hollow non si era mai sbilanciato troppo con i suoi sottoposti. Neppure con lui che, fra tutti, era il suo preferito. Il piano ultimo veniva snocciolato in parti e sempre volta per volta. Nessuno aveva la minima idea di cosa il Maestro tramasse e capire cosa gli passasse per la testa era un'impresa a dir poco impossibile. La sua mente era una delle più fini, industriose, illuminate e intelligenti che Alister avesse mai conosciuto ed era per questo che riponeva una fiducia smisurata in tutto ciò che proponeva. D'altro canto Hollow era stato l'unico a volerlo accogliere dopo il suo arrivo lì a Erim.
«Signore.» si annunciò non appena ebbe messo piede nella sfarzosa sala circolare «Sono riuscito a portarvi il Diario di Raginor, come avete chiesto.»
Hollow si alzò con fatica dall'imponente seduta, andandogli in contro con aria concitata.
«Che ne è del ragazzo?» gli chiese.
«Un imprevisto, Signore.» replicò «Raginor si è intromesso e l'ho perso.»
Al suono di quelle parole Hollow parve esitare. «Raginor...» sussurrò afferrando il volumetto.
«Ma ho già in mente una nuova strategia per riuscire a catturarlo, Maestro. Se solo mi deste l'opportunità io...»
Hollow non gli rispose.
In realtà non aveva seguito una singola parola di quello che gli era stato detto dopo. Aveva afferrato il libricino e, non appena se l'era trovato tra le mani, i ricordi si erano affacciati alla sua mente, facendolo perdere tra quei frammenti di passato.
Era tornato con la mente al tempo in cui poteva aggirarsi ancora tranquillamente per Erim, senza essere braccato.

RIFTWALKERS I - Il Grimorio Di Diamante - [Viaggio Tra Due Mondi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora