Capitolo 11

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Un solitario raggio di sole che filtrava tra la fessura delle tende del soggiorno colpiva Lucy dritta in un occhio, facendola svegliare tra mugolii e brontolii.

<<Dove mi trovo..?>> Chiese con voce roca, rigirandosi sul divano di pelle sulla quale era distesa. <<S-sono svenuta un'altra volta…?>> Sussurrò mentre si alzava con la testa ancora intontita. <<Dove sono gli atri? Staranno dormento…?>> Si domandò mentre raggiungeva la finestra del salotto e scostava le tende, in modo da poter osservare il sole che aveva quasi completato il suo corso nel cielo.

<<Saranno almeno le cinque… devo tornare a casa, mamma sarà preoccupatissima…>> Disse mentre si voltava e frugava nel portaoggetti appoggiato su un tavolino di cristallo. <<Bingo.>> Esclamò entusiasta mentre sollevava un mazzo di chiavi. <<Mai sottovalutare un'umana.>> Concluse sorridendo mentre pensava alla faccia arrabbiata di Ethan e si avviava alla porta, pronta ad affrontare qualsiasi scenario avrebbe trovato al fuori di essa.

<<Pensavo di essere più lontana…>> Disse mentre sorrideva tra se e se aprendo la porta blindata dell’appartamento di sua madre. <<Invece…. Ero ancora nei dintorni del condominio, mi è bastato solo prendere il bus…>>

<<Sono a casa.>> Urlò aspettandosi una risposta che tardava a venire. <<Strano… non risponde, eppure dovrebbe essere già qui…>>

La ragazza mentre aspettava il ritorno della madre si guardò intorno, osservando il piccolo mobiletto d’ingresso con le sue centinaia di foto. <<Quindi mamma….>> Sussurrò mentre prendeva una cornice che conteneva lei che andava in bici. <<Tutto il mio mondo è davvero una bugia?>> Chiese mentre scoppiava in lacrime, e scagliava l’oggetto addosso al muro, rompendolo. <<Questi ricordi…. Sono solo una fiaba che serviva a proteggermi da qualcosa?!>> Urlò disperata mentre con un gesto secco gettava a terra il resto delle cornici. <<Cosa mamma? Rispondimi. Che cosa sono io?!>> Sussurrò mentre prendeva una piccola foto, nascosta nell’angolo del mobiletto. <<Che cosa sono…?>> Chiese la ragazza mentre prima si portava al petto la cornice che raffigurava lei con solo pochi giorni di vita, e poi la scagliava a terra. <<Oh mamma…>> Sussurrò mentre si lasciava cadere a terra, e in mezzo a frammenti di vetro, legno e carta afferrava una busta piccola e minuta, color rosa confetto, che spuntava proprio dal retro dell’ultimo riquadro di legno che aveva distrutto.

Rumori di serrature che si aprivano rimbombarono attraverso la casa silenziosa, annunciando il rientro di un’anima spenta e grigia che con passo felpato e occhi semi chiusi si era trascinata fino in salotto, per poi buttarsi sul divano e coprirsi gli occhi con il palmo della mano.

<<Così tu lo hai sempre saputo.>> Esordì Lucy mentre con fare glaciale osservava Annabeth che si ridestava con un mezzo grido.
<<Tu qui?>> Sussurrò di rimando la madre mentre con troppa foga si alzava dal divano e quasi perdeva l’equilibrio mentre cercava di abbracciare sua figlia.
<<Stammi lontana.>> Disse la ragazza mentre si scostava di lato e evitava la magra figura che le stava venendo incontro. <<Sapevi già tutto… vero…? Eri già pronta a gettarmi in pasto ad un mondo che non conoscevi… Pronta per liberarti di un fardello che non doveva nemmeno nascere…>> Concluse Lucy con una smorfia disgustata, mentre sbatteva in faccia alla madre la piccola busta rosa confetto.
<<Stai fraintendendo…>> Cercò di ribattere la povera donna, che nel giro di poci giorni sembrava invecchiata di anni. <<Ho fatto tutto questo per proteggerti… Ho costruito un passato… tutto per non farti mancare niente… Ho persino costruito la versione perfetta di un marito… Ho amato Percy dal primo istante in cui l’ho creato, e di questo non devi rimproverarmi.>> Disse Annabeth concludendo con più vigore di prima. <<Quella lettera non diceva nulla di te, nulla sul tuo oscuro passato, bambolina, eppure io ti ho accolto… nonostante qua sopra.>> Sussurrò mentre si stringeva il piccolo pezzo di carta al petto. <<Ci fosse scritto che tu eri un demone, e che un giorno avresti fatto grandi cose, lasciandomi sola dopo sedici lunghi anni passati ad accudirti.>>

Lucy, che aveva ascoltato quella che fino a qualche giorno fa credeva la sua vera madre, si ridestò da una sorta di trance che l’aveva accompagnata durante tutto il discorso di Annabeth. <<Tutto mi è crollato addosso…>> Sussurrò mentre si guardava le mani tremanti. <<Ho scoperto di non avere un passato, dei genitori e men che meno una strada da seguire…>>
<<Resta con me...>> Tentò un azzardo la donna, che improvvisamente ebbe un guizzo di speranza che le trapassava gli occhi.
<<Non posso.>> Troncò Lucy con freddezza. <<Devo trovare da sola lo scopo nella vita, e di sicuro non lo raggiungerò qui…>> Concluse mentre si avviava verso camera sua voltando le spalle alla madre. <<Mi dispiace per le foto, le ho gettate via tutte… ma tanto non avevano nessun valore, vero?>> Domandò senza nemmeno aspettarsi una risposta e asciugandosi una lacrima che scendeva silenziosa lungo il viso.

Dopo quasi sedici anni di vita tutto si concluse con uno sterile abbraccio. Dato da una figlia che aveva visto crollare tutte le sue certezze in una volta e da una madre che aveva vissuto gli ultimi decenni in una menzogna gigantesca.

Chiudendosi quella porta blindata alle spalle Lucy non abbandonava solo il suo finto nido, ma abbandonava se stessa. Quella ragazza che l’aveva spinta ad andare a quella maledetta festa, e che aveva rivoluzionato la sua intera esistenza.

<<E così è tutto finito…>> Sussurrò a se stessa mentre chiudeva il portone di quella che per sedici anni aveva chiamato casa, e si apprestava ad attraversare le vie buie in attesa di trovare un bed and breakfast.

<<Oh no zuccherino, è appena incominciata.>> Disse qualcuno alle sue spalle. <<Dormis daemon.>> Sussurrò qualcun altro, mentre Lucy veniva condotta con la forza nelle braccia di Morfeo. 

*Spazio autrice*
Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo... e soprattutto grazie per tutte le visite che riceve questo libro c':
Shiro_hebi

Bloody Tears {In Revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora