capitolo trenta

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SCUSATEMI PER L' IMMENSO RITARDO,
MA ADESSO LAVORO Più ORE,
E SONO TALMENTE OCCUPATA CHE
LA SERA SONO DISTRUTTA,E
NON HO IL TEMPO PER AGGIORNARE.

BUONA LETTURA
E BUON FINE
SETTIMANA A TUTTI :)

STILES

Appena vedo quell'uomo il piccolo incomincia a scalciare a più non posso; mio marito e rigido come una pietra e vedo che lo guarda con uno sguardo pieno di rabbia, sto per chiedere chi è quest'uomo ma Derek, mi precede, << Stiles va dentro. Io arrivo fra meno di due minuti >>, sto per ribattere, ma dal suo sguardo capisco che è meglio non farlo, così con calma e fatica entro in casa.

Mi appoggio alla porta e porto una mano sul pancia, cercando di far calmare il piccolo, ma non ci riesco almeno per il momento. Li sento da dentro da dentro che parlano, o almeno quell'uomo ci sta provando, ma sento l'odore di rabbia di Derek, fin da qui, non ho ancora sentito la sua voce, il che mi preoccupa.

Sento un ringhio basso, << Perchè sei qui? La mamma prima di morire ha dovuto rimettere insieme tutti i cocci della nostra vita dopo che tu te ne sei andato. Perchè sei tornato adesso? Non potevi rimanere dov'eri fino a ieri? Non ci sei stato quando è morta la mamma e nemmeno quando è morta Laura. Non ci hai più voluto, quindi se permetti non ti voglio io adesso nella mia vita >>, mi scappa una lacrime a quelle parole, e mi sposto di poco dopo che ho sentito i passi di Derek.

Appena entra si chiude la porta dietro di sè, e viene ad abbracciarmi. Gli stringo forte la maglia, e inizio a piangere, non so se le mie lacrime sono dovute alla stanchezza o a quelle parole, o tutti e due le cose insieme, ma sta di fatto che adesso sono qui, che sto piangendo peggio di un bambino.

Mi lascia un bacio sui capelli, e inizia a massaggiarmi la schiena. Il bambino comincia a scalciare ancora di più facendomi emettere un lieve gemito di dolore; << Vieni ti porto a letto >>, si stacca da me, e mi conduce verso la nostra camera; ci spogliamo e ci infiliamo sotto le coperte, mi accocolo sul suo petto, cercando di calmarmi, ma l' odore di rabbia e tristezza che emette Derek, mi rendono ancora più nervoso. Cerco di non dirgli nulla, ma a quanto pare il mio filtro cervello – bocca e partito per la tangente; << Amore non voglio avere delle spiegazioni su chi sia quell'uomo, ho capito che è tuo padre, ma penso che almeno avresti dovuto farlo parlare, in modo che ti spiegasse perchè non c'è stato in tutti questi anni >>, Derek mi lancia uno sguardo duro e si appoggia sulla schiena, fermandosi a guardare il soffitto, << Stiles, non ne voglio parlare. Voglio solo che rimanga fuori dalle nostre vite, e da quella di Cora e Peter. Non mi interessa che cosa ha fatto in tutti questi anni, l' unica cosa che so è che non c'è stato >>, cerco di rispondere a quelle parole, ma non mi viene in mente nulla. In effetti tutti i torti non li ha; non so se sarei riuscito ad andare avanti come ha fatto lui, se mio padre avesse fatto una cosa del genere.

<< Der, puoi rimetterti come prima? Il bambino sta scalciando a più non posso, e a me, fa male la schiena >>, si rimette come prima e inizia a massaggiarmi la parte bassa della schiena, il piccolo piano piano, inizia a scalciare sempre meno, fino a smettere del tutto, << Grazie. Si è calmato adesso. Lo so che non ne vuoi parlare, ma almeno senti quello cha ha da dire tuo padre >>, rimane zitto alle mie parole e dopo qualche secondo mi lascia un bacio sulla fronte, << Ci penserò. Ne parlerò con gli altri, ma ad una condizione >>, alzo la testa a quella proposta e lo guardo annuendo alle sue parole, << E sarebbe? >>, << Tu, ragazzino logorroico, verrai con me, quando ci parlerò >>, ci penso su un attimo e gli rispondo << Non credi che dovreste essere solo voi della famiglia Hale? >>, mi stringe più forte a sè, << Dimmi se sbaglio. Sbaglio o tu porti il mio cognome? E poi questo piccolino nascerà, sarà anche lui un Hale. Stiles siete voi la mia famiglia adesso >>. Struscio il naso sul collo, e appena sento il suo odore, qualcosa dentro di me scatta, non so cosa sia, ma mi sento come se io gli appartenessi, penso che sia una cosa da lupi, << Va bene, faremo questa cosa insieme >>, dico d' istinto.

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