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«Ehi ma che fai, dai lasciami, so camminare da sola»
«Sei ubriaca lascia almeno che ti apri lo sportello» disse tirando fuori le chiavi e aprendo la macchina.
Era un gesto così carino da parte sua, vederlo per una volta così gentile e non con la sua solita aria arrogante, era piacevole.
Perchè dico queste cose? Ok, sono ubriaca.
In macchina, la musica che proveniva dallo stereo era sempre più alta e la testa girava sempre più ad ogni curva, così appoggiai la testa al finestrino chiudendo gli occhi nella speranza che finisse presto.
«Ti senti male?» disse appoggiando una mano sulla mia gamba, ritraendola subito.
Al suo tocco aprii subito gli occhi, le sue mani erano fredde sulla mia pelle e un brivido lento attraversò il mio corpo.
«Si,sto bene. Mi gira soltanto un pò la testa»
«Vuoi che ti accompagni alla porta? Ce la fai a salire da sola?» chiese spegnendo la macchina.
«Si che ce la faccio, grazie del passaggio» e uscii dalla macchina.
Mi rendevo conto che avevo la camminata da ubriaca e il solo pensiero di esserlo davanti a Jace mi faceva vergognare, speravo soltanto che nel buio del vialetto non si notasse tanto.
Nel cercare di aprire la porta le chiavi mi caddero per terra e raccoglierle per me fu più complicato del previsto, tanto che caddi a terra come una pera. Iniziai a ridere di cuore tanto da avere le lacrime agli occhi, quando una mano mi alzò su e i mie occhi si incrociarono per l'ennesima volta con i suoi .
«Forza, ti aiuto io» disse stringendomi la vita in modo da non farmi cadere.
«Grazie Jace» dissi appoggiandomi a lui e cingendo un braccio attorno al suo collo.
«Mi aiuti a salire le scale?» chiesi un pò in imbarazzo.
Non ricevetti risposta da lui, ma pochi secondi dopo mi trovai in camera mia.
«Cat, ti serve qualcosa o posso andare?» chiese continuandomi a guardare dritto negli occhi come era suo solito fare.
Posso andare? Che avrei dovuto rispondere?
La mia testa continuava a dirmi cento cose diverse.
Ero sola a casa e se mi fossi sentita male non ci sarebbe stato nessuno ad aiutarmi.
Ma se gli chiedessi di restare forse le mie intenzioni potrebbero essere fraintese.
«Guarda che se vuoi, rimango a farti compagnia finchè non ti addormenti» disse come ad avermi letto nel pensiero.
Annuii leggermente e dissi un timido «Grazie.»
Mi tolsi le scarpe con molta difficoltà e mi stesi sul letto. Jace era in piedi a girovagare per la stanza , probabilmente per farsi i cavoli miei, il che mi dava fastidio ma non ero in condizioni da potermi arrabbiare con lui, così lo lasciai fare.
«È il tuo ragazzo?» disse Jace avvicinandosi a me con una foto in mano.
Riuscii soltanto a ridergli in faccia e lui sembrava avesse cambiato espressione, sembrava si stesse arrabbiando e forse lo era, ma senza motivo.
«No» risposi dopo aver ripreso fiato e provando a restare seria.
«E chi è allora?»
«Mio fratello» risposi senza chiedergli il perchè gli interessasse tanto, anche se mi piacerebbe molto saperlo. Non sembrava che la mia risposta lo convincesse ma sospirò andando a poggiare la foto sulla scrivania.
Chiusi gli occhi provando ad addormentarmi e fortunatamente l'alcol nel mio corpo prese il sopravvento sui miei pensieri permettendomi
di farmi addormentare, crollando in un sonno profondo.

La mattina dopo quando mi svegliai Jace non era in camera, saltai giù dal letto e mi affacciai nella speranza di trovare ancora la sua macchina di sotto ma non fu così. Andai di sotto in cucina per bere del caffè e i ricordi della sera precedente mi riaffiorarono alla mente.
Jace era stato molto gentile e dolce ieri sera, era diverso , ma come potevo esserne sicura se lo conoscevo appena?
Dopo una doccia che mi aveva dato il tempo necessario per continuare a pensarlo decisi di vestirmi e di uscire in cerca di mio fratello che ancora non era tornato. Presi l'autobus e arrivai al campus, la macchina del suo amico era ancora lì parcheggiata e mi accorsi che quella di Jace era proprio accanto. Entrai e continuai la mia ricerca che non sapevo più se si concentrasse su Alex o Jace.
Scrissi un messaggio a mio fratello che continuava a non rispondere e ripresi a camminare fino ad arrivare davanti a un grande campo da basket dove lo vidi intento a fare canestro.
«Ero preoccupata per te Alex» dissi correndogli in contro per abbracciarlo.
«Cat sto bene non preoccuparti» rispose tranquillizzandomi e provando a staccarsi da me. «Finisco la partita e torniamo a casa,ok?»
Annuii e mi andai a sedere ad una panchina poco lontana dal campo, perdendomi nei miei pensieri e scrutando il prato nella speranza di vedere Jace, ma non fu così.
Una volta tornati a casa e dopo aver pranzato andai in camera per mettermi a studiare, mi portai avanti con lo studio e dopo 3 ore abbondanti passate sui libri decisi di prendere una pausa per chiamare la mamma in modo da aggiornarla.
Gli raccontai tutto quello successo durante la settimana, tralasciando gli eventi dell'ultima sera, lei sembrava molto contenta per la scuola e un po' meno per le discussioni avute con mio padre, ma come al suo solito mi consigliò di rimanere tranquilla e pensare positivo. Parlammo del più e del meno per altri 5 min e una volta riattaccato il telefono decisi di andare a fare una doccia prima di cena.

L'acqua era calda, forse un po' troppo, decisi di uscire soltanto quando per la mia pelle era diventato insopportabile tutto quel calore.
Presi l'asciugamano e una volta uscita mi vestii velocemente con un semplice leggings e una maglietta lunga bianca.
Sentii bussare ma non era qualcuno dietro la porta, girai su me stessa per capire chi era a bussare e da dove lo faceva.
Improvvisamente vidi Jace in piedi, proprio davanti alla finestra, che giocava nervosamente con il suo piercing mordicchiandosi il labbro, facendomi venire voglia di fare lo stesso.
Arrossii al pensiero che potesse avermi visto nuda ma il suo battere sempre più forte sul vetro mi innervosì e andai ad aprire.
«Ma che ci fai qui? Devi smetterla di piombare così in camera mia!»
«Non penso che ti dia così tanto fastidio come vuoi far vedere, ma va bene.» disse entrando e piazzandosi davanti a me guardandomi fissa negli occhi e con le braccia incrociate.

Mi pentii subito di avergli detto di non venire più, non mi aveva mai rivolto parola o dato attenzioni quando eravamo in pubblico, anzi mi ignorava, come se non esistessi proprio e quelle piccole conversazioni e momenti passati insieme erano avvenute grazie a lui.

«Quindi, che ci fai qui?» chiesi provando a non pensare al fatto che probabilmente sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto in camera mia.
«Niente, volevo chiederti se volevi unirti a noi questa sera, Sophie mi ha fatto venire qui perché non rispondevi al cellulare» disse allontanandosi da me. «Vuoi venire?»
Il mio cervello non rispose più ai miei comandi.
Mi stava chiedendo di uscire con lui?
Cioè con loro, ma era lo stesso, averi passato comunque un'altra serata in sua compagnia.
«Ok, sarà divertente» decisi di rispondere per non far vedere la mia felicità.
«Allora muoviti, finisci di prepararti» concluse.
Decisi di lasciare i leggings e la maglietta lunga aggiunsi una giacchetta di pelle e le mie amate Dr. Martens, misi un po' di mascara e dissi di essere pronta.

Uscimmo di casa e in macchina calò il silenzio, per fortuna eravamo quasi arrivati al pub, con gli altri quell' imbarazzo sarebbe sparito ma non fu così perchè una volta entrati non c'era ombra di Sophie, Gabriel o chiunque altro.
Jace si andò a sedere e mi fece segno di seguirlo cosa che feci, ordinammo e iniziammo a mangiare.
«Vuoi una birra?» mi chiese Jace
«No grazie non penso sia una buona idea, non dopo ieri sera..»
«Sei molto più simpatica da ubriaca in effetti» affermò lui con disprezzo come se volesse colpirmi dritto al petto e ci riuscì.
Ogni pensiero, fantasia o speranza fatta su di lui sparì improvvisamente.
Era tornato lo stronzo di prima, o forse ero solo io a essermi illusa che lui non lo fosse.

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