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Aspettammo qualche secondo e poi la porta si aprì, vidi mio padre in piedi e con un sorriso falso stampato in faccia che cercava di non far notare. Mi accorsi soltanto quando lo guardai dalla testa ai piedi di quanto era cambiato e mi resi conto soltando dopo qualche istante di quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che l'avevo visto. Sei anni non erano pochi, ci aveva abbandonato da un giorno all'altro, ci mise al corrente di aver avuto un'altra figlia lo stesso giorno che fece le valigie e se ne andò,
non tornando più. La notizia per mia madre quanto per me e mio fratello fu una botta al cuore,ci fece soffrire moltissimo e le cose diventarono ancora più complicate quando decise di non contribuire più a nessuna spesa.
Se non fosse per lui sarei ancora a casa mia vicino a mia madre e circondata dalle persone che amo.

«Entrate ragazzi,quanto tempo!» esordisce mio padre continuando a tenere un sorriso falso sulle labbra. Il sangue mi ribbolì nelle vene, mio fratello mi vide agitare e spezzò il silenzio al posto mio.
«Possiamo entrare?» disse facendosi spazio.
«Ma certo,accomodatevi» e si spostò da davanti alla porta per poterci far entrare.
Qualche secondo dopo ci iniziò a mostrare la casa. Era molto grande, una cucina molto spaziosa dava su un salone enorme e un piccolo corridoio portava ad uno studio con delle enormi librerie sui lati, una stanza degli ospiti e un bagno.Salendo al piano di sopra ci mostrò le nostre stanze.
«Queste sono le vostre stanze ragazzi, spero che vi piaccia come le abbiamo sistemate io e Paula» disse aprendo le porte «Se volete cambiarvi io vi aspetto al piano di sotto, andiamo a cena fuori questa sera come una famiglia, ci saranno anche Paula e Beatrice» proseguì in tono calmo.
«Proprio tu parli di famiglia» dico alzando la voce e sbattendomi la porta della mia nuova camera alle spalle. Ma che problemi aveva? Come poteva far finta di niente? Parla di famiglia quando è stato lui a distruggere la nostra. Feci respiri profondi provandomi a calmare, ma la rabbia si stava iniziando a mischiare con il dolore dell'abbandono e decisi di fami una doccia sperando che quei pensieri uscissero dalla mia testa con la stessa velocità e facilità con cui ci erano entrati. Aprii la valigia e tirai fuori alcuni vestiti appendendoli all'armadio, li guardai attentamente provando a decidere quale sarebbe stato più adatto alla serata e infine optai per un vestito rosa chiaro non troppo corto . Scelto il vestito entrai in doccia e mi rilassai. Anche se non mi andava affatto di passare del tempo con mio padre e la sua nuova compagna, infondo speravo che mio padre fosse cambiato e iniziavo a pensare al fatto di dargli un'altra possibilità. Uscii dalla doccia e mi vestii, lasciai i capelli sciolti, mi sistemai di nuovo il trucco e misi
un paio di ballerine.Rimasi qualche altro secondo davanti lo specchio, pensando a come avrei dovuto comportarmi alla cena, di sicuro avevo iniziato con il piede sbagliato sbattendo la porta in faccia a mio padre, ma decisi di provarmi a comportare in modo civile. Feci un bel sospiro e scesi di sotto.
Mio padre era in cucina e mi rivolse uno sguardo rimanendo in silenzio mentre mi andai a sedere su uno dei grandi divani del salone, dopo pochi minuti scese mio fratello, non avrei resistito un secondo in più a quel silenzio.

«Bene,dato che siete pronti direi di andare.» mio padre prese le chiavi della macchina si infilò una giacca e si avviò verso la porta.
Entrammo in macchina e io rimasi in silenzio durante tutto il traggitto, con lo sguardo perso a guardare i paesaggi dal finestrino, per fortuna mio fratello iniziò a parlare di football con mio padre e dato che io non capivo un bel niente il mio silenzio passò inosservato.

Una volta arrivati e scesi dalla macchina mi iniziai a guardare intorno, eravamo in una via molto trafficata, era piena di locali e ristoranti.
«Philip, Philip, siamo qui!» disse una voce in lontananza, mi girai di scatto e vidi una donna molto alta (a causa dei trampoli che portava ai piedi) che agitava una mano per aria per richiamare l'attenzione,che però mi si spostò subito su una bambina riccioluta che teneva per mano dall'altro lato. Mi bloccai in mezzo alla strada e una strana sensazione attraversò il mio corpo,un misto tra paura e curiosità con un pizzico di malinconia.
«Finalmente ho il piacere di presentarvi Catherine e Alexander» disse mio padre richiamando la mia attenzione. E in meno di un batter d'occhio mi trovai davanti Paula che sembrava non star più nella pelle di presentarsi.
«Sono così contenta di conoscervi» esordisce provando ad abbracciarmi ma senza grande riuscita.
«Sono Paula e lei è Beatrice» continua indicando la piccola bimba che le stava attaccata alla gamba.
Mi abbassai leggermente fino a poterla guardare negli occhi. «Piacere Beatrice» dico porgendogli la mano con un grande sorriso,con mio stupore la prese e ricambiò il sorriso.
Dopo le presentazioni, entrammo al ristorante, ci sedemmo io e mio fratello accanto, Paula e Beatrice davanti a noi e mio padre a capotavola ordinammo e poco dopo iniziammo a mangiare. Gli argomenti principali della serata erano la scuola, il lavoro e cosa avremmo voluto fare dopo il college io e Alexander.
Al contrario di mio fratello che participò vivamente ai discorsi, io rimasi per lo più in silenzio.
Non mi sentivo a mio agio e il mio sguardo si posò su Beatrice che come me era rimasta in silenzio per la maggior parte del tempo, quando alzò lo sguardo mi mostrò un sorriso che ricambiai immediatamente.
«Tu vivi con noi adesso? Sei mia sorella?» disse rivolgendosi a me. Mi cascò la forchetta sul piatto quando udii quelle parole uscire dalla sua bocca e improvvisamente tutti si girarono verso di me, rimasi in silenzio per qualche secondo non sapendo cosa rispondere e il panico prese il sopravvento. Cosa avrei dovuto risponderle?
Per fortuna mio fratello accorse in aiuto «Si Bea. Verremo a vivere con te.» disse facendo un sorriso sincero.
«Che bello» esultò mostrando per l'ennesima volta il suo sorriso.
Tutti ridacchiarono e solo dopo mi accorsi che le mancava un dentino. Nonostante le loro risate e la tensione che pian piano iniziava a sparire mi sentivo ancora a disagio ancora di più dopo le domande fatte da Beatrice a cui non ero riuscita a rispondere, era troppo per me, mi sentivo mancare l'aria e ancora di più la terra sotto i piedi. Mi alzai scusandomi e uscii di fretta fuori dal ristorante, così in fretta che urtai per sbaglio contro qualcuno che a quanto pare non si era accorto di me.

«S-s-scusa» dissi balbettando provando a spostarmi da tutta quella folla. Ma un braccio mi afferrò tenendomi ferma.
«Ma cosa vuoi?» dissi urlando e girandomi per vedere chi era a trattenermi in quel modo.
I miei occhi si scontrarono con quelli verdi di un ragazzo, poi su il suo sorriso incorniciato dalle sue labbra carnose e sul pircing con cui stava giocando. Mi mancò il respiro.
«Oh non voglio assolutamente niente» rispose facendo una smorfia «però fai attenzione la prossima volta» concluse.
«Vabene,ti ho chiesto scusa,ora mi vuoi lasciare il braccio?» domandai con un filo di voce.
Mi trovavo sempre più in imbarazzo, in altre circostanze mi sarei staccata io ma qualcosa nella sua presa mi faceva calmare, come se il mio corpo improvvisamente si rilassò e il mio cervello azzerò tutto concentrandosi soltanto su di lui.
«Jace,ti vuoi muovere?» una voce urlò e lui si staccò di colpo,guardandomi un'ultima volta per poi sparire tra la folla.

Rimasi fuori dal ristorante un'altro po' per poter assimilare tutto quello che era successo, ma quando decisi di rientrare vidi che gli altri si erano già alzati e stavano venendo verso di me. Diciamo che la serata sarebbe potuta andare meglio. Salimmo in macchina e tornammo verso casa, era stata davvero una giornata pesante. Una volta arrivata a casa riuscii soltanto a dare la buonanotte a tutti, per poi mettermi sul letto e addormentarmi in un sonno profondo.

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