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La sveglia suonerà a momenti,non mi va proprio di svegliare mio fratello,non subito almeno, non ero riuscita a chiudere occhio per tutta la notte e so che anche per lui era stato difficile. Ho bisogno di qualche minuto in più continuo a ripetere a me stessa cercando un'altra soluzione,ma non ce n'erano e mi dovevo rassegnare all'idea che ormai mi sarei trasferita in un'altra città e che la mamma sarebbe andata a stare dalla zia per il tempo necessario di sistemare le cose,almeno così diceva.
Dopo che la mamma perse il lavoro riuscimmo ad andare avanti grazie ai risparmi,all'aiuto della zia e ai lavoretti fatti durante l'estate, ma ora non bastavano più quei soldi. Non con l'inizio del college alle porte, così mia madre decise di mandarci da nostro padre.
Comprendevo il motivo ma non lo accettavo non ero disposta ad accettarlo, non dopo tutto il dolore che ci aveva causato.

Bussarono alla porta che subito dopo si aprì lentamente e mi rallegrai quando vidi mio fratello entrare.
«Allora sei sveglio» dico sorridendo e facendogli segno di entrare «Scommetto che quella tazza è per me,giusto?» dico indicandola e facendogli gli occhioni dolci.
«Certo,è per te Cat» mi risponde sbuffando ma porgendomi la tazza ancora calda e piena di caffè.
«Ehi,qualcuno si è svegliato di cattivo umore oggi» dissi bevendo un sorso.
«Non far finta che vada tutto bene,sei stressata quanto me da questa situazione»
«Si,lo sono però ora dobbiamo pensare al nostro futuro,tra qualche giorno andremo al college e se nostro padre,se si può definirlo così, ci aiuterà con le spese che dovremmo affrontare ci faremo aiutare.»
«Si ma lui non ci aiuta perchè tiene a noi, lo fà perchè è obbligato» ribatte scocciato e alzando la voce.
«Lo so Alex,lo so,non possiamo fare nient'altro..vedrai che sistemeremo tutto» dico alzandomi per andare ad abbracciarlo.
«Catherine..Alexander..sbrigatevi e andatevi a preparare» urlò la mamma dal salotto facendoci staccare dal nostro abbraccio fraterno e in parte anche dai nostri pensieri.
«Dai,vai a farti la doccia,prima che la mamma perda la pazienza» dice prendendomi la tazza dalle mani e lasciandomi da sola nella stanza riuchiudendosi la porta alle spalle.

Entrai in doccia sperando la tensione sparisse ma non fu così,mi lavai velocemente l'acqua diventava sempre più fredda così uscii dalla doccia e iniziai a prepararmi.
Aprii l'unico cassetto nel quale aveevo lasciato qualche vestito,il cambio per questa mattina e qualche maglietta che ormai non mi stava più quando improvvisamente una lacrimà rigò il mio volto.
Non potevo credere al fatto che stavo andando via davvero,stavo lasciando la mamma e stavo andando a stare da mio padre,non credevo sarebbe mai stato possibile.
Scacciai via i pensieri decidendo che non mi potevo permettere altre debolezze ora, così andai davanti lo specchio, mi vestii mettendo la gonna e la camicietta che avevo deciso,mi truccai leggermente con un po di mascara, un po di fondotinta e un rossetto rosa carne,misi le Dr. Martens, feci una treccia e scesi.
Alex e la mamma mi stavano aspettando al piano di sotto seduti sul divano già con le valigie pronte davanti la porta.
«Ce l'hai fatta Catherine,mi stavo iniziando a preoccupare» disse la mamma alzandosi di fretta dal divano per poi continuare davanti la porta di casa «Il viaggio sarà lungo e vorrei vedere con i miei occhi il college prima di lasciarvi da vostro padre. Vogliamo andare?»
Io e Alex ci guardiamo con aria comprensiva ci avviciniamo alla porta d'ingresso per prendere le valigie e caricarle in macchina,prendiamo le borse e gli zaini e prima di chiudere la porta guardiamo un'ultima volta la casa.
Saliamo in macchina e partiamo, la nostra casa sempre più lontana sparisce tra gli alberi del vialetto, lasciandomi un vuoto dentro. Inizio improvvisamente a provare un'insieme di emozioni che non riuscivo più a distinguere, gioia e tristezza al ricordo di tutto quello che avevo passato in quella casa
e allo stesso tempo ero arrabbiata per mio padre e felice per l'università. Iniziavo già a fantasticare sulla mia vita al college ma il pensiero di stare vicino a lui mandava tutto all'aria.

Persa nei miei pensieri mia madre mi fece tornare in me squotendomi leggermente il braccio,mi accorsi che erano passate già tre ore quando vidi l'insegna dell'uscita dell'autostrada con la scritta "VANCOUVER".
«Siamo quasi arrivati Catherine» dice con voce calma ma stringendo il volante e guardando fissa la strada.
Odio quando mi chiama con il nome per intero, lo fà quando è nervosa e chiaramente lo è, gli si legge in faccia ma non le dico nulla, la irriterei ancora di più e inutilmente.

«Siamo arrivati finalmente!» esordisce mio fratello uscendo dalla macchina non appena la mamma spenge il motore «avevo proprio bisogno di sgranchirmi le gambe» continua stiracchiandosi e venendomi ad aprire lo sportello.
«Un gesto premuroso da parte tua» dico sorridendogli e scendendo dalla macchina.
«Allora vogliamo entrare a vedere questo college?» dice la mamma raggiungendoci e facendo strada.
Annuii e Alex fece lo stesso.
Superiamo il cancello principale e percorriamo un lungo viale che ci porta davanti ad un grande edificio rosso con una grande scritta "Washington State University Vancouver."
Attorno c'erano immense distese di prato, separate da viali e vialetti che arrivavano ad altri edifici che non avevo notato prima. Rimasi qualche secondo ad ammirare tutto quello che mi circondava e quando notai la vista stupenda che si intravedeva da un piccolo spiazzo poco distante dall'enorme edificio rosso non riuscii a trattenere un urletto. Era una vista magnifica, una distesa di verde e poi le montagne altissime ricoperte di neve e pensavo già alle foto che avrei potuto fare.
Mi girai verso mia madre e verso Alex facendogli segno di raggiungermi ma subito dopo mi accorsi che una signora sulla quarantina si stava avvicinando con un grande sorriso stampato in faccia.
Li raggiunsi e la signora dopo essersi presentata ci diede alcune informazioni e ci disse che giovedì ci sarebbe stato l'orientamento per le matricole,mia madre continuò a parlare con lei e dopo circa 10 min la ringraziammo e ce ne andammo. Mia madre mise il navigatore inserendo un'indirizzo che presumo sia quello di mio padre e in 10 min ci trovammo davanti a una cosa enorme.
Catherine stai calma ripetevo a me stessa mentre stavo gia tirando fuori le valigie.
«Ragazzi,fate i bravi,d'accordo?»
La voce di mia madre mi richiamò e quando la vidi quasi con le lacrime agli occhi la andai ad abbracciare seguita da Alex.
«Chiamatemi,scrivetemi e fatevi sentire...anche se sono lontata..sono sempre con voi» dice singhiozzando,chiaramente era difficile per lei quanto per noi. Poi si divincolò asciugandosi le lacrime e baciandoci la fronte a entrambi dicendoci che saremmo dovuti entrare e che le ci sarebbe venuta a trovarci spesso,sarebbe tutto più semplice se avessimo una macchina io o mio fratello.
«Mi mancherai mamma» disse Alex andando ad abbracciarla per poi lasciarmi fare lo stesso a me.
«Ci sentiremo tutti i giorni tesoro se ne hai bisogno» mi disse mia madre abbracciandomi forte,per poi staccarsi velocemente.
«Vi voglio bene» disse salendo in macchina e mettendo in moto.
«Anche noi!» risposimo in coro, guardando la macchina finchè non girò l'angolo.

«Ci siamo quindi» disse mio fratello facendo un grande sospiro e stringendomi la mano,ci avvicinammo alla porta e bussammo.

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Eccomi qui,questo è il mio primo capitolo,spero vi piaccia.
Fatemi sapere e commentate per dirmi cosa ne pensate :)

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