3. Unknown

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-Ehi, ehi- la richiamò Fletcher.

-Tutto bene?- le chiese, avendo visto la sua reazione.

-Tutto bene- rispose fredda.

Girò il polso sinistro verso il suo sguardo e vide l'orario. Si alzò dalla sedia e, dopo aver lasciato una banconota da cinque dollari sul tavolino ed aver salutato il ragazzo, si allontanò da quel posto.

-Sophi- la chiamò lui da lontano, urlando per farsi sentire.

Lei camminava; camminava senza sosta, perché non voleva di nuovo che qualcuno le ricordasse tutto quel che aveva vissuto circa un anno fa. Camminava, correva. Correva via dalla realtà, che probabilmente lei non aveva ancora accettato. Non l'aveva accettata perché era sempre stata abituata a scappare dai ricordi, dal passato, da quello che -fondamentalmente- le faceva più male.

Il biondo la raggiunse e la fermò, afferrandola per il braccio. Lei si girò bruscamente.

-Cosa vuoi?- chiese, liberandosi subito dalla presa dell'altro.

-Cos'è successo?- disse lui.

-Nulla- lei rispose. -Devo andare- continuò.

Riprese a camminare, percorrendo la strada davanti a sé.

Fletcher lasciò che lei andasse via.

E proprio nel momento in cui iniziò anche lui a camminare verso casa, il suo cellulare vibrò.

-Sì?- rispose, appena aprì la chiamata.

-Bro, dove sei?- gli chiese la persona all'altro lato del telefono.

-Sto tornando- parlò.

-Vieni subito- ordinò Justin. -Abbiamo una novità allettante- finì, parlando freneticamente.

...

Bussò al campanello e sbuffò, impaziente. Aspettò qualche secondo, poi bussò un'altra volta e ne fu soddisfatta quando Jacob le aprì la porta.

-Ehi, piccolina- sorrise lui, malizioso.

-Ssh- posò l'indice davanti le sue labbra ed alzò gli angoli della bocca, maliziosamente.

Lo spinse in modo leggero ed entrò definitivamente in casa, chiudendo la porta dietro di sé con il piede sinistro. Lui prese a baciarla avidamente, mentre lei cominciò a sbottonargli i bottoni della camicia.

-Bisogno di me, piccola Devil?- le chiese, sussurrando.

-Sta' zitto- rispose lei.

Salirono le scale lentamente e quando arrivarono fuori la porta della stanza, la aprirono velocemente. Sophia gli diede una spinta, facendolo ritrovare sul letto.

•At the same moment•

From Louis:
O mi porti quella roba o farò fuori la vostra piccola Emily.

From Unknown:
Mossa sbagliata. Emily non si tocca.

From Louis:
Hai un giorno di tempo.

From Unknown:
Stasera alle 22:30, Club Monroe.

...

-Ciao- la salutò lui.

Lei ricambiò il saluto, scuotendo la mano destra leggermente e si avviò verso casa sua.

Il sole era appena tramontato quando Sophia arrivò a casa sua. Bussò al campanello della porta, attendendo che qualcuno andasse ad aprirla.

Dopo un po' si ritrovò suo fratello davanti. Lo sorpassò ed andò a sedersi sul divano.

-Ho bisogno di parlarvi- affermò, picchiettando le unghie sul suo jeans.

-Ti ascoltiamo- le rispose poi Davis.

Quest'ultimo, Matthew e Louis si sedettero per darle attenzione. I loro visi ansiosi erano rivolti verso quello della ragazza.

-Dobbiamo muoverci o quello che abbiamo chiesto non arriverà mai- spiegò lei riassuntiva.

-Sì, sono d'accordo- concordò il fratello.

-Va benissimo- disse il biondo, Matthew.

-Io e Matt prenderemo prima informazioni dettagliate- si alzò il migliore amico di Louis.

-Okay- si alzò poi anche Devil.

-Tra due giorni voglio tutte le informazioni utili su quello lì- puntò il dito verso i due ragazzi.

Salì le scale e si recò nella sua stanza. Gettò il cellulare sul letto e prese, nella borsa che aveva a terra, il pacchetto di merit. Ne estrasse una sigaretta, che -una volta portata alla bocca- accese con un clipper. Si sedette sul davanzale della sua finestra e cacciò una nuvoletta di fumo dalle sue labbra. Ripeté quest'azione più volte, spegnendo infine il mozzicone nel posacenere. Nel preciso istante in cui si alzò da lì, il suo cellulare prese a squillare; un numero sconosciuto apparve sullo schermo dell'iPhone. Fece scorrere il pollice e rispose velocemente.

-Pronto?- disse, sedendosi sulle coperte rosa del suo letto.

Varie voci si sentivano come sottofondo, ma nessuno parlava chiaramente.

-Chi è?- parlò di nuovo lei, stizzita.

I rumori diventavano sempre più confusi e per questo Devil decise di attaccare, premendo sulla cornetta rossa. Portò gli occhi al cielo e si alzò, dirigendosi al piano di sotto. Si recò nello studio, dove vi trovò Matthew, Louis e Davis, i quali erano abbastanza presi a vedere qualcosa sul computer.

-Ragazzi- li chiamò, per poi farli girare verso la soglia della porta, dov'era lei.

-Novità?- chiese dopo un po', avvicinandosi ad essi.

-Ci stiamo lavorando, Devil- rispose il biondino.

-Velocizzate il processo- disse. -Poco fa mi ha chiamato un numero sconosciuto- li informò.

Louis si alzò dalla sedia di scatto e le si avvicinò, con una faccia preoccupata.

Si era sempre preso cura di sua sorella e si era sempre preoccupato per quella vita che ormai conduceva anche lei. Si preoccupava perché non voleva che lei soffrisse, che si facesse del male: non lo avrebbe mai voluto. Ma ormai lo sapeva e ne era assolutamente consapevole che non c'era più niente da fare. Ormai c'era dentro anche lei. E non poteva buttarla fuori da lì. Semplicemente perché quello era diventato il posto di entrambi.

-Chi era?- le chiese subito.

-Se ti ho detto che era un numero sconosciuto...- lei alzò gli occhi al cielo.

-Hai ragione- guardò l'orario sbloccando il cellulare.

-Io sono in giardino- annunciò, uscendo poi dallo studio e successivamente dalla casa.

Estrasse il suo iPhone dalla tasca posteriore dei pantaloni, una volta chiusa la porta dietro di sé. Cercò uno degli ultimi numeri con cui aveva parlato e lo chiamò.

-Sì?- rispose la persona dall'altra parte del cellulare.

-Per te stasera son cazzi- gli disse direttamente. -Mia sorella non devi sfiorarla nemmeno per telefono- continuò.

Come risposta si sentì soltanto una risata maligna che riecheggiava insistente nell'aria. Poi ci fu il rumore di fine chiamata.

-Io lo uccido- sussurrò il castano.

Devil || Justin Bieber Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora