6.

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Nelle settimane successive Ian aveva provato in ogni modo a mettersi in contatto con Mickey, ma con scarsi risultati.
Era tornato al carcere, ma evidentemente Mickey aveva chiesto di non farlo passare, perché un uomo burbero e corpulento lo sbatteva fuori tutte le volte. Aveva sicuramente chiesto di aggiungere il suo ai numeri indesiderati dato che ogni volta che chiamava, una guardia trovava qualche assurda scusa per riattaccargli in faccia.
Iniziava a pensare che l'unico modo per poterlo rivedere fosse uccidere qualcuno e farsi ingabbiare.
Aveva già in mente chi.

"Testa rossa, perché mi ha chiesto di venire?" la voce di Svetlana lo risvegliò dai suoi pensieri. Guardò la donna in piedi davanti a lui, teneva per mano un bambino. Anche se non la vedeva da mesi, Svetlana non era cambiata di una virgola. Yevgeny invece si che era cambiato. Era un bambino abbastanza alto per la sua età, caratteristica decisamente non ereditata dal padre, al contrario del paio di occhioni azzurri attenti e duri che lo scrutavano, lo stesso sguardo di Mickey. I capelli invece erano biondi e tutti disordinati.
Come aveva fatto a perdersi gli ultimi tre anni di quel bambino che sosteneva di amare?

"Hey, tutto bene?" Chiese Svetlana forse per la trentesima volta, Ian alzò lo sguardo e annuì con forza "Come stai?" chiese poi, cercando di sembrare naturale, cosa alquanto impossibile con le mani tremanti che continuavano a torturare una ciocca di capelli ribelle.
La donna ovviamente non se la bevve e incrociò le braccia incitandolo a continuare. "Mickey non vuole parlarmi. Iggy e Colin non mi aiuterebbero mai e Mandy è fuori città. Non so più che fare..." il rosso abbassò lo sguardo sul bambino che intanto si stava sbracciando per essere preso in braccio "Non infastidire, Yev." lo ammonì la madre, il bimbo per tutta risposta la guardò con aria di sfida mentre si arrampicava sulle gambe di Ian per mettersi comodo su di lui.
"È testardo, eh?" ridacchiò il ragazzo "Proprio come Mick."
Fece accomodare meglio il bambino che tutto contento fece la linguaccia alla madre "Hanno stesso carattere di merda, ma Yev è carino. Allora cosa faccio? Vado da pezzo di merda e costringo lui a parlare con te?"
disse la donna tenendo le braccia incrociate.
"L'orario di visita inizia tra poco. Io ti aspetterò fuori dal carcere. Dammi una mano" la supplicò facendo scendere il bambino per potersi alzare "Farò tutto quello che vuoi, ma tu convincilo a parlare con me."
Svetlana annuì, prese il bambino per mano ed oltrepassò i grandi cancelli.

Ian osservò la russa raggiungere la guardia all'entrata, la vide mentre scambiava qualche parola con quest'ultima prima di tornare indietro e raggiungerlo sul marciapiede.
"Cos'è successo?" Chiese quando la donna fu abbastanza vicina "Perché non sei entrata?"
L'altra sembrava sconvolta o furiosa, difficile capirlo mentre gesticolava e parlava russo a tutta velocità.
"Svetlana, dimmi che cosa ti ha detto la guardia."
La donna si zittì, sul volto un'espressione addolorata "L'uomo dice che..."
Il bambino saltellò felice tra di loro canticchiando:
"Papà é libero, Papà è uscito."

ANGOLO AUTRICE
Okay, non è un granché, ma giuro che ci ho provato. L'ho scritto e cancellato tipo venti volte. Roba che sorriso della Gioconda scansati.
MA IN COMPENSO LA FOTO È BELLISSIMA. IO LA AMO. AMATELA CON ME.

Aspetterò | GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora