9.

11.1K 663 17
                                    

Brett rimase ad osservare gli occhi verdi di Jeremy, ben visibili anche sotto la luce della luna.

Il giornalista sospirò e portò lo sguardo sul panorama che si trovava davanti a loro.

«Perché hai paura della risposta?» domandò, Brett, con un tono di voce decisamente più basso rispetto al solito.

Jeremy si voltò per osservarlo, puntando gli occhi in quelli scuri dell'imprenditore e muovendo la mano pigramente tra i buchi della recinzione che li divideva da una caduta di cinquanta piani.

Quando Jeremy fece per dire qualcosa, respirando piano un po' di aria fresca e aprendo la bocca, pronto a far uscire la voce, la porta in ferro battuto del tetto venne aperta, lasciando intravedere la sagoma del bodyguard di Brett che, probabilmente, li aveva cercati ovunque nell'ultimo quarto d'ora.

«C è qualche problema?» domandò, infatti, mentre, Jeremy, tirava un sospiro di sollievo per essersi tolto il peso di dovergli rispondere.

«Mr. Tanaka richiede la sua presenza, signore.»

Brett osservò per qualche secondo Jeremy, per poi emettere un verso di fastidio e rispondere alla guardia, dicendogli  che l'avrebbe raggiunto il prima possibile.

«Io...ti aspetto di sotto.» mormorò, Jeremy, staccandosi dalla recinzione per fare qualche passo verso l'uscita.

«Torna a casa. Non so quanto tempo perderò. Ti aspetta la macchina di sotto.» lo interruppe, Brett.

Jeremy annuì con la testa e poi percorse la strada sino alla porta di ferro, dove ancora la guardia attendeva l'arrivo di Brett.

Quando Jeremy percorse l'atrio del Majestic, per raggiungere l'auto che l'avrebbe portato a casa di Brett, notò, con la coda dell'occhio, il flash di una macchina fotografica che sembrava stesse proprio scattando una foto nella sua direzione.

Per un attimo, il giornalista, fu addirittura costretto a posare una mano davanti agli occhi ma poi, guardandosi intorno, non notò alcuna macchina fotografica e anzi, ognuno sembrava pensasse ai fatti propri, come se non fosse successo nulla.

Stranito da quella situazione, scese gli ultimi scalini, sino all'uscita, per poi raggiungere l'autista, che attendeva Jeremy con la portiera già aperta e il volto serio.

**

"Lo sai che ore sono?!" quasi gridò, Ally, dall'altra parte del telefono, e del paese, quando, Jeremy, approfittò del viaggio in auto, in solitudine, per chiamarla.

«Lo so, Ally. Ma ho bisogno di te.» mormorò, con tono basso.

"Che succede, tesoro?", domandò la ragazza, dopo qualche secondo in cui, Jeremy, sentì il frusciare delle lenzuola, segno che si stava muovendo nel letto, forse per mettersi più comoda.

«Non...non lo so. E' tutto così strano. Lui è strano. Ci sono delle cose che ho capito, ma non so fino a che punto posso toccare l'argomento e delle volte in cui sembra aprirsi e confermarmele, per poi tornare distante.»

"Beh, è un personaggio particolare. Lo sapevi già. Tu fai solo il tuo lavoro e non badare al suo carattere." Provò a tirarlo su.

«E' questo il punto, Ally! Io non sto facendo assolutamente le veci del suo assistente! A cena mi ha addirittura presentato come amico...ti rendi conto? Cosa dovrei fare?»

Il tono di Jeremy era più simile a quello di un uomo sull'orlo di una crisi di nervi.

"Ah." Fu l'unica risposta di Ally.

Jeremy si passò una mano sul volto, frustrato.

Neanche la sua migliore amica sembrava avesse una risposta.

BalanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora