14.

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La felpa era larga e i pantaloni della tuta ovviamente troppo lunghi, i capelli appena lavati, dopo secoli, sembravano quasi l'unica cosa normale che Mickey riusciva a scorgere nel proprio riflesso. Beh, i capelli e quel fastidioso sorriso che non riusciva ad andarsene, Mickey non ne vedeva uno così da un bel po'.

Uscì dal bagno cercando di non inciampare sulla tuta che gli si impigliava sotto i piedi, Ian lo aspettava sulle scale e appena lo vide sorrise raggiante per poi raggiungerlo con due falcate e afferrarlo per un fianco. "Stai bene" mormorò sorridente e si sporse per baciarlo, ma si ritrovò a baciare solo il dito medio del moro che con il suo solito tono solenne, affermò: "Fottuto spilungone, sembro uno di quei nani dei reality show. E smetti di fare la fighetta."
Il rosso scoppiò a ridere allontanandosi e liberando Mickey da quell'abbraccio che definì soffocante e assolutamente non necessario, anche se dalla sua espressione Ian capì che non la pensava proprio così.

Al piano di sotto Fiona si stava torturando le mani nel tentativo di non afferrare di nuovo la cornetta. Lip, che ora era al parco con Debbie e i bambini, aveva ragione. Ian non l'avrebbe mai perdonata e poi coinvolgere la polizia non era nello stile dei Gallagher. Doveva risolvere quel problema da sola anche a costo di tenere in casa un ricercato.
"Ian? Scendete. Dobbiamo parlare." Pochi secondi dopo il fratellino apparve sulle scale con al seguito Mickey che la guardava come un cane guarda il padrone che lo sta abbandonando, non credeva di poter vedere quello sguardo sul volto di un Milkovich, soprattutto non di quel Milkovich. Cercò di sorridere, ma tutto ciò che riuscì a fare fu indicare il divano ai ragazzi che ora si trovavano fianco a fianco. I due obbedirono e in men che non si dica si ritrovarono tutti e tre in salotto, seduti e circondati da un silenzio che aveva dell'assurdo.

"Smettiamo di perdere tempo. Tu non mi vuoi qui, questo lo abbiamo capito tutti. Io non volevo venirci, Ian mi ha convinto, non sono qui per fare il Frank di turno, okay? È una sistemazione temporanea." Fu Mickey a rompere il ghiaccio fissando lo sguardo in quello della ragazza, Ian posò una mano sul suo ginocchio e fece una smorfia prima di prendere parola. "Me ne occuperò io, mi occuperò di tutto quanto. Non coinvolgeremo nessuno, Fì. Sai che non vi metterei mai nei casini." Fiona rimase colpita dal tono supplichevole del fratello e si costrinse a guardare quel quadretto deprimente per qualche istante. Mickey se ne stava con le mani chiuse a pugno e il busto piegato di lato, forse un modo per cercare il contatto con Ian che teneva ancora una mano sul ginocchio dell'altro, non osavano guardarsi, ma non ce n'era bisogno, sapevano entrambi di risultare quasi patetici agli occhi della donna seduta di fronte a loro anche se questo sembrava non importargli. Sul volto di entrambi era dipinta la paura di perdersi ancora, paura fondata su qualcosa che Fiona aveva provato tanto tempo prima per qualcuno che le aveva promesso di prendersi cura di lei, ma che lei aveva lasciato andare.
"Puoi restare, Mickey. Ho chiamato la polizia, ma Lip dice che non verranno. Se invece verranno ci inventeremo qualcosa, ma non aspettatevi niente da me. Avete fatto questa cazzata voi due e voi due ve ne prenderete tutta la responsabilità, se succede qualcosa io non sarò responsabile per nessuno. Dovrete cavarvela da soli. E smettete di recitare Romeo e Giulietta, siete patetici."
Detto ciò si alzò per avvicinarsi ai due e posò la mano sulla spalla di Ian che si irrigidì sul posto e si alzò sovrastando i presenti. "Volevi chiamare la polizia?" Ringhiò guardando la sorella con sguardo di ghiaccio "Dopo tutto quello che ha fatto per me tu lo volevi rispedire in carcere? Come hai potuto farmi..." Mickey gli si piazzò davanti interrompendo la sfuriata e spingendolo dall'altra parte del salotto. "Di tutto quello che ha detto tu hai capito solo quello? Andiamo, era ovvio che l'avrebbe fatto, mi sorprende solo che abbia riattaccato prima." cercò di sdrammatizzare il moro posando una mano sul collo del ragazzo, incatenò i loro sguardi e sorrise leggermente incerto. "Se dovessero venire gli sbirri me la vedrò io, sono bravo in queste cose. Ora però va ad abbracciare la tua fottuta sorella prima che ti prenda a calci in culo." Ian lo guardò per un secondo poi spostò lo sguardo su Fiona in evidente imbarazzo per quella scena che le si parava davanti. Si allontanò da Mickey e la raggiunse restando però a qualche passo di distanza, indugiò per qualche secondo cercando di sbollire. "Immagino di doverti ringraziare." si interruppe soppesando bene le parole "Ti giuro che non gli permetterò di spacciare in casa o altre stronzate alla Milkovich. Voglio soltanto prendermi cura di lui, lui lo ha fatto con me. Anche tu hai fatto la tua parte di stronzate, ma noi ti abbiamo sempre appoggiato." Aggiunse poi, abbassando il tono di voce per farsi sentire soltanto da lei. Fiona annuì riuscendo finalmente ad attirare il fratello in un abbraccio "Tutto quello che faccio, anche se non vi piace, serve a proteggervi. Siete cresciuti, ma per me rimarrete sempre i miei fratellini e non voglio che facciate cazzate come ho fatto io." mormorò contro il collo del ragazzo per poi sciogliere l'abbraccio e spostare lo sguardo su Mickey "Tu dovrai assicurati che prenda le sue pillole, se necessario farai da babysitter a Liam e Franny e se necessario farai il bucato e cucinerai. Sono stata chiara?" in tutta risposta il moro sbuffò aggrottando le sopracciglia "In pratica sarò la domestica dei Gallagher. Fantastico, il lavoro dei miei sogni, cazzo." Ian sorrise tornando accanto al proprio ragazzo, lo circondò con un braccio e posò un bacio veloce tra i suoi capelli "Scommetto che il grembiule ti sta da Dio, Mikhailo." scoppiò a ridere mentre le mani tatuate del moro lo colpivano ripetutamente sulle braccia "Dillo ancora e ti taglio le palle, Gallagher." Fiona sospirò prima di tornare alla cena che stava preparando prima della bomba Mickey.

"Perché siamo qui? Credevo non volessi più starci, non è per questo che te ne sei andata, Sheila?" la donna alla guida del suo, ormai vecchio, camper. Spostò lo sguardo sul suo nuovo compagno di viaggio e annuì convinta "Io no, ma tu non fai altro che parlare di questo posto. Da quando ti ho raccolto sul ciglio della strada ogni notte parli di lei, mi hai un po' stufato così eccoci qui." indicò la strada che divideva quei vecchi palazzi e il sorriso le si incrinò ripensando a tutto quello che aveva passato in quella via.
"Bentornato a casa, Jimmy."

ANGOLO ME
Non è un granché, penso che lo modificherò prima di aggiornare, ma per ora ECCO QUI. Sheila e Jimmy/Steve/Jack mi mancavano quindi li ho voluti far tornare a caso, vedremo gli sviluppi.
Alla prossima e salviacorni per tutti.
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Aspetterò | GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora