Il piano era molto semplice. A Calen non piaceva particolarmente l'idea di dover coinvolgere Fran e Samuel nelle sue missioni, ma non avrebbe saputo come fare da solo. Era a corto di tempo, due giorni e sarebbero cominciate le vacanze, poi avrebbe potuto dire per sempre addio all'idea di sbirciare dal Grimorio di Alister.
Da quando era tornato nella sua dimensione, dopo l'incontro con Demetrius, non aveva fatto altro che pensare ad un metodo per poterglisi avvicinare. Per quanto quel piano fosse del tutto arrangiato e improvvisato, era l'unica speranza che aveva.
«Sei davvero sicuro di volerlo fare?» chiese Fran, mentre in un angolino del giardino, prima del suono della campanella, se ne stava appartata con i suoi due migliori amici. «Non esiste un altro modo? Magari possiamo pensarci su con più calma.»
«No! Non ho tempo, prima riesco a mettere le mani su quel Grimorio, meglio è.» rispose Calen strofinando con foga le mani.
«Grimorio?» domandò Samuel «È così che li chiamate quei libri?»
Calen annuì.
«Cioè, tipo come quelli delle streghe?» insistette tirandogli una manica.
«Mhmm sì, sì, qualcosa del genere. Possiamo concentrarci sul piano invece di divagare?» borbottò gesticolando con le mani. Sembrava tanto Julian in quel momento.
«Sì, scusa. È solo che... è incredibile sai, pensare alla magia, a... a questo. È entusiasmante prendere parte a queste discussioni, sembra di stare dentro un romanzo fantasy!»
Calen scosse il capo sospirando. «Va bene, allora, ripassiamo i vari punti.
Fase uno: durante l'intervallo vado in cerca di Chase e spero di riuscire a convincerlo a fare a botte, ma non credo sarà un grosso problema.»
Fran lo guardò con aria scettica «Non mi piace, ma se proprio non abbiamo alternative.»
«Fase due: Fran entra in scena e va a chiamare Alister per farlo intervenire.» continuò.
«E se non mi vuole ascoltare? Se se ne infischia?» ribatté la ragazza.
«Non può farlo e non lo farà. Che gli piaccia o no, è pur sempre un insegnante. È il suo lavoro, stai tranquilla.»
«D'accordo.» assentì lei «Ma non sarò tranquilla fino a che non sarà tutto finito. Lo so già.»
«Fase tre, la più delicata: Samuel dovrà approfittare della confusione per andare a prendere il Grimorio dalla borsa di Alister e portarlo in infermeria. Devi essere più veloce della luce.»
Sam deglutì. «C-ci proverò. Ma come fai a sapere che lo troverò nella sua borsa?»
«Un Riftwalker non può mai separarsi dal suo Grimorio. Lo porta con sé, ne sono più che certo.»
«Va bene, mi fido di quello che dici. Sei tu l'esperto in fondo, ma...» fece una pausa «perché devo portarlo in infermeria?»
«Perché è dove spero di finire io. Il fulcro del piano sarebbe questo.» rispose Calen «Mi serve un posto lontano da occhi indiscreti dove mettermi a leggere. Se dovessi cadere in trance in mezzo al corridoio potrebbe essere un problema.»
«No, aspetta un secondo... tu vuoi sul serio farti spaccare la faccia da Chase per riuscire a leggere un libro?» sbottò Fran «Ma sei impazzito?!»
«Sì, sono pazzo, va bene? Non hai idea di quello che c'è in ballo. La mia faccia si rimetterà a posto, quello che potrebbe succedere se non dovessi scoprire quello che mi serve invece no. Avete detto voi di volermi aiutare. Senza il vostro aiuto non so proprio come potrei riuscirci da solo. Alister non lascerebbe mai il suo Grimorio incustodito senza ragione, specialmente se sa che io potrei leggerlo, non ho alternative e non esiste un altro modo.» disse con tono supplichevole.
«Non è che non lo sappiamo.» rispose Samuel «Però permettici di farci venire due scrupoli, non siamo mica così insensibili. Tra tutti gli insegnanti, il signor Dupree è il più schivo, non si lascia avvicinare facilmente.»
«È proprio per questo che non saprei in che altro modo attirarlo. Quando uscirà dall'aula e vedrà due studenti impegnati in una rissa, dovrà per forza mettersi in mezzo. A quel punto sarà di nuovo Fran ad avere un compito importante: tu dovrai fare da palo.»
«Come se fosse facile.» sbuffò esasperata.
«Devi assicurarti che Alister porti Chase in presidenza e che ci restino per un po'. Samuel ti invierà un messaggio sul cellulare quando avrà risistemato il Grimorio al suo posto. Dopodiché avremo concluso l'operazione.»
«E se vi servisse più tempo?» domandò lei.
«Beh... improvvisa. Hai fatto teatro tutti e quattro gli anni, metti a frutto le tue conoscenze!»
Fran sospirò muovendosi agitata. «Aaah. È un'idea pessima... ma è anche super eccitante. Sono convinta, lo farò. Tengo il telefono con me, se sorgono imprevisti, Samuel sarai il primo a saperlo.»
«Roger!» rispose questo «Anche perché se pure Calen cade in trance, non credo potrà risponderti.»
Calen annuì «Non so come funziona esattamente. Se avete visto giusto, basteranno pochi minuti e verrò a conoscenza di tutto quello che mi serve sapere. Spero sia rapido e indolore come l'ho immaginato.»
«Indolore non penso...» borbottò Fran.
«E se abbiamo visto male?» obiettò invece Samuel.
«Punto tutto sui tuoi dieci decimi a occhio.»
«Bene, siamo messi proprio bene.» commentò questo sarcastico.
In effetti era più facile a dirsi che a farsi. Sarebbero potute andare storte mille e più cose in quella strategia così poco studiata. Calen non aveva tempo per pensare ai se e ai ma. Servivano delle prove, servivano altre informazioni e a Erim contavano su di lui.
Anche se Julian era stato fin da subito contrario alla sua trova, gli altri suoi compagni avevano capito quanto vantaggioso sarebbe stato se Calen fosse riuscito a vedere parte del percorso di una delle persone più vicine a Hollow. Avrebbero avuto così tante novità sul piatto che non potevano permettersi di lasciarsi sfuggire l'occasione.
Alla fine, seppur con estrema titubanza, Julian si era fatto convinto.
Calen si era promesso di soddisfare tutte le aspettative che nutrivano nei suoi confronti, aveva giurato che da dopo Walyco tutto sarebbe cambiato. Era arrivato il momento di dimostrarlo.
Per tutta la mattinata, durante le lezioni, non aveva fatto altro che ripassare mentalmente quello che doveva fare. Se doveva essere del tutto onesto con se stesso, non poteva fare a meno di pensare che era arrivato il momento di una piccola rivincita personale. Se Chase fosse finito in presidenza per la seconda volta di fila, probabilmente avrebbero davvero preso qualche provvedimento serio. Per sua indole non avrebbe mai coinvolto qualcuno nei suoi affari, rischiando di trascinarlo a picco, ma Chase era un'eccezione. Con lui, avrebbe provato un lieve senso di rimorso, ma era dell'opinione che una piccola lezione di vita potesse solo fargli bene.
In fin dei conti, del resto che gli importava? Era riuscito a reinstaurare un rapporto sereno con i suoi nonni e a fare pace con i suoi migliori amici. Non aveva bisogno di altro per stare bene.
Alla fine, a furia di scervellarsi, Calen non aveva prestato attenzione nemmeno per un attimo a nessuna delle materie del mattino. L'intervallo arrivò più in fretta rispetto agli altri giorni. Prima di schizzare fuori dall'aula, si scambiò un breve cenno d'intesa con Samuel e poi si mise a correre come un fulmine tra i corridoi.
Scese a due a due i gradini per arrivare al piano terra, dove era sicuro di trovare Paul, Danny e Chase intenti a discutere tra di loro nel solito posto. Fran invece stava all'erta proprio dietro di lui, seguendo attentamente ogni sviluppo. Al momento giusto sarebbe corsa nell'aula di letteratura per chiamare Alister. Avevano pochi minuti per far scattare una rissa e altri pochi minuti per tutto il resto. Dovevano essere precisamente coordinati.
Calen prese un bel respiro e con determinazione si avvicinò ai tre ragazzi. Le fecce che questi assunsero erano da immortalare. Erano così straniti, confusi, sorpresi e preoccupati, che Calen faticava a distinguere quale emozione fosse la più evidente. Persino tra gli altri studenti, qualcuno si imbalsamava nel centro esatto dello spiazzo per osservare a distanza di sicurezza.
Calen si piantò davanti a loro senza dire niente, con le braccia incrociate al petto.
«Ma guarda chi si vede, SvitatoFairman.» ghignò Paul guardandolo dall'alto in basso.
Calen non fece una piega.
Non voleva attaccare briga con tutti e tre, voleva solo Chase.
Se Danny fosse rimasto invischiato, Fran ne sarebbe rimasta dispiaciuta. Aveva detto di essersi allontanata, ma in realtà ne era ancora inspiegabilmente attratta. Poteva dire quasi per certo che anche per Danny fosse lo stesso. Tra i tre era stato l'unico a muovere qualche passo indietro, facendogli intendere che non aveva alcuna intenzione di immischiarsi. Era diverso dal solito, forse era l'unico tra i tre ad aver afferrato che, all'ultimo anno, fare i bulli non era conveniente.
Almeno un problema era risolto.
«Sbaglio o l'ultima volta mi avevi detto di lasciarti perdere?» gli domandò Chase avvicinandosi a lui «Hai cambiato idea? Non dirmi che ti mancano le mie attenzioni.» sbuffò irrisorio indurendo l'espressione, scambiandosi un ghigno con Paul al suo fianco.
«Sì, in effetti mi sento trascurato.» gli rispose Calen.
Chase scosse il capo con una smorfia disgustata. «Pensavo di averti fatto dimenticare della tua cotta per me. Solo a pensarci mi sale la nausea.»
«Cotta per te?! Chase...» borbottò beffardo «il mondo non gira mica tutto attorno a te. L'infatuazione è svanita nell'esatto momento in cui hai aperto la bocca tre anni fa. Sai, non sei neanche questo granché a dirla tutta. Non sei per niente il mio tipo.»
Qualcuno tra i ragazzi lì vicino si portò una mano a coprire la bocca, come se avesse appena sentito uno scandalo. Altri ridacchiavano e altri sgranavano gli occhi, sollevando le sopracciglia, per poi oltrepassarli senza dire niente.
Chase schioccò la lingua guardando a terra. Era infastidito e lo si poteva notare dallo sguardo rabbioso che aveva assunto quasi immediatamente. Aveva stretto così tanto la mascella che Calen credeva gli sarebbero insorti problemi ai denti.
Paul dal canto suo, si era avvicinato a Calen di qualche passo, con fare intimidatorio. Evidentemente il piccolo incidente a inizio anno, non era stato sufficiente per farlo demordere. Paul era molto più simile a Chase di quanto non lo fosse Danny. Entrambi avevano il brutto vizio di ricorrere alle mani, prima ancora di provare a sistemare tutto parlando. Per questo aveva scelto loro come cavie per il suo piano. Con loro, il risultato era garantito.
Prima che Paul potesse anche solo muovere un muscolo, il suo quarterback gli aveva posato una mano sul petto spingendolo di nuovo indietro.
Doveva sentirsi parecchio punto nell'orgoglio, Chase Adams rifiutato da Calen Fairman. Sicuro non era piacevole.
«Perché, hai anche un tipo? Fairman, saresti fortunato se qualcuno decidesse di sedersi allo stesso tavolo con te. Quelli come te dovrebbero avere aspettative al loro livello.» sputò astioso il ragazzo, gonfiando il petto come se avesse appena pronunciato la più divertente delle battute.
Questa volta fu Calen ad arrivargli quasi faccia a faccia. «Il mio ragazzo non la pensa allo stesso modo.» ripose tranquillo, soffiandogli ogni parola contro il viso «E per la cronaca, più penso a lui, più non capisco davvero cosa ho visto in te al primo anno. Ti consideravo anche bello, pensa.»
In tutto quel tempo, di Chase, Calen aveva capito una cosa: la sua vanità ed il suo ego erano più importanti di qualsiasi altra cosa, persino più del football. Se voleva farlo infuriare per davvero, tanto da spingerlo a venire alle mani, doveva solo svilirlo nel modo peggiore che conosceva. Chase era sempre stato disgustato dal fatto che gli piacessero i ragazzi. Combinare assieme le due cose, si era rivelata la mossa giusta. Era riuscito nel suo intento. Si sarebbe stretto la mano da solo.
In quel momento preciso, Fran corse spedita verso l'aula di letteratura al primo piano. Poteva dedurre dalla faccia di Chase che Calen aveva proprio colpito il nervo scoperto. Continuava solo a sperare che il suo migliore amico sapesse quel che faceva.
Paul si mosse di nuovo verso Calen con le mani strette in due pugni lungo i fianchi. Alzò le braccia per spingerlo all'indietro, ma Calen gli si spostò di lato, evitando il colpo. Paul ci rimase di sasso. Quando si riscosse, la sua faccia era più incupita di prima. Provò di nuovo a colpirlo, ma allo stesso modo, Calen si spostò prima che potessero collidere.
«Chase... mi deludi. Non sei capace di vedertela con me in un uno contro uno?» gli intimò con un'aria di strafottenza che fece stringere gli occhi del quarterback in due fessure minacciose. «Hai bisogno del tirapiedi? Il mio ragazzo non è così smidollato da far sbrigare il suo lavoro agli altri.» insistette.
Al suono di quelle parole, Chase strattonò Paul per un braccio, spingendolo da parte, per poi scattare verso Calen come una furia.
Calen si scansò di nuovo giusto un secondo prima che l'altro riuscisse a prenderlo per il colletto della maglia. Chase aveva di nuovo gli occhi iniettati di sangue, Calen non lo aveva mai visto così arrabbiato prima, nemmeno quando lo aveva fatto richiamare la prima volta.
«Sicuro di essere un atleta? Non hai tutti questi riflessi.» continuò a scimmiottarlo, prendendo poi a correre spedito per il corridoio, fino ad arrivare alle scale. Non ebbe necessità di voltarsi a vedere se il suo bersaglio lo stesse seguendo. A pochi passi di distanza da lui, risuonò un urlo che sembrava quasi più un ululato. «Prima tiri il sasso e poi scappi, piccolo stronzo?! Sei la feccia dei codardi, Fairman! Parlami ancora in faccia se ci riesci!»
Calen sorrise soddisfatto, mentre saltava i gradini per arrivare al primo piano.
Non voleva attirare l'attenzione di troppa gente e, cosa più importante, voleva trovarsi quanto più vicino possibile ad Alister. Nessuno doveva accorgersi di niente, nessuno doveva pensare che fosse stato tutto intenzionale.
In quanto a piani e strategie, poteva dire di aver imparato dai migliori.
Samuel lo aveva seguito diligentemente mantenendosi a distanza, aspettando il momento giusto per sgattaiolare nell'aula di letteratura.
Quando Calen pensò di trovarsi in una buona posizione, fermò la corsa voltandosi. Chase dietro di lui era ancora tremante d'ira.
«Sei un maledetto deviato!» gli urlò il quarterback «Ti piace così tanto andare in cerca di guai?»
«Magari sono i guai che hanno appena trovato te.» rispose lui, mentre Chase alzava di nuovo un braccio, con la mano stretta a pungo, pronto a colpirlo.
Con la coda dell'occhio, Calen vide Alister fare capolino dalla porta e si immobilizzò del tutto strizzando forte gli occhi, pronto a incassare.
«Grazie per il favore.» sussurrò appena un attimo prima che il gancio lo colpisse in pieno viso.
Il sapore di sangue gli invase la bocca, ma a preoccuparlo di più fu il dolore lancinante al naso. Se Chase non l'aveva rotto, ci era andato comunque molto vicino.
Faceva così male che per un attimo vide tutto nero. Si accasciò al suolo mentre faceva di tutto per restare vigile. Perdere i sensi non era assolutamente contemplato nel piano.
Fran portò le mani alla bocca, combattendo contro l'istinto di avvicinarsi. Doveva attenersi a quello che avevano pattuito in mattinata, non poteva deludere Calen, non ora che erano arrivati a quel punto. Allo stesso modo, Samuel voltò il capo di lato per non assistere, mentre con pochi passi felpati si chiudeva nell'aula inosservato.
Il signor Dupree si avvicinò a loro con un cipiglio poco promettente. Si accucciò di fronte a Calen prendendogli il viso con una mano, all'altezza del mento, guardandolo insistentemente.
Calen gli riservò un'occhiata gelida senza dire una parola.
«Ce la fai a camminare?» gli domandò l'insegnante.
«Sì.» replicò asciutto.
«Allora la ragazza qui...» indicò Fran «ti porterà in infermeria. Vengo a controllarti appena ho finito di sistemare lui.» si girò poi verso Chase.
Chase, per contro, abbassò il capo respirando irregolarmente. Si era appena giocato la fine della stagione di campionato. Lo avrebbero espulso definitivamente. Sul suo fascicolo era già stato segnato un comportamento violento e il suo allenatore lo aveva avvisato che, al prossimo richiamo, si sarebbe beccato la panchina a vita. Si era afflosciato su se stesso, come avesse appena realizzato l'enorme stupidaggine che aveva fatto.
«Lasci fare a me.» si intromise Fran, mentre vedeva Alister allontanarsi con Chase verso la presidenza.
Attirata dal chiasso, anche la Pence era uscita dall'aula di filosofia e, appena aveva visto Calen a terra col viso coperto di sangue, si era avvicinata aiutandolo a rimettersi in piedi.
«Devi andare in ospedale.» proruppe. Calen poteva dirlo con assoluta certezza: era rimasta scioccata. Aveva le mani che tremavano mentre, con gentilezza, lo teneva per un braccio.
«Non c'è bisogno, non è così grave.» si affrettò a rispondere, anche se non era pienamente sicuro.
«Ti accompagno in infermeria con Matthews. Poi chiamo i tuoi nonni.» insistette.
«No, per favore. Lasci che sia io a informare i miei parenti, non li voglio far preoccupare ora per una sciocchezza.» la supplicò.
La Pence era davvero una brava e premurosa donna. Si era presa a cuore il suo caso ormai, se Calen avesse sfiorato le corde giuste, le avrebbe persino fatto fare quello che voleva.
«Piuttosto la prego, apprezzerei di più se volesse parlare al preside di quello che è successo con Adams l'ultima volta. Il signor Dupree non è qui da molto e ho paura che non sappia gestire bene l'accaduto. Non... non posso continuare così. Chase deve avere una punizione.» piagnucolò.
Fran lo guardò con aria sbigottita. Meno male che sono io qui ad aver fatto teatro, pensò.
«Hai ragione Calen, questi atti di violenza devono finire. Farò pressione affinché non ci siano trattamenti di favore questa volta.» tuonò determinata «Lascia comunque che prima ti accompagni in infermeria.»
«Va bene.» assentì il ragazzo.
Se la Pence si univa alla discussione in presidenza, ne avrebbero avuto per un bel po'.
Samuel intanto aveva preso a rovistare dappertutto alla ricerca della borsa di Alister. L'aveva trovata chiusa a chiave in un cassetto della cattedra e aveva speso cinque minuti buoni a benedire suo fratello Michael per avergli insegnato come scassinare serrature quando era piccolo.
Sì, bel fratello maggiore.
Aprì la borsa con mani veloci e, quando vide un tomo molto simile a quello di Calen, solo di dimensioni e peso più considerevoli, sgranò gli occhi imprecando per la sorpresa.
«Lo voglio anche io uno stramaledetto Grimorio!» esclamò, prima di correre verso l'infermeria.
Bussò un paio di colpi alla porta, prima che Calen aprisse il battente.
«Ci hai messo una vita!» lo rimproverò il più piccolo.
«Scusami, lo teneva sotto chiave.» gli spiegò «Deve essere qualcosa di molto prezioso, amico.»
«Certo che lo è.» ribatté, mentre prendeva il pesante volume a due mani e lo osservava intimorito.
A differenza del suo, il Grimorio di Alister emanava un'aura particolare. Era certo che, in quei vent'anni di contratto, avesse capito come sfruttare appieno le potenzialità del suo Libro. Chissà che poteri ereditari gli aveva lasciato.
«Come fila il piano?» domandò Samuel.
«Fran è andata con la Pence dal preside già almeno dieci minuti fa, l'hanno chiamata come testimone. Chissà cosa combineranno a Chase.»
«Io spero qualcosa di brutto.»
«Già...» assentì.
Sam lo guardò interrogativo. «Allora, che fai? Non lo leggi?»
Calen si riscosse. «Oh, sì. Certo.»
Si risedette sul lettino mentre Samuel prendeva posto accanto a lui.
«Mi raccomando. Scriviti con Fran.» lo ragguagliò prima di aprire il Grimorio.
Non appena posò gli occhi sulle pagine scritte, entrò in una sorta di trance esattamente come avevano riferito i suoi amici. Le pupille si fissarono nel vuoto, dilatandosi enormemente. Il respiro si fece irregolare e tutto il corpo parve irrigidirsi.
Samuel rimase doppiamente terrorizzato. «Porca miseria! Non sarà morto, vero? Cavolo... Non sono pazzo, non sono pazzo!» continuò a ripetersi, incapace di distogliere lo sguardo.
Nella testa di Calen, le immagini ed i suoni avevano iniziato a susseguirsi a velocità inumana. Era come se si trovasse esattamente negli stessi luoghi che aveva visto Alister. Ascoltava tutto quello che succedeva, registrava ogni cosa, come se la stesse vivendo in prima persona. Era incredibile.
Non riusciva a pensare a niente, era come se la sua coscienza stesse lavorando per conto suo, senza che lui potesse comandarla.
Samuel intanto aveva preso a torturarsi le mani e le labbra per il nervosismo. Non poteva farci niente, faceva davvero uno strano effetto.
All'improvviso sullo schermo del suo cellulare comparve un messaggio di Fran: - Alister e io stiamo tornando, la Pence ci ha sbattuti fuori! -
Samuel fece scorrere rapidissime le dita sulla tastiera - Qui non abbiamo ancora finito, trattienilo di più! - Stava per avere un attacco di cuore e una crisi di nervi in contemporanea, ne era sicuro.
Fran sgranò gli occhi quando lesse quelle semplici parole. Improvvisare, fosse facile.
«Aehmmm... signor Dupree!» si girò verso Alister prendendolo per un braccio, facendolo bloccare sul posto «I-io lo so che lei è solo un sostituto e che essendo appena arrivato non ha idea di cosa sia successo negli anni precedenti, ma...» non sapeva nemmeno lei dove volesse andare a parare «credo che dovremmo organizzare delle giornate a tema contro il bullismo. Sa, non è l'unico caso qui a scuola...»
Alister la ascoltava scocciato, tenendo le braccia conserte.
«Calen non è l'unico bersaglio, ci sono molti altri studenti che soffrono dello stesso problema, ma non parlano. Penso che dovremmo iniziare a gestire il problema in maniera diversa, magari organizzando un sistema di sportelli di ascolto e cose del genere...»
L'insegnante alzò una mano, interrompendola. «Sì, sarebbe indubbiamente una buona idea. Credo però che non dovresti discuterne con me, ma con il preside. Per quanto mi stia a cuore la situazione, non posso prendere iniziative senza approfondire con i dirigenti.»
«S-sì, questo lo so. Però lei, come insegnante, potrebbe farsi portavoce... parlarne con altri insegnanti, tenere una lezione in proposito ogni tanto, non so. Qualcosa del genere!» era a corto di idee.
«Tu sei all'ultimo anno, vero?» le domandò il professore.
«Sì.» rispose lei.
«E sei amica di Fairman, da quanto?»
Fran si morse una guancia. Calen le aveva detto di non rispondere mai alle sue domande.
«Amici... amici, diciamo che ci conosciamo un po'.» mentì.
«Ti ho visto discutere parecchie volte con lui, però. Non mi sembra sia solo un conoscente.» insistette.
«Beh, sa... è un ragazzo socievole, io sono socievole. Che vuole che le dica?»
Alister si avvicinò di più a lei, mantenendo le braccia conserte. «Calen, socievole?»
Fran deglutì. «C-con le persone che si mostrano gentili, sì.»
«Capisco.» rispose «Ho sempre pensato che fosse un tipo... solitario.» borbottò.
Fran si strinse nelle spalle, non sapendo cosa replicare. Non aveva mai visto il signor Dupree sotto una cattiva luce, ma da quando Calen li aveva messi all'erta, si sentiva sempre in soggezione quando ci aveva a che fare.
«Comunque...» riprese il docente, rimettendosi a camminare verso l'infermeria «fossi in voi non mi caccerei in situazioni pericolose.»
A Fran corse un brivido lungo la schiena. Possibile che sapesse cosa stavano facendo?
«Come?» domandò.
«Dico che se fossi in voi, mi terrei lontano dalle brutte persone. Se si stuzzica il cane che dorme, ci si fa male... il signor Adams mi sembra abbastanza incline alla violenza.»
Fran sforzò un sorriso. «Sì, ha ragione. Faremo più attenzione.»
«Lo spero.» rispose a sua volta, prima di far scivolare verso il basso la maniglia della porta dell'infermeria.
Fran strinse le braccia lungo i fianchi mordicchiando le labbra.
Quando Alister varcò la soglia, l'unica cosa che vide fu Calen, seduto sul lettino, mentre la dottoressa Jones lo invitava caldamente ad andare in ospedale.
Le sopracciglia dell'insegnante si incresparono cupe, mentre Fran tirava un respiro di sollievo.
«Ho chiamato i tuoi nonni.» stava dicendo la Jones «Va' a farti una lastra, non credo ci sia niente di rotto, ma non si sa mai. Almeno adesso ci sono le vacanze, vedremo se riuscirai a stare un po' lontano dai guai e lontano da questa stanza!» lo blandì.
«Grazie.» mormorò Calen in risposta, mentre scendeva dal lettino.
Fece per uscire dalla sala, ma passando accanto ad Alister, questo gli posò una mano sulla spalla stringendo appena. «Dovresti essere più guardingo, Calen. Le persone sono terribili, non sai mai cosa giri loro per la mente.» sussurrò vicino al suo orecchio «Il signor Adams ha detto che sei stato tu a innescare la rissa. Strano, non ti pare? Sei un tipo sveglio, ma... spero tu abbia giocato bene la tua partita ora che ne hai avuto occasione.»
Calen continuò a guardare dritto di fronte a lui, senza fare una piega. Afferrò il polso del signor Dupree e si liberò dalla sua presa. «Sta minacciando un suo studente?» rispose «Le ricordo che siamo a scuola e lei dovrebbe dare il buon esempio. Chi viola le regole per primo, non ha diritto di fare la paternale.»
Alister strinse la mascella, lasciandolo andare. «Spero non sia niente di grave, ma ricorda: non c'è mai fine al peggio. Da' retta alla dottoressa Jones e tieniti lontano dai guai. Intesi?»
Calen inspirò a fondo. «Certo.»
Gli diede le spalle, facendosi accompagnare da Fran a prendere le sue cose, sistemandosi in entrata, aspettando i nonni per andare in ospedale.
«È stato inquietante, ma come può dire certe cose?!» esclamò l'amica.
«Ti consolerebbe sapere che pochi giorni fa ha cercato di uccidermi?» le rispose «Quell'uomo è pericoloso, ecco perché ci tengo che gli stiate lontano. Non scherza.»
La faccia di Fran si fece subito più seria. «Calen, io...»
L'altro scosse il capo. «Non ne voglio parlare ora.»
«D'accordo.» assentì «Sei riuscito a ottenere quello che volevi?»
«Sì, per un pelo.»
«E Samuel?»
«È a lezione.» rispose lui «Gli ho detto di tornare in classe e di fare finta di niente. Non l'ha visto nessuno, mi ha scritto giusto due minuti fa.»
Fran annuì. «È sempre stato bravo in queste cose.»
Calen sorrise quasi forzatamente «Già.»
«Credi che il signor Dupree sappia qualcosa?»
«Sì, credo di sì. Ma non importa comunque...» borbottò.
«Come mai?»
«Perché hanno già fatto la loro mossa. Sono arrivato troppo tardi.» replicò sintetico.
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RIFTWALKERS I - Il Grimorio Di Diamante - [Viaggio Tra Due Mondi]
FantasyCalen Fairman è solo un povero diciassettenne a cui il destino farà trovare, nella biblioteca dove lavora, un libro estremamente bizzarro che gli consentirà di compiere viaggi dimensionali. Tra giorni a scuola passati a scappare dai bulli che fanno...