9.

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Ian riposava con la testa posata sulla spalla del suo ritrovato ragazzo. Teneva gli occhi chiusi e il respiro era regolare, non che dormisse realmente, voleva solo godersi un attimo di tranquillità in quella stanza tanto merdosa quanto silenziosa.
Mickey d'altro canto non era affatto tranquillo, tanto per cominciare non sapeva come si fossero ritrovati in quella posizione, seduti sul pavimento polveroso con il braccio di Ian che andava a stringergli il torace come per non farlo scappare e le gambe intrecciate in avanti, ed era già abbastanza strano. Non sapeva nemmeno dove scappare, aveva pensato al Messico, ma doveva trovare un modo per passare il confine evitando di essere riconosciuto da qualche sbirro alla dogana. Una cosa però lo disturbava più di tutto, non poteva lasciare che Ian lo seguisse. Si era lasciato convincere ingenuamente, aveva accettato per egoismo, perché era stanco di vivere senza di lui, perché lo voleva accanto e perché in quel momento con le ciocche rosse che gli solleticavano la guancia, il respiro caldo che andava ad infrangersi sulla sua pelle e quel braccio che lo stringeva senza fargli male, aveva capito quanto realmente gli fosse mancato, ma sapeva che portarlo via avrebbe intaccato il loro già fin troppo fragile rapporto. innanzitutto Ian avrebbe dovuto rinunciare al suo lavoro e, da quello che aveva capito, amava davvero tanto quel lavoro, e poi non sapeva come procurarsi periodicamente le medicine di cui aveva bisogno per la malattia. Col passare del tempo sicuramente Ian avrebbe finito col rinfacciargli quella vita di merda che si apprestavano ad accogliere.
"A che pensi?" La voce ovattata di Ian destò il ragazzo dai suoi pensieri, si voltò a guardarlo e abbassò lo sguardo per lasciargli un bacio tra i capelli "A quanto faccia schifo questo posto, quei topi iniziano a puzzare." Il rosso ridacchiò contro il collo dell'altro prima di sistemarsi meglio al suo fianco "Non mi hai ancora detto da chi devi prendere i soldi comunque e nemmeno dove andremmo, come ci andremmo, perché di sicuro non possiamo andarcene in autobus..." Mickey sospirò stanco passandosi la mano libera sul volto indeciso sul da farsi tanto quanto Ian "Non ti preoccupare, domani vado a prendere i soldi. Sono i soliti coglioni a cui mio padre vendeva le armi, ovviamente inventavano sempre qualche scusa merdosa per non pagare ed è ora che qualcuno riscuota e, tanto per precisare, quel qualcuno sono io."
Di nuovo la risata di Ian riempì l'aria e Mickey perse ogni dubbio, sorrise a sua volta e si sporse per baciarlo. "Quindi stanotte dormiremo in questo lussuoso appartamento? Cristo, Mikhailo, tu si che sai come trattare un ragazzo." Ribatté l'altro ricambiando dolcemente il bacio, per tutta risposta il moro gli diede un pizzicotto al braccio, senza però perdere il sorriso "Chiamami ancora così e giuro che ti strappo le dita."

Il resto della giornata lo passarono così, a scherzare, a pizzicarsi e, quando Mickey lo permetteva, a baciarsi. Nonostante la location di merda, la situazione di merda e quei topi morti di merda, entrambi si sentivano bene. Erano insieme e questo per ora bastava.

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okay, è un capitolo abbastanza inutile e corto, ma ultimamente non ho avuto proprio il tempo di scrivere (se ne sono accorti tutti, shh). L'ho scritto all'ultimo minuto dal telefono quindi non sarà un granché, cercherò di rifarmi col prossimo. Intanto grazie infinite a chi continua a seguire e votare la storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete consigli.
ADIOS

Aspetterò | GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora