Decimo Capitolo.

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Io pensavo che scherzasse quando mi ha detto 'Andiamo in aeroporto' e invece no, era serio. Deniz, Paulo e mio padre, a quanto pare, si erano messi già d'accordo così la prima mi ha preparato una piccola valigetta, il mio ragazzo ha prenotato l'aereo all'ultimo e mio padre gli ha dato il via libera.

Abbiamo preso il volo delle undici, subito dopo la partita, e siamo atterrati a Madrid due ore dopo. Gli ho domandato più volte il perché, la sua risposta è sempre stata 'Hai bisogno della tua migliore amica in questo momento.' e non ho potuto più replicare. Inutile dire che durante il volo siamo rimasti mano nella mano per tutto il tempo, non siamo riusciti a lasciarci.

<<Ti piace la sorpresa?>> ora siamo in hotel, sdraiati sul letto dopo esserci svegliati completamente rintontiti dopo ieri sera. E' la prima volta, da quando stiamo insieme, che ho dormito abbracciata a lui, con la testa sul suo petto.

<<Tanto, non sai neanche quanto.>> gli rispondo sincera mentre mi scopro le gambe, calcio il lenzuolo ai piedi del letto e una parte di esso cade anche a terra, a m'importa meno di niente.

<<Ah si, tanto tanto?>> mi domanda stringendo il braccio dietro al mio collo costringendomi, in questo modo, ad avvicinarmi sempre di più al suo viso. Con un movimento secco mi sistema sopra di lui. <<Quanto ti piace questa posizione invece?>> continua, intanto mi piego fino a stendermi sopra di lui e cominciando a baciarlo sulle labbra. Porta le mani sotto la canotta che indosso e mi stringe a sé sempre di più. Poi inverte la posizione ma, proprio sul più bello, il suo cellulare decide di squillare.

<<Uff.- sbuffa mentre sta prendendo il telefono dal comodino accanto a me. –Pronto?...Si, adesso arriviamo...Grazie tante.>> quando chiude la chiamata si siede sul letto e, con la mano nella mia, m'invita ad alzarmi per andare in bagno. <<Ci facciamo la doccia insieme, non è vero?>> mi limito ad annuire, anche se sono curiosa di sapere chi lo ha chiamato. In silenzio entriamo nel piccolo bagnetto della stanza, mettiamo un po' di musica dal suo telefono e ci spogliamo, entriamo in doccia nel più totale silenzio con il solo rumore dell'acqua che scorre.

<<Come sei carino in doccia...>> dico ridendo facendo ridere anche lui che, con tutta calma, prende del bagnoschiuma e comincia a massaggiarmi le spalle con le sue mani. <<No, seriamente...chi era al telefono.>> dico cercando di essere seria ma non ci riesco perché comincia a baciarmi il collo e lo stronzo sa che quello è il mio punto debole.

<<Non è tanto importante al momento.>>

<<Daiii, per favore!>> Paulo continua a tenermi nascosta la nostra meta. Ci siamo messi in macchina più di una ventina di minuti fa e non mi ha ancora detto deve stiamo andando. Ho cercato di corromperlo in ogni modo ma è rimasto in silenzio e si è limitato a rivolgermi un'occhiataccia. Continua a scuotere il capo mentre guida, come al solito, concentrato sulla strada che ha davanti agli occhi. <<Okay, ma sei sempre un bambino cattivo.>> concludo mettendo su un finto broncio.

<<Però a te piace, e anche tanto, questo bambino cattivo.>> lo guardo di traverso ma non posso fare altro che stringere la sua mano nella mia.

<<Si, molto. Andrei dovunque insieme a te.>> per un momento mi guarda negli occhi così lo guardo anche io. Questo è uno di quei momenti in cui il filtro tra la bocca ed il cervello non esiste, e ne sono contenta.

<<Ah, si? Quindi è meglio se ti riporto in camera oppure ti porto dalla tua migliore amica?>>

Non appena Cristina apre la porta e mi vede, comincia ad urlare come una matta. Mi tira in casa, mi tiene stretta a sé senza darmi la possibilità di lasciare andare la borsa e, di conseguenza, non posso sistemarmi meglio ma mi godo lo stesso l'abbraccio della mia migliore amica che mi è mancata tanto in questo mesetto senza di lei.

Il più bel goal||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora