Jeremy si svegliò in una pozza di sudore.
Aveva fatto l'ennesimo, terribile, incubo.
Lo stesso che, da due notti ormai, lo accompagnava ogni volta che chiudeva gli occhi.
Si guardò intorno, osservando la stanza che gli apparteneva ma che non sentiva sua. La luce del giorno stava facendo capolino ma il giovane, comunque, sentiva ancora il peso dell'angoscia di un sogno, ricorrente, che forse non era poi così lontano dalla realtà.
Rincorreva Brett, senza sosta e, nonostante questi camminasse tranquillamente tra la folla, al contrario di lui che si muoveva a perdifiato, non riusciva comunque a raggiungerlo.
Il tempo rallentava e il giornalista, guardandosi intorno, continuava a ricevere spallate da gente senza volto, cercando le spalle dell'uomo che amava, finché, finalmente, convinto di essere quasi riuscito a raggiungerlo, si ritrovava catapultato su una pista d'atterraggio dove vi era un solo aereo.
Lo osservava, cercando di capire perché si trovasse lì finché, tra le mani, non sentiva la carta ruvida di un biglietto aereo, totalmente bianco, senza alcuna scritta.
Lo osservava, girandolo alla ricerca di qualche informazione e poi, il rumore assordante del motore in accensione, attirava la sua attenzione, facendogli alzare lo sguardo verde, di nuovo, sul velivolo.
E proprio mentre questo accadeva, notava la figura di Brett, sempre di spalle, che ne saliva la scaletta, piano, infilandosi nel buio tetro dell'aereo e sparendo, così, prima che il portellone si chiudesse da solo, lasciando Jeremy fuori.
Così, iniziava a correre, questa volta, per raggiungere il grande aereo mentre, con tutta la voce che aveva in corpo, urlava il nome di Brett e gli diceva che lo stava lasciando solo, che anche lui voleva salire sull'aereo, che voleva andare via con lui.
Ma, il veicolo, iniziava la sua ascesa e, una volta in cielo, esplodeva, cadendo in mille pezzi.
Così, come il cuore di Jeremy.
Si passò una mano tra i capelli, togliendo via le ciocche appiccicate sulla fronte e continuando a osservare il vuoto, pensando a tutto quello che stava succedendo nella sua vita.
Erano passati quasi tre giorni da quando aveva detto la verità, sui suoi sentimenti.
Dopo la confessione, Brett, si era chiuso in un silenzio assordante e Jeremy, consapevole di aver agito d'impulso, ma per niente pentito di essere stato sincero sapendo di aver estratto l'ultima carta disponibile per convincerlo che, insieme, ce l'avrebbero potuta fare, aveva acconsentito di lasciargli un po' di spazio per pensare.
Ma Brett, a questo punto, avrebbe dovuto prendere una decisione, no?
Questo pensò il giovane, alzandosi, dalla comodità del letto e cercando di prendere aria uscendo nella terrazza adiacente la sua camera.
Il sole stava sorgendo e, mille ricordi di quell'ultima mattina passata con Brett, riaffiorarono nella sua mente, lasciandogli un senso di nostalgia che, ormai, da qualche giorno, era diventato una costante nel suo stato d'animo.
Forse, era arrivato il momento di contattare la sua migliore amica e, considerando la distanza tra il Nevada e New York, era ancora in tempo per farle una chiamata.
"J.J.?"
«Ally. So che è tardi. Ma ho bisogno di un consiglio.»
"Dimmi tutto, tesoro." Rispose, semplicemente, l'amica.
Jeremy le raccontò per filo e per segno, tutto quello che era avvenuto in quei giorni insieme a Brett.
Dalla cena, alla ferita alla mano, dalla consapevolezza di quei sentimenti, nati anche senza sapere il passato dell'imprenditore, sino alla confessione degli stessi.

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Balance
RomanceJeremy Brenner è un famoso reporter freelance di New York. A quasi trent'anni, ha già intervistato alcuni fra i personaggi più famosi dell'élite americana. La sua vita, sembra scorrere come sempre fino a quando, in una tempestosa serata autunnale, i...