Petali e spine

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Ma non potevo mandare a monte questa occasione.

Mi incamminai con Erik verso quello che scoprii poco più tardi essere il giardino botanico dell'Università.
Un'ampia porta di vetro si apriva su migliaia, e non esagero, migliaia di piante e fiori di ogni specie.
Ce n'erano di grandi con fusti sottili, di basse con tronchi spessi, bonsai, fiori rampicanti, esotici, piccoli, grandi, colorati, monocolore, in fiore e ancora in boccio, esotici e autoctoni.
Insomma una grande varietà di colori e forme.
Probabilmente se qualcuno mi avesse vista in quel momento si sarebbe messo a ridere per la mia espressione basita, ma era davvero uno spettacolo mozzafiato!

"Vieni, voglio mostrarti una cosa."
Disse Erik prendendomi la mano.
Mi lasciai guidare da lui estasiata da tutte quella bellezza che mi circondava.
Sarei dovuta essere forse più prudente, in fondo nemmeno lo conoscevo e come posto era piuttosto isolato, ma in quel momento non pensavo potesse avere cattive intenzioni.

"È molto bello qui. Ma ci possiamo stare? O violiamo qualche tipo di regola? Sai sono appena arrivata non vorrei essere buttata fuori..."

Con la sua risata mi interruppe.

"Tranquilla non stiamo violando nessuna regola. Ho le chiavi perché seguo il corso di botanica e perciò questo oltre ad essere un mio rifugio è anche un posto di lavoro."

Non me lo vedevo proprio con uno di quei grembiuli verdi da giardiniere, con i guanti e le cesoie in mano a sporcarsi di terra e a faticare tagliando rami, potando piante e dando il concime ai fiori.
Me lo immaginavo più tipo da pallavolo in riva al mare, ad ammaliare tutte le ragazze con il suo fisico scolpito perfetto.

Ma cosa dici! Non devi pensare queste cose. Ricordati solo perché sei qua e non distrarti.

Con Erik era facile estraniarsi dal mondo reale, ogni volta che mi trovavo in sua compagnia o presenza o ero in situazioni imbarazzanti oppure mi sembrava di vivere in una dimensione parallela.

Si fermò di colpo davanti a un roseto.
C'erano rose di ogni tipo e sfumatura.
Lo vidi prendere una forbice ricurva e tagliarne una bianca.
Me la porse.

"Vedi Angel, tu sei come questa rosa. Pura e incontaminata. Non dovresti voler a che fare con me, non sono il tipo di persona con il quale una ragazza come te dovrebbe essere amico. O qualcosa di più. Io le ragazze brave come te le tratto male, alla fine vi innamorate tutte e si perde un rapporto di amicizia quasi nemmeno nato. Le ragazze non vogliono mai essere solo mie amiche. Finiresti con il soffrire. Perciò è meglio se mi stai lontano."

Non potevo credere alle mie orecchie.

Antipatico egocentrico con un ego spropositato che non sei altro! Te la faccio vedere io la bella addormentata che cade ai tuoi piedi! Vuoi giocare? Bene, ma fai attenzione a non giocare con la persona sbagliata!

"Tranquillo Erik, io non sono come le altre. Tu non mi interessi, voglio davvero essere solo tua amica, non sei il mio tipo."

"Ah no? E come sarebbe il tuo tipo?"
Chiese sorridendo. Quasi divertito. Come se sapesse di essere ciò che le ragazze desiderano o non possono fare a meno di guardare.

Sospirai.

"Il mio tipo ideale è un bravo ragazzo, intelligente, non montato, che mi voglia bene e che sia simpatico."

Tutto l'opposto di te insomma.

Mentre parlavo intanto Erik si era avvicinato. Molto.

"Ne sei sicura?" Mi sussurrò in un orecchio.
Un brivido percorse la mia schiena. Cercai di muovermi e allontanarmi ma era impossibile, come se la forza di gravità mi impedisse di reagire.
Si mise a ridere. Di nuovo.

"In questo momento potrei fare quello che voglio..."
Lo guardai dritto negli occhi.

"Voglio essere tua amica, Erik. Dammi la possibilità."

Mi allontanai e allungai la mano.

"Amici?"

"Amici."

Disse stringendomela.

Non potevo sapere quanto mi sarei pentita di quella scelta.

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