Capitolo 31 - Un Riftwalker alla Casa Infestata

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«Finiamo sempre di bene in meglio noi.» mormorò Cassidy mentre fissava sconsolato il vecchio cancello rotto che dava accesso alla villa di fronte a lui.
Scarlett annuì dandogli ragione, stringendosi nel pesante mantello per prendere calore.
Si trovavano a parecchi metri di quota, immersi in un boschetto fittissimo ed estremamente tetro, coperto da una sottile coltre di neve. L'escursione termica era stata troppo improvvisa perché fossero riusciti ad abituarsi allo sbalzo e con fatica avevano arrancato le ultime centinaia di metri continuando a battere i denti.
Dal punto preciso in cui si trovavano, i confini di Walyco si scorgevano appena. L'intera cittadina sembrava una minuscola macchia grigia e fuligginosa nel centro esatto in cui convergevano le tre montagnole che separavano quella zona malfamata dal resto di Erim.
La fuga dalla città aveva trovato un epilogo quasi miracoloso: nessuno aveva ancora capito il motivo per il quale i toddle avessero deciso di lasciarli perdere all'improvviso, fatto stava che erano riusciti a scavalcare le mura e a uscire da quel borgo prima che qualcuno potesse catturarli e farli fuori. Se l'erano vista davvero brutta per un momento, la situazione a Walyco peggiorava di giorno in giorno. Persino Julian e Klaus che avevano già avuto modo di visitare quel posto, ne erano rimasti sconcertati. L'unica nota positiva era che oramai non sarebbero più stati costretti a doverci rimettere piede.
La salita per raggiungere la cima della montagna era stata tutta un'altra cosa in confronto. Stranamente non avevano avuto incontri spiacevoli, non erano successi imprevisti e non avevano dovuto attraversare sentieri impervi o impossibili da praticare. Era stata un'escursione anche piuttosto piacevole se si escludeva il silenzio tombale, quasi agghiacciante e il freddo che li aveva travolti senza preavviso. Nonostante tutto però Julian non aveva mai mollato la mano di Calen e non si era neanche preoccupato di mascherare tutte le occhiate che gli aveva lanciato ogni secondo. Era ancora in apprensione, aveva ancora addosso la stessa sensazione che lo accompagnava ormai da giorni, lo stesso presentimento che gli suggeriva che qualcosa di brutto sarebbe sicuramente successo. Il suo sesto senso non lo aveva mai tradito da quando era nato e questo spesso era il motivo per cui non mostrava mai apertamente il suo turbamento. Scarlett e Cassidy avevano imparato a prendere i suoi moniti alla lettera e inevitabilmente quando lo vedevano troppo irrequieto, finivano per agitarsi esageratamente a loro volta. Era tutto fin troppo strano e per tutto, Julian intendeva proprio tutto. La faccenda della Zaenger gli puzzava fin dall'inizio, ma non aveva prove né teorie sufficientemente valide per potersi permettere di dire qualcosa. Non era normale che re Dargon in persona avesse abbandonato Wingard per esporre il problema da sé, senza lanciare un allarme, non era normale che la responsabilità fosse ricaduta per intero su di loro, solo perché Wingard non era in grado di occuparsi della questione, non era normale neanche dove e come era stata piazzata la reliquia e, soprattutto, non era normale che a più di dieci giorni non fosse saltato fuori nessun indizio e nessuna prova che incriminasse qualcuno. Erano giorni che trottolavano da una parte e dall'altra senza scopo e, in questo continuo girovagare per posti pericolosi, l'unica cosa certa era che a Calen il tutto sicuramente non faceva bene.
«Questo bosco è davvero inquietante e se lo dico io che di boschi me ne intendo, vuol dire che fa davvero paura.» borbottò all'improvviso una vocina nasale e fastidiosa alle spalle dei ragazzi, facendoli sussultare.
Calen si girò immediatamente per lanciare a Grot uno sguardo carico di biasimo, mentre Julian al suo fianco alzava gli occhi al cielo. Si era dimenticato dell'esistenza di quella sottospecie di spiritello.
«Che ci fai qui?» domandò il biondo guardandolo sospettoso. Ultimamente quando compariva portava solo cattive notizie.
«Avevo detto o no che ti avrei accompagnato? Continui a girovagare e io devo assicurarmi che tu stia bene.»
Julian sbuffò una risata canzonatoria scuotendo il capo. «Ah beh, allora possiamo stare tranquilli.»
Grot assottigliò gli occhioni grandi e verdi in due fessure strettissime, sentendosi punto nell'orgoglio. «Senti tu, stai cercando in tutti i modi di litigare?» minacciò impettito «Sai almeno con chi stai parlando? Io sono uno spirito potente, potrei metterti al tappeto in un istante.»
«Certo, come no. È per questo che sei rimasto nascosto tutto questo tempo? Perché sei così potente?»
Le guance di Grot tornarono a colorarsi di un buffissimo e accesissimo rosso ciliegia. «Non mi stavo nascondendo, semplicemente non c'era bisogno di un mio intervento.» replicò.
«Se non te ne fossi accorto, ti informo che non ce la stavamo passando poi così bene laggiù.» infierì indicando con un cenno del capo in direzione di Walyco.
«Siete ancora vivi o sbaglio?» borbottò «Mi fido delle vostre capacità.»
«Sì, come ti pare.» sospirò l'altro decidendo di avergli dato fin troppa attenzione.
«Volevi dirci qualcosa?» domandò gentile Calen, staccandosi da Julian, lanciandogli un'occhiataccia nera. Quei due non facevano altro che battibeccare, Julian a volte era peggio di un bambino.
«A dire il vero volevo solo dirti che l'aria qui intorno è strana. Non sento niente e non è una cosa bella. Solitamente riesco a percepire tutto: piante, insetti, animaletti, insomma qualsiasi forma di vita. Qui invece è come se non ci fosse nulla. Neanche gli alberi mi danno l'impressione di essere vivi ed è strano. C'è qualcosa che mi preoccupa.»
Calen annuì guardandosi intorno.
Che quell'atmosfera fosse strana poteva dedurlo anche da solo. Da quando avevano iniziato a salire i tornanti di quella montagna era come se avessero passato i confini per un altro mondo. Non ci aveva fatto caso perché sapeva che da quelle parti non si aggirava nessuno da anni, avevano detto che da quando il complesso era stato sequestrato centinaia di anni prima, nessuno ci si avvicinava. Forse era solo per quello.
«Sta' tranquillo, non è detto che debba per forza succedere qualcosa di brutto.» era incredibile che quella battuta così ottimista fosse uscita proprio dalla sua bocca. Più che altro era un tentativo molto disperato di autoconvincersi che, almeno quella volta, nessuno avrebbe dovuto necessariamente rischiare la vita.
«Lo so, hai ragione. Facciamo attenzione lo stesso però.»
«Ma certo.» lo rassicurò tirandosi in piedi.
Julian evitò per convenienza di commentare anche quell'ultima affermazione, anche se proprio non riusciva a sopportare il fatto di doversi portare dietro quello spiritello.
Avrebbero fatto attenzione a prescindere, prima di tutto per evitare che tutto quel vecchiume potesse sgretolarsi e finire sulle loro teste: niente di tutto ciò che apparteneva a quella struttura sembrava in grado di poter resistere al passaggio di qualche individuo. Nessuno aveva idea di quello che avrebbero potuto trovare all'interno di una villa che non veniva aperta da più di trecento anni.
Con circospezione Klaus si azzardò ad attraversare l'inferriata arrugginita, scavalcando con agilità pezzi di ferro che erano caduti a terra a causa delle giunture usurate, entrando definitivamente nell'immensa corte che circondava il palazzo. Il tutto era in uno stato di abbandono tale che anche l'enorme portone d'ingresso in legno era praticamente semidistrutto, marcio e pericolosamente traballante sui cardini ossidati. La parete esterna, fatta eccezione per qualche crepa e per le aperture delle finestre, era interamente coperta di muschio su tutta la superficie. Eppure tempo addietro sicuramente quello doveva essere una specie di castello più che rispettabile. Si potevano distinguere chiaramente tre blocchi differenti: il primo, il più grande, composto da tre piani, proprio di fronte a loro e altri due blocchi quadrati più piccoli, di due piani e leggermente arretrati, ai lati. A delimitare la costruzione a destra e a sinistra c'erano due torrette cilindriche, adesso quasi completamente distrutte, che dovevano evidentemente culminare in un tetto a guglia molto aguzzo. Era veramente immensa.
Cercando di fare meno danni possibili, Klaus e Julian aprirono il portone centrale, rivelando immediatamente un salone enorme in cui regnavano polvere, muffa, muschio e migliaia di ragnatele attaccate a tutti i mobili presenti. La luce che filtrava dalle finestre sbarrate con tavole di legno era talmente fioca che subito erano stati costretti ad accendere le torce per orientarsi. L'odore non era dei migliori e l'aria all'interno era così pesante, polverosa e mefitica che c'era già chi starnutiva senza nemmeno essere entrato.
Come al solito finivano sempre per meritarsi vacanze nei posti più belli di Erim.
Calen non era sicurissimo di voler entrare. L'unica cosa su cui si erano fermati i suoi occhi erano le ragnatele con annessi ragni, attaccate dappertutto. Non sarebbe mai riuscito a schivarle tutte e l'idea che quelle bestiacce potessero camminargli addosso gli stava già facendo salire il prurito per tutto il corpo. Non ce l'avrebbe mai fatta. La sua già comprovata paura dell'altezza, se paragonata a quella per i ragni, era veramente insignificante.
Con una smorfia disgustata Julian fu il primo a entrare, infischiandosene di passare letteralmente attraverso un muro di tele.
Anche se pareva impossibile, all'interno faceva ancora più freddo che fuori, non tanto per l'umidità, ma per la secchezza pungente. Persino le travi di legno del soffitto altissimo sembravano completamente rinsecchite, sarebbe stata una vera impresa azzardarsi a salire ai piani alti.
«Grazie infinite per farti venire in mente sempre delle idee così brillanti.» brontolò Cassidy verso l'amico, oltrepassando la soglia.
«Ma tu devi sempre esprimere il tuo disappunto?» lo blandì Julian.
«Sì, sempre! Specialmente se mi costringono a fare le cose controvoglia.» replicò guardando Scarlett.
«Perché guardi me? Io non ho fatto niente.»
L'altro roteò gli occhi indispettito «Mhm, ovvio.»
«Dai, non è poi così male.» continuò la rossa guardandosi intorno «Se decidessero di dare una pulitina generale io mi ci trasferirei.»
«Più che una pulitina qui bisognerebbe buttare giù tutto e ricostruire da capo.» si intromise anche Klaus.
Elijah invece si avvicinò a Julian chiedendogli di fare luce sulla piantina della casa che stava delicatamente aprendo fra le mani. «Invidio lo spirito con cui prendete queste cose, davvero, ma vorrei ricordarvi che non stiamo cercando casa.»
«E quella dove l'hai presa?» sbottò Cassidy guardandolo sorpreso.
«Era nelle carte del processo. L'hanno disegnata dei funzionari dopo aver compiuto il primo sopralluogo. Comunque il punto è che questa villa, per quanto possa sembrare incredibile, conta più di duecento stanze e noi siamo solo in sei.»
Scarlett incrociò le braccia al petto scuotendo vigorosamente la testa «Io non me ne vado in giro per questa topaia da sola.»
Cass le urtò il gomito «Ma come, non ti ci volevi trasferire qui?»
L'altra sbuffò esasperata «Sei un cretino.»
«Non ti preoccupare, non era quello che volevo dare ad intendere.» la rassicurò l'alchimista «Però penso che dovremmo dividerci almeno in gruppi da due. Due potrebbero cercare nell'ala ovest, altri due nell'ala est e gli ultimi due in questo blocco centrale. Non sarà molto, ma è pur sempre tempo guadagnato.»
«Ecco un maniaco della divisione in gruppi.» borbottò Cassidy «Ok, ma stavolta le coppie le scegliamo insie...»
«Eh no, io col cavolo che mi metto a girare qui dentro con te!» si affrettò a precisare Scarlett interrompendolo «Passeresti tutto il tempo a nasconderti dietro di me usandomi come scudo. Senza offesa, ma se devo scegliere, scelgo Klaus.» esclamò prendendo sotto braccio il compagno che alzò le mani a sua discolpa.
«Traditrice.» soffiò velenoso. Anche quella volta gli sarebbe toccato fare squadra con Elijah. Figurarsi se Julian gli avrebbe lasciato Calen...
A proposito di Calen, nessuno lo aveva ancora sentito emettere un fiato.
Quasi in contemporanea tutti si girarono verso di lui trovandolo pietrificato come una statua, con gli occhi lucidi intenti a fissare un ragnetto passeggiare tranquillamente sul suo braccio destro, mentre dalle labbra serrate usciva un lamento appena udibile e non ben identificabile.
C'era da aspettarselo.
Cassidy sospirò rassegnato.
«Se abbiamo finito di perdere tempo inutilmente, possiamo pensare a come dividerci la piantina. Ho solo una copia, quindi siamo costretti a strapparla. Se fosse possibile evitare di far nascere polemiche anche su questo sarebbe meglio.» sottolineò Elijah piccato, guardando gli occhi verdi, ora leggermente offesi, dell'unica persona che avrebbe potuto lagnarsi. «Siamo già d'accordo con la regina: se dovessimo trovare qualcosa di interessante che è sfuggito durante la prima perlustrazione, da palazzo invieranno qualcuno per ripetere la perquisizione. Al contrario saremo costretti a dover cercare altrove. Quando pensate di aver finito tornate in questa stanza, non ha senso andare a cercare gli altri e, non avendo la cartina, finireste per perdervi. Se ci sono problemi ci penseranno gli amuleti a fare il loro lavoro e per qualsiasi altra cosa ho dato a ciascuno di voi un segnalatore simile a quello che abbiamo usato la scorsa volta in montagna. Cerchiamo di ritrovarci qui prima del tramonto, per fare il punto della situazione.» concluse iniziando a spartire il foglio, mentre silenziosamente Julian si avvicinava a Calen e lo aiutava a liberarsi del suo amichetto a otto zampe.
«Non dire niente, per favore.» lo supplicò il più piccolo mortificato.
Julian ridacchiò divertito per poi passare un dito sulle labbra come a volerle sigillare.

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