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Due anni erano passati dal giorno in cui Mickey Milkovich era tornato nella vita dei Gallagher. Due anni fatti di paura ed eccitazione per l'essere scoperti, di felicità e stupore nel constatare quanto quei due disastri potessero amarsi nonostante le continue litigate, e di ansia e fastidio per le infinite lettere d'amore sdolcinate che Jimmy-Steve lasciava sotto la porta nella speranza che Fiona lo riprendesse con se.
In quei due anni i poliziotti avevano preso l'abitudine di andare a casa Gallagher a giorni alterni per chiedere qualche notizia sul fuggitivo. Succedeva lo stesso anche a casa Milkovich, ma con maggiore assiduità e questo aveva innervosito Iggy e Colin a tal punto che, quasi senza rendersene conto, si erano ritrovati in carcere con l'accusa di aggressione a pubblico ufficiale.

Anche quell'anno l'inverno era arrivato e la città di Chicago venne coperta da un leggero velo di neve. Il freddo spinse i cittadini a trovare un modo per scaldarsi e questo provocò molti incendi, specialmente nei quartieri poveri dove, pur di scaldarsi, molti senzatetto erano pronti a dar fuoco alle proprie baracche.
Quel giorno Ian aveva molto da fare, tre incendi, due incidenti domestici, quattro pazzi a piede libero che terrorizzavano la popolazione. Una normale giornata invernale nel South Side insomma.
La giornata procedette tranquilla finché un vigile del fuoco non uscì dall'ennesimo edificio in fiamme tenendo tra le braccia un uomo dal corpo quasi completamente carbonizzato di cui si riconoscevano solo poche dita ancora integre e qualche parte del corpo che il fuoco non era riuscito a scalfire. A nulla servì l'intervento dei paramedici e l'uomo perì in poco tempo. Ian non vi fece particolarmente caso, un altro cadavere come tanti, ma alla polizia non sfuggirono le dita tatuate, almeno quelle ancora intatte, ne le ciocche di capelli corvini rimaste su quel cranio completamente tumefatto, e subito le testate giornalistiche di tutta la città vennero informate della morte del famigerato Mikhailo Aleksandr Milkovich. Non venne effettuata alcuna autopsia, ma non ce n'era bisogno.

Mandy sedeva tranquilla nel suo piccolo appartamento newyorkese, dopo una stancante giornata lavorativa, quando ricevette la chiamata. Con le lacrime agli occhi, prese il primo treno per Chicago per il riconoscimento del corpo di suo fratello. Arrivata a casa, però, non trovò i suoi fratelli, ne suo padre. La casa era completamente deserta. Decise allora di andare dai Gallagher per informare Ian, costringerlo, se necessario, ad accompagnarla in caserma. Non sarebbe andata all'obitorio da sola, non ne aveva la forza. Bussò due o tre volte alla porta dei Gallagher, ignara che, dall'altra parte, suo fratello se ne stava beatamente appisolato sul divano con Yevgeny che gli dormiva sulle gambe.

Quando il più piccolo dei Gallagher andò ad aprire si trovò davanti una ragazza in lacrime che cercava disperatamente Ian. Si fece da parte per farla passare e dovette coprirsi le orecchie quando l'urlo di Mandy riempì la casa. Carl imprecò ed uscì di casa sbattendo la porta, Yevgeny rotolò via dalle gambe del papà e cadde a terra iniziando a piangere freneticamente, cosa che portò Mickey a saltare in piedi, imprecare e girarsi pronto a prendere a calci in culo chiunque avesse osato disturbare il loro meritato riposino. Dovette però calmarsi quando le braccia della sorella lo avvolsero in uno stretto abbraccio.

"Mi sono precipitata a Chicago, ero disperata. Non sai cosa ho passato. E tu invece eri qui a fare il bravo papà. Sei una testa di cazzo." affermò la ragazza, ora seduta sul divano accanto al moro e al bambino, che aveva già ripreso posto sulle gambe del padre. Quest'ultimo rise "Andiamo, Mands. Terry è morto tipo sei volte, non dirmi che non ti aspettavi un corpo anche per me." Lo sguardo sconcertato della sorella lo spinse a proseguire. "Cristo Santo, devo spiegare tutto di nuovo eh? I Gallagher ci hanno messo sei ore per capirlo." sbuffò, ma senza smettere di sorridere, e subito riprese il racconto "Tempo fa, Cristo, la mamma era ancora con noi, è passato un sacco...comunque, Terry fece una grossa grossa cazzata. Niente di nuovo, ma per il giudice meritava di marcire in carcere fino alla fine dei suoi giorni. Fatto sta che un tipo che gli doveva un favore, imparentato con uno dei piani alti, pieno di potere, decise di ripagare Terry liberandolo. Questo pezzo grosso trovò, chissà come, un corpo irriconoscibile, ma con le caratteristiche praticamente identiche a quelle di Terry e mise in giro la voce della sua morte. Tempo pochi mesi e già tutti si erano dimenticati di lui. Qualche fissato ha provato a far notare che Terry era vivo e vegeto, ma gli sbirri hanno messo tutto a tacere e col tempo la gente ha iniziato a fregarsene. Allo stronzo è piaciuto così tanto che la cosa ha iniziato a prendere il via e ogni volta che un Milkovich evade o rischia l'ergastolo, salta fuori un corpo con autopsia riservata. Il bello è che non serve nemmeno una tomba, quale pazzo sborserebbe mai qualcosa per organizzargli il funerale?" ridacchiò subito seguito dal piccolo sulle sue gambe. Mandy si sforzò di ricordare, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare erano quelle strane telefonate che prendeva sempre Mickey, appena tredicenne, o la mamma, quando era ancora a casa. In effetti ad ogni telefonata seguivano solo pochi giorni di trafile e fogli, che per lei risultavano senza senso, prima della ricomparsa di Terry in giro per Chicago, si morse il labbro inferiore pensando bene a come prendere la notizia.
Nemmeno il tempo di prendere parola che la porta di casa si spalancò rivelando un Ian decisamente stanco nella sua bella divisa da paramedico. Il rosso si diresse spedito verso Mickey, piegandosi per poter baciare il ragazzo mentre le braccine di Yevgeny cercavano disperatamente di spingere via l'intruso che aveva attaccato la faccia del suo papà. A quella scena Mandy non poté non commentare con un versetto intenerito che subito fece scattare Ian sull'attenti. La fissò con lo sguardo stralunato di chi si è appena svegliato.
"Mandy?"

Mezz'ora e tanti convenevoli dopo, i tre ragazzi e il piccolo Yevgeny si ritrovarono in cucina, seduti al tavolo con grandi tazze di the posate intatte sul tavolino. Yevgeny beveva dalla sua tazza di plastica spostando lo sguardo dal papà alla zia con sguardo curioso.
"Quindi devo presentarmi all'obitorio e dire che sei tu." Chiese per l'ennesima volta Mandy, fissando i due ragazzi seduti di fronte a lei. Mickey sbuffò spazientito. Sembrava di stare in un mediocre film comico di quelli che piacevano tanto ad Ian. "Si. Vai da loro e dici che sono io. Non faranno storie, il corpo finirà in qualche fossa comune o polverizzato e riposto in una delle loro stanzette e tu te ne andrai con il cuore in pace. Cazzo, se avessi saputo che avrebbero chiamato te per il riconoscimento mi sarei ammazzato direttamente." ribatté duramente, Ian gli mise una mano in spalla nel vano tentativo di calmarlo e prese la parola.
"Io ho visto il corpo, ma hanno detto che serve un parente per confermare il riconoscimento. Non gli si vede la faccia e il busto è quasi tutto carbonizzato, ma alcune dita si distinguono bene e incredibilmente il tipo aveva lo stesso tatuaggio di Mickey. Anche se non aveva quella macchiolina appena sotto la F e nemmeno il piccolo neo sul fianco destro che ha questo coglione qui" mormorò infine posando la testa sulla spalla del compagno che, a sua insaputa, sorrideva compiaciuto dalla constatazione che Ian conoscesse a memoria ogni più piccolo particolare del suo corpo. Quello sguardo sembrava quasi urlare: Ian mi ama, fanculo tutti.
Mandy annuì, prese un sorso di the e allungò una mano per accarezzare Yevgeny sulla testolina bionda. "Chi lo avrebbe mai detto. Quel coglione di mio fratello si è accasato e a me tocca il funerale di uno sconosciuto" scoppiò a ridere prima di alzarsi, fare il giro del tavolo e posarsi adagio sulle spalle del fratello che borbottò contrariato. "Non devi fare nessun funerale, Mandy. Te l'ho già detto."
"Ma io voglio fare il funerale. Spendiamo solo i soldi che spettano alla famiglia del defunto, quel poveraccio è morto e nessuno lo saprà. Almeno avrà una degna sepoltura, anche se sulla lapide ci sarà il tuo nome. Possiamo usare il posto vuoto accanto alla tomba di mamma" affermò risoluta la ragazza, Mickey sbuffò ancora sotto lo sguardo divertito di Ian.
"Mandy, quel pezzo di terra non contiene davvero la mamma, é vuota. Non far finta di non saperlo. E poi quando morirò davvero cosa cazzo ci scrivete sulla mia vera lapide?"

Un paio di occhioni azzurri guizzarono nella direzione del moro e un gridolio acuto distolse l'attenzione di tutti dalla loro complessa conversazione.
"Non ci scriviamo niente. Papà tu hai promesso che non te ne vai più quindi non ti serve una tomba" mormorò imbronciato il bambino mentre calde lacrime iniziarono a scendere sulle sue guanciotte delicate. Mickey gliene spazzò via una con un pollice. Un gesto così delicato da sorprendere persino se stesso. "Non devi preoccuparti di questo, marmocchio. Stiamo solo parlando, capito?" Sorrise teneramente al bambino che corse ad accoccolarsi con la testa sulle sue gambe, ancora imbronciato.
"Ormai sei a casa, papà. E chi è a casa non ha più bisogno di andare via."

Aspetterò | GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora