Ventiquattresimo Capitolo

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Sono le tre di notte quando mi sveglio e mi alzo dal letto, sono in pensiero per il matrimonio. Ci sono tantissime cose da fare e da organizzare, per di più a Polignano che è un tantino lontano da qui. Ma perché abbiamo deciso di sposarci lì? Perché non potevamo farlo qui? Però, c'è anche da dire che celebrare il proprio matrimonio in Puglia sarà fantastico; c'è il mare, il sole caldo ed il cibo, quello buono.

Mi affaccio al balcone e mi fermo ad osservare la mia amata Torino, che di notte è ancora più bella. Ci sono un sacco di luci, di palazzi alti e la gente che tra di essi quasi si perde. In tutta la mia vita non ho mai girato di notte in queste strade, mi sono sempre ritirata per le undici –massimo mezzanotte. Ma in genere il sabato uscivo solo se non c'era una partita quella sera perché adoravo andare a trovare i calciatori prima delle partite insieme a papà.

Adesso che ci penso c'è stata una volta in cui mi sono ritirata alle sei di mattina. Avevo un ragazzo che mi assillava con questa storia e puntualmente, ogni sabato, mi pregava di uscire con lui ed i suoi amici. Inutile dire che...

<<Papà! Papà!>> rientro in stanza di cora ed accendo la luce, vedo Paulo agitarsi nel letto. Ha gettato per terra i cuscini e le coperte, adesso è nudo che si rigira senza fermarsi. Mi siedo vicino a lui nel tentativo di svegliarlo per bloccare i suoi incubi.

<<Amore, svegliati.>> lo scuoto più forte che posso e finalmente lo vedo aprire gli occhi. <<E' stato un sogno, solo un brutto sogno.>> gli tiro indietro i capello sudati che gli si appiccicano sulla fronte mentre gli accarezzo il viso. Lui si guarda intorno spaesato poi sposta i suoi occhi e li pianta su di me, dopo qualche secondo in silenzio mi abbraccia. Ma quest'abbraccio è diverso, lui si sta come aggrappando a me ed io lo lascio fare; piano piano mi giro e mi accomodo meglio sul letto. Paulo è poggiato con la testa sul mio seno e le nostre gambe sono intrecciate. <<Ci sono io qui. Ci sono io.>>

<<Grazie Char. Ti amo.>> lo bacio sulla fronte come una madre fa con il proprio figlio. <<Ti amo.>>

Parole sussurrate nel buio della notte, parole che resteranno per sempre nel mio cuore. Insieme a tante altre.


<<Papà, mi cercavi?>> entro nel suo ufficio senza neanche bussare; lo trovo in compagnia dei fratelli La Villa, entrambi mi sorridono e mi salutano abbracciandomi. Fisso mio padre dall'altra parte della scrivania e aspetto che mi dica perché sono qui.

<<Stavo pensando che per il matrimonio loro due possono fare da fotografi.>> alterno lo sguardo tra lui e gli altri due uomini presenti nella stanza. Sta dicendo sul serio? <<Sempre se tu e Paulo siete d'accordo.>>

<<Per me andrebbe anche bene, solo che noi vi volevamo come invitati. Facciamo una cosa: adesso chiedo cosa ne pensa Paulo e dopo vi dico.>> intanto i ragazzi hanno finito di fare allenamento, li vedo ritornare nello spogliatoio grazie alla finestra alle spalle di mio padre. Lancio un'occhiata cercando di individuare il mio ragazzo tra i tanti; lo vedo parlare con Gonzalo e Dani, anche molto animatamente. Papà fa segno di uscire e raggiungerli in mensa, prima però torno nel mio ufficio in cerca della mia borsa o quantomeno del mio cellulare. Sto aspettando la conferma del volo prenotato per domani sera, io e Paulo scenderemo a Polignano per sistemare la questione chiesa e ricevimento. Ho cercato anche un fioraio e forse uno l'ho trovato, si trova in città e fa delle composizioni davvero belle e di classe; proprio ciò che io cercavo.

Raggiungo gli altri al piano terra, li vedo già tutti posizionati per il pranzo ed io –trasgredendo le regole- vado a sedermi accanto a mio ragazzo, facendo scalare Miralem di un posto. Mio padre vorrebbe uccidermi in questo momento.

Il più bel goal||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora