Il tempo è fermo. Non so ben dire cos'è successo, vedo solo rosso, rosso sangue, il sangue di mia madre, sul pavimento, nella vasca, nel mio cuore. Sento grida.
Urli.
Imprecazioni.
Ma resto fermo... perché non so che altro fare. Sento che se dovessi muovere un muscolo in questo momento tutto crollerebbe inesorabilmente su di me, mi ritroverei schiacciato dal mondo, le costole rotte e i polmoni bucati.
Mi manca il respiro.
"Andate."
Chi è?
Non mi importa. Qualcuno mi afferra sotto le braccia e mi trascina in piedi.
No, fermo! Che fai? Così crolla tutto...
"Andiamo, Jongin! ALZATI!"
No, no, no, non voglio, lasciami qui, ti prego...
"JONGIN!"
VATTENE!
Vattene...
Vengo sollevato di peso e trasportato fino sul divano di casa mia, poi una secchiata di acqua mi colpisce in faccia.
"Amico, svegliati."
Il viso di Sehun appare nel mio campo visivo ancora disturbato da macchie rosse e gialle.
"Jongin, dobbiamo andarcene."
Questa volta è Kyungsoo a parlare. La sua vista mi aiuta a recuperare, seppur di poco, le mie facoltà mentali.
"Non sembra intenzionato ad agire. Sehun, tienilo d'occhio, vado a preparare le valigie."
Valigie? Partiamo? E dove andiamo? Ah, che importa, qualsiasi posto è meglio di questo.
Mi alzo dal divano e mi dirigo verso la mia stanza, seguito da Sehun. Vicino al letto, Kyungsoo sta buttando dei vestiti a caso dentro il mio vecchio borsone di danza.
"Dove andiamo?" gli chiedo.
"Oh, Jongin, sei qui. Mi hai spaventato."
"Dove andiamo?" ripeto.
"Prima di morire, Minseok aveva una casa in campagna, ci si arriva con il treno. Non è una soluzione definitiva, ma dobbiamo andarcene da qui, e lì avremo un po' di tempo per pensare sul da farsi."
Apro il cassetto del mio comodino e sfilo il doppio fondo, tirandone fuori alcune banconote.
"Io ho questi, e ci sarebbe la carta di credito di... Mia madre... Non ce la faccio, prendila tu." sussurro tremante. Ho bisogno di andarmene da questa casa.
"Sai il pin?"
"Sì, è la mia data di nascita."
"Va bene. Prendi questa" mi lancia la borsa, "e aspettami alla porta."
Faccio come mi ha detto. Prima che possa raggiungermi all'ingresso, però, mio fratello sbuca dal corridoio con gli occhi spiritati.
"Jongin, d-dove vai?"
"Me ne vado, Jongdae."
"E-e io? Mi lasci qui solo? EH?!" La sua voce è rotta dal pianto, ma questo non gli impedisce di iniziare ad urlare. "Non puoi andartene da qui come se niente fosse, Jongin, la mamma è morta! È morta davanti a noi! Non puoi scappare, Jongin! Non puoi!"
"Levati di mezzo, stronzo."
Con queste parole, Kyungsoo lo spinge di lato e lo fa cadere a terra. Si abbassa su di lui, gli fruga nelle tasche e tira fuori il suo telefono.
"Niente di personale, ma questo lo prendo io. Ciao ciao." lo sbeffeggia, prima di trascinare Jongin fuori dalla porta e chiudere a chiave.
Compone veloce il 911, avvisa un'ambulanza di una strage al loro indirizzo, poi butta il cellulare nel borsone. Stiamo per dirigerci verso la stazione, ma davanti a loro c'è di nuovo Alison.
Mi metto sulla difensiva, ma tutti i miei propositi di combattimento scemano quando la vedo abbassare il capo in segno di resa.
"Scusate. Kyungsoo, scusa per tutto quello che ti ho fatto passare, per tutte le accuse, per gli anni che hai perso in quel manicomio per colpa mia.
Jongin, scusa per aver ucciso Kai e per non essere riuscita ad evitare la morte di tua madre.
Ma sopratutto grazie, per merito vostro ho ritrovato la mia coscienza. Ciò che ho fatto in tutto questo tempo è imperdonabile, ma spero di riuscire ad esservi di aiuto."
Non capisco, cos'è successo? Perché non cerca più di ucciderci? E dov'è Chanyeol?
"Dato che Chanyeol è morto per causa mia, verrano presto a cercarmi. Poi cercheranno voi. Io prenderò tempo, voi dovete scappare più lontano possibile, cambiate paese se riuscite, meno persone vi conoscono e meglio è."
"Va bene. Alison... Grazie." le risponde Kyungsoo.
"È il minimo." la ragazza china ancora il capo e si fa da parte, permettendo la nostra partenza.
Camminiamo fino alla stazione e preleviamo un po' di soldi per comprare il biglietto. Il nostro treno è tra mezz'ora, quindi ci sediamo davanti alla ferrovia in attesa.
"Come ti senti, Jongin?" mi chiede Kyungsoo a bassa voce.
"Potrebbe andare meglio. Ma non ho ancora realizzato, perciò per ora mi sento... vuoto, vuoto e indifferente."
Sospiro e mi appoggio con i gomiti sulle ginocchia, tenendomi la testa con una mano. Mi verrà un'emicrania per tutti questi avvenimenti, me lo sento.
La mano di Kyungsoo mi tocca la schiena e mi accarezza con fare rassicurante. Mi rialzo e appoggio la testa sulla sua spalla, poi lui mi prende delicatamente il mento e mi gira il viso per premere le sue labbra sulle mie.
"Andrà tutto bene." sussurra contro la mia bocca.
Passiamo il resto del tempo appoggiati l'uno contro l'altro, con la sua mano tra i miei capelli.
Il treno arriva alla stazione fischiando e noi saliamo e prendiamo posto. Siamo soli in una cabina, così sistemiamo il borsone sul sedile di fronte al mio e ci rilassiamo.
"Sehun e Minseok ci raggiungono lì domani, da quello che mi hanno detto, devono capire se possono spostarsi o no così lontano dal posto dove sono morti... In ogni caso, siamo soli per un giorno intero." sussurra Kyungsoo. "Potremmo divertirci un po' per dimenticare tutto..." si avvicina al mio orecchio e mordicchia il lobo.
"Da dove esce tutta questa esuberanza?" gli chiedo.
"Scusa, mi sento molto innaturale, in realtà. Voglio solo fare il possibile per farti stare meglio." abbassa il capo mestamente.
"Kyungsoo, non ho bisogno del tuo corpo per stare meglio. Solo... stammi vicino, va bene?"
"Va bene."
Il viaggio termina e scendiamo dal treno. La stazione è immersa nei campi di grano immaturi.
La casetta è una piccola tenuta campagnola dai toni caldi e accoglienti, ma non mi sento per nulla a casa. Sono così stanco che mi butto sul divano e cado in un sonno tanto profondo quanto tormentato.
Vedo le immagini di mia madre, del sangue sul pavimento, del sorriso di Chanyeol, non lo sopporto. Sento qualcuno singhiozzare, sono io.
Ho la mente invasa da violenza e agitazione e nom riesco a svegliarmi, sto sudando. Una voce mi chiama dall'oblio rosso in cui sono disperso. È Kyungsoo.
Mi sveglio di soprassalto con la fronte imperlata di sudore.
"Jongin! Jongin, stai bene?" mi chiede il ragazzo seduto per terra di fianco a me, mentre mi stringe la mano fredda.
Sento un vuoto enorme perforarmi lo stomaco e tutto il dolore assalirmi. Le lacrime mi bagnano le guance, ma non sto singhiozzando. Sono fermo, in silenzio. Poi, le mie labbra si muovono da sole.
"Mamma..."
Inizio ad urlare e serro gli occhi, come se avessi paura che tutti i ricordi che ho di lei possano scivolare fuori insieme alle lacrime salate che mi rigano il volto.
Non doveva andare così, mamma...
Dovevi restare con me...
Mi afferro la testa con le mani e grido tutto il mio dolore, grido come non ho mai fatto prima, grido finché non sento i polmoni bruciare e la gola gonfiarsi.
Kyungsoo mi sta stringendo forte, sta cercando di rassicurarmi, ma il mio dolore è così invadente che fa piangere anche lui.
Non so per quanto tempo vado avanti, ma quando smetto mi sento completamente svuotato.
Non mi sono svuotato solo dal dolore, ma anche dall'amore, dall'empatia, da ogni cosa. Sono solo vuoto.
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Asylum
Fanfiction"Il tuo corpo è mio, ma la mente no. Ma non preoccuparti... presto avrò anche quella." È passato quasi un mese da quando mi hanno diagnosticato una forma di schizofrenia dissociativa. - Sento la rabbia crescere nel mio petto. Prima di iniziare la t...