13.

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Jeremy rimase immobile qualche secondo dopo che Brett se ne fu andato.

Strinse i pugni lungo il corpo e portò lo sguardo sull'erba fresca che, poco prima, aveva agito da balsamo lenitivo. Tutte le sensazioni che aveva provato, quando i loro corpi erano entrati in contatto, erano svanite con una velocità impressionante e adesso, il giovane, sentiva solo un tremendo vuoto dentro di sé, un vuoto forse incolmabile che non gli permise di trattenere le lacrime.

Mai, nella sua vita, si era sentito così.

Ma d'altronde, prima di quel momento, non si era neanche mai innamorato.

Si lasciò cadere a terra, stringendo tra le dita i fili d'erba e non potendo fare a meno di rendersi conto che, il sole, era ormai alto nel cielo ma, dentro di sé, vedeva solo buio.

Una nuova giornata era iniziata e già non vedeva l'ora che finisse.

Dopo qualche minuto decise di alzarsi e dirigersi in quella che poteva considerare la sua camera. Non aveva neanche voglia di sentire Ally, l'unica che, forse, in quel momento, avrebbe potuto dargli un po' di conforto. Invece, semplicemente, decise di fare una doccia, per alleviare un po' di dolore, almeno quello fisico, e lasciare che la mente venisse inondata dall'acqua calda del getto a cascata, sperando che, anche i pensieri potessero affogarvi sotto.

Ma sembrava tutto perduto e, se già la situazione non fosse abbastanza complicata, ci si mettevano anche gli impegni di quella giornata che lo avrebbero costretto, ancora una volta, a stare insieme a Brett, fingendo che non ci fosse nulla tra loro e, adesso, fingendo anche che non si fossero scambiati quel bacio unico, che valeva più di mille parole.

Dopo aver indossato una camicia chiara, sopra un pantalone beige, Jeremy si diresse di nuovo verso il piano inferiore della casa, magari per mettere qualcosa sotto i denti, anche se sentiva di dover vomitare.

Ma, quando riconobbe un post-it sul ripiano della cucina, ogni piano di mantenere la calma, andò in frantumi, così come un bicchiere, che cadde sul pavimento distruggendosi in mille pezzi, essendo la prima cosa che, il giornalista, trovò a disposizione.

Sentiti libero di fare ciò che vuoi. Hai l'auto a disposizione.

C'era scritto.

Ma Jeremy voleva soltanto scuotere quell'uomo, farlo rinsavire, ricordargli che sì, si può andare avanti, anche se non riavrai mai più l'amore della tua vita.

Perché è possibile, con qualcuno accanto, superare anche il più alto degli ostacoli.

Così, senza perdersi d'animo, chiamò l'autista, in attesa sul viale della villa, e decise di farsi accompagnare ovunque Brett si trovasse.

**

Come si aspettava, Brett era negli uffici del Majestic. Una volta arrivato, non dovette neanche superare la solita trafila, prima di salire all'ultimo piano, poiché possedeva già il suo badge personale e, in più, la segretaria, lo riconobbe subito.

A quanto pareva, l'imprenditore, era nel bel mezzo di una riunione quando Jeremy arrivò al piano degli uffici ma, nonostante ciò, non si perse d'animo e, con una impassibilità a lui stesso sconosciuta, entrò nell'ampia sala trasparente, sotto lo sguardo di fuoco di Brett e i sorrisi degli altri soci che non esitarono a riconoscerlo, dopo la cena della sera prima.

«Buongiorno a tutti.» sorrise, sedendosi proprio accanto al suo capo momentaneo, senza degnarlo di uno sguardo ma perfettamente consapevole di quello dell'uomo, su di sé.

«Bene, come dicevamo, abbiamo ottenuto i permessi per la costruzione dell'area relax sul tetto. Credo che, nel giro di un paio di mesi, tutto sarà perfettamente pronto e usufruibile. Dovremmo solo occuparci della conferenza stampa.» disse, uno dei tanti soci di Brett.

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