Bugie

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Era davvero un gran bel casino!

Cercai con passo svelto di arrivare il più in fretta possibile in biblioteca. Avrei dovuto trovare una scusa plausibile a cui Erik avrebbe potuto credere.
D'altra parte eravamo amici, no? Anche se gli avessi detto la verità non sarebbe successo nulla.
Eppure dentro di me qualcosa mi frenava così tanto da farmi pensare a un'altra scusa da dirgli.
Non volevo che sapesse che ero con Ryan.
Avevo paura che iniziasse a fare le sue battutine... ma la cosa che più mi spaventava era che magari, se avesse intuito il mio interesse per Ryan, si sarebbe allontanato da me.
E questo era da evitare a tutti i costi.
Doveva fidarsi di me.

Spalancai la porta della biblioteca e per poco non travolsi uno studente con una pila di libri in mano.
Mi scusai e mi soffermai a cercare Erik con lo sguardo.
Lo vidi seduto ad un tavolo, con un'aria così concentrata su quello che stava leggendo da neanche accorgersi del sole che colpiva il suo viso risaltandone il profilo perfetto.
Alzò lo sguardo e mi vide imbambolata.

"Hai intenzione di sederti o vuoi stare lì ad ammirare la mia bellezza?"
Disse con quel suo solito modo di fare strafottente e troppo sicuro di se.

Spostai la sedia e mi sedetti vicino a lui. Dal tanto che ero vicino potevo sentire il suo profumo che era al tempo stesso forte-deciso e dolce-aspro con una punta di agrumi.

"Mentre ti aspettavo ho iniziato a scegliere alcuni monologhi che potrebbero interessarti" e mi passò una serie di fogli scritti con bella calligrafia.
Davvero aveva perso tutto quel tempo a trascrivere le trame dei monologhi tra i quali avrei dovuto scegliere il mio?
Il primo era di FEDRA personaggio femminile principale dell'opera di Euripide, Ippolito portatore di corona.

"Sapere qual è la cosa giusta da fare, ma non riuscire ugualmente a compierla perché la forza della passione amorosa è incontrastabile: questo è il dramma di Fedra. La donna è innamorata del figliastro e per ovvie ragioni non può nemmeno ammettere di provare questo sentimento. L'unica alternativa alla vergogna è la morte, perciò questa sarà la decisione finale dell'eroina tragica."

Lessi ad alta voce.
Alzai un sopracciglio. Amavo molto Euripide però non mi rispecchiavo tanto in quel personaggio.
Passai al foglio successivo.

"LADY MACBETH da "Macbeth" di Shakespeare.
In questa storia, la moglie del protagonista è la vera cattiva, perché è lei che incita Macbeth a commettere i più sanguinosi delitti pur di salire al trono. E se il marito ogni tanto è incerto e sembra pentirsi, lady Macbeth cede al rimorso solo alla fine, quando la visione del sangue delle vittime comincia a perseguitarla e non la lascia dormire la notte.
Nel suo monologo finale, il senso di colpa si trasforma in pazzia e la sua mente cerca di combatterlo, ma senza riuscirci"

Scelta interessante. Ti sta dando forse della pazza? O di quella che vuole rendere il suo uomo succube? O forse crede che tu sia molto brava perché è un monologo molto difficile da recitare.

Guardai Erik e scossi il capo. Non mi convinceva.

"Sapevo che nessuno di questi avrebbe rispecchiato la tua personalità. Anche se fai la dura secondo me sotto sotto sei un'inguaribile romantica..." e mentre pronunciava le ultime parole mi passò l'ultimo foglio e non appena vidi il titolo non potei fare a meno di sorridere. Forse lo avevo sottovalutato, riusciva a capire le persone meglio di quello che pensavo. E io che credevo di essere un libro chiuso, impossibile da capire.

"GIULIETTA, da Romeo e Giulietta di Shakespeare. Un amore pieno di insidie e spargimenti di sangue che porterà due giovani a rischiare tutto pur di essere felici insieme. Tradimenti e menzogne. Amore e odio. Giulietta dopo aver cercato di reprimere i suoi sentimenti, pur consapevole del fatto che sia un amore sbagliato, si lascia trasportare dalle emozioni che la porteranno alla morte insieme al suo amato."

Era da sempre stato il mio romanzo preferito in assoluto, pieno di significati simbolici e emblema dell'amore impossibile che supera tutti gli ostacoli.
Erik aveva proprio azzeccato.
Non avrei potuto scegliere un monologo migliore o che meglio mi rappresentasse.
Che rappresentasse il mio lato romantico e sognatore con quello che deve fare i conti con la realtà non sempre piacevole o facile da affrontare.

"Va giusto bene che la parte di Romeo l'ho studiata per una rappresentazione teatrale che si è svolta lo scorso inverno, quindi non avremo problemi e non dovrò perdere tempo a studiare nuovi bravi. In questo modo potremo concentrarci su di te e avrai un ottimo voto. Senza contare che potrai passare molto tempo con me senza nemmeno dover cercare scuse.
Scuse che tra l'altro mi dovresti, dato che ti ho aspettata per quasi un'ora. Dove diavolo ero finita?"

Ecco la domanda che più al mondo temevo in quel momento. Era partito bene, mi ero quasi incantata ad ascoltarlo mentre diceva che mi avrebbe aiutata a migliorare e che avrei avuto il massimo dei voti, ma poi aveva rovinato tutto indagando sul mio ritardo. Così decisi di non mentire, optando per omettere qualche particolare.

"Ero a pranzo con un'amica...solo che ci siamo messe a parlare e sai come siamo noi ragazze...un argomento tira l'altro e non ci siamo accorte dell'ora che si era fatta."

Non mi sembrava troppo convinto ma per fortuna non fece ulteriori domande. E questo fu un punto a suo favore.
Si vede non gli interessava più di tanto.

Passammo il resto del pomeriggio a rileggere i passaggi principali della tragedia sottolineando i punti salienti, finché un ragazzo con l'aria da secchione - che poi capii essere il responsabile della biblioteca - ci disse che l'orario di apertura era finito. Solo allora notai che fuori dalla finestra aveva iniziato a farsi buio e che il sole stava tramontando.
Il tempo era davvero passato veloce in sua compagnia. Avevamo lavorato bene e ci eravamo portati avanti.
Eppure da quando lo avevo conosciuto non avevo ancora saputo nulla di lui.
Non che la cosa mi interessasse, ma un pochino ero curiosa.
Presi i miei libri, appunti e astuccio e li misi dentro la borsa. Chiamai a casa per avvertire che sarei arrivata a breve e mi incamminai verso l'uscita, dove, con mio rammarico, trovai Erik in dolce compagnia.
Non appena il ragazzo che ci aveva fatto capire di levare le tende se ne era andato Erik aveva preso le sue cose ed era andato a mettere al loro posto sugli scaffali i libri che avevamo consultato. E poi evidentemente aveva trovato la strega, o magari si erano dati appuntamento.
Dalla faccia che fece non appena mi vide andare verso la loro direzione -panico forse?- capii che si erano incontrati per caso e che lei non avrebbe dovuto sapere che avevamo passato il pomeriggio insieme.
Dato che Afrodite mi dava le spalle e non mi aveva vista, decisi di svignarmela il più in fretta possibile.
Feci un cenno di saluto con la mano a Erik e uscii dall'edificio.

Era stato un bel pomeriggio.
Ma senza dubbio ero stata proprio una stupida. Avevo mentito a Ryan, avevo mentito a Erik e chissà perché ci ero rimasta male quando lo avevo visto con la sua ragazza. Non mi sarei dovuta stupire del suo comportamento, eppure il non poterlo salutare mi infastidiva.
Il giorno dopo avrei fatto bene a dirgli che il monologo lo avrei fatto con il mio amico e non con lui, non avrei potuto sopportare altre situazioni del genere.

Che situazione complicata!

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