Nell'attimo in cui, Jeremy, si rese conto delle parole di Brett, molte furono le sensazioni che attraversarono il corpo del giornalista: da una parte, l'odio profondo nei confronti dell'imprenditore che, a quanto pare, si divertiva sempre più a mettergli i bastoni tra le ruote, dall'altra, l'ansia di stare da solo, per una settimana, in compagnia di quello che, senza neanche accorgersene, era divenuto il suo sogno erotico più costante.
La bocca, letteralmente spalancata, di Jeremy, si chiuse solo dopo qualche secondo in cui, questi, cercava di riflettere, scovando nei meandri della sua mente, una risposta pronta e d'effetto, che potesse far cambiare idea a Brett ma, niente. Il nulla più assoluto regnava sovrano.
«Io tolgo le tende.» mormorò, in sottofondo, James, uscendo dall'ufficio senza che nessuno degli altri due presenti lo degnasse d'attenzione.
«Lei...» fece per dire, Jeremy ma, nonostante i pugni stretti lungo i fianchi e la voglia di ucciderlo, non gli usciva proprio la voce.
«Io...?» domandò Brett, osservandolo con un sopracciglio alzato.
«Lei, lei è un maledetto stronzo!»
Ecco, non doveva andare proprio così.
Jeremy si maledisse, chiudendo gli occhi e deglutendo rumorosamente.
«Prego?» la domanda di Brett, attirò l'attenzione di Jeremy.
"A che ci siamo, distruggiamo del tutto la nostra posizione sociale", pensò.
«Sì, diamine! Lei è un maledetto stronzo! Mi sono scusato per quella domanda inopportuna! Ero sincero quando le ho detto che mi dispiaceva, eppure, sembra proprio che si stia divertendo prendendosi la sua maledetta rivincita!»
«Non capisco qual è il problema...»
«Il problema...il problema è che io ho un lavoro! Non posso assentarmi da New York per una settimana intera soltanto perché così tu ti possa prendere la tua dannata soddisfazione usandomi come tuo schiavo!»
Ormai ogni proposito di non dargli del tu, era andato a farsi fottere.
Brett osservò Jeremy con un cipiglio sul viso.
«Abbiamo fatto un accordo, Jeremy. Mi pare che tu abbia accettato di farmi da assistente. Una domanda per ogni giornata di lavoro, ricordi?» chiese, retorico, con una impassibilità quasi spaventosa, sul volto.
Jeremy lo osservò qualche secondo per poi accomodarsi nuovamente sulla poltrona posta proprio di fronte all'imprenditore.
«Nell'accordo non era menzionato il fatto che avrei dovuto allontanarmi da questa città.» borbottò.
«Non c'era neanche messo che mi dessi del tu, se è per questo.» Jeremy poté scorgere quasi una scintilla di divertimento nello sguardo dell'uomo.
«La prenderò come una piccola vendetta per avermi giocato questo brutto scherzo.» sentenziò, alzando leggermente il mento con fare sicuro.
Brett accennò una piccola risata che entrò dritta nel petto del giornalista, scendendo poi verso i punti più sensibili come una dannata scossa elettrica.
Gli occhi verdi di Jeremy si puntarono, timidi, su quelli scuri di Brett e, per pochi secondi, i due rimasero in silenzio, ad osservarsi.
«Fammi una domanda.» proferì Brett, interrompendo quello strano momento.
Jeremy sentì di non avere più salivazione. La voce, roca e profonda, dell'uomo, fu come una pugnalata. Poteva sentire l'eccitazione presentarsi pian piano ma, diamine, doveva darsi un contegno.

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Balance
DragosteJeremy Brenner è un famoso reporter freelance di New York. A quasi trent'anni, ha già intervistato alcuni fra i personaggi più famosi dell'élite americana. La sua vita, sembra scorrere come sempre fino a quando, in una tempestosa serata autunnale, i...