Nightmare

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Corro.
Corro ancora.
Perché non si allontana?
Io corro e lui è fermo. Perché siamo sempre alla stessa distanza?
Il sudore mi imperla la fronte mentre i polpacci iniziano a bruciare. Mi volto ed è sempre fermo, ma stavolta è più vicino. Guardo avanti, mi rigiro ed è ancora più vicino. Non voglio guardare avanti di nuovo, altrimenti si avvicinerà ancora di più. L’istinto mi dice che sto per urtare qualcosa, allora mi volto.
Lui è lì. Davanti a me.
Freno e cerco di girarmi ma non ci riesco.
Lui cammina.
Si avvicina.
Mi fissa con quei suoi occhi neri, senza cristallino, completamente neri.
Allunga una mano e sorride, mentre del sangue denso e rosso inizia a gocciolare dagli angoli della bocca, dagli occhi.
-Jongin.-
No. Vattene.
-Jongin!-
Urlo.
Apro gli occhi e sono nella mia stanza. Mia madre mi tiene per le spalle e mi scuote.
-Cos…-
-Jongin! Svegliati!-
-Sono sveglio!-
-Stai bene?- sta quasi piangendo.
-Sì, mamma, sto bene. Era solo un’incubo.-
-Oh, grazie a Dio.-
È passato quasi un mese da quando mi hanno diagnosticato una forma di schizofrenia dissociativa, ma mia madre sembra ancora terrorizzata. Se abbia paura PER me o DI me, questo non lo so.
La mattina dopo, mentre mi preparo per andare a scuola, mio fratello Jongdae mi fissa.
-Che vuoi?-
-Stanotte urlavi.-
-Sì? Non me ne sono accorto. Dormivo.- rispondo, sarcastico.
-Non parlarmi così, sono più grande di te.-
-Questo non implica che tu sia più intelligente.-
-Stupido bambinetto. Mamma mi dice sempre di essere buono con te come se fossi l’unico stronzo che sta male.-
Alzo gli occhi al cielo. Ora ricomincerà con la sua manfrina su quanto sia difficile avere un fratello ritardato.
-Non ho dormito per mesi per colpa tua.-
Come non detto. Smetto di ascoltarlo e finisco di prepararmi. Apro la porta ed esco dalla stanza, giusto in tempo per sentire: -E devo sempre difenderti dalle voci a scuola… Mi stai ascoltando?!-
Divoro la colazione ed esco di corsa urlando un saluto generale. Meno incrocio i miei familiari, meglio è.
Vado alla fermata dell’autobus, che per fortuna è vuota.
-Buongiorno, Jongin!-
-Sei sempre così fottutamente vitale.-
-Ugh, che muso lungo. Dormito male?-
-E svegliato peggio.- sospiro.
Di fianco a me,  il mio migliore amico Sehun dondola irrequieto da una gamba all’altra. È un grande amico, mi ascolta sempre. Sarebbe l’amico perfetto, se solo non fosse una mera allucinazione della mia mente.
-Non sono una mera allucinazione. Allucinazione sì, ma sono un gran figo. Non ho niente di mero.-
il lato negativo è che, provenendo dalla mia mente, sa sempre cosa penso. Talvolta è un vantaggio, ad esempio se devo rispondergli in pubblico.
-Jongin.-
-Mh?-
-Guarda quella ragazza.-
Dall’altra parte della strada una ragazza con i capelli rossi sta attraversando il marciapiede.
-Molto figa.- commento.
-E’ in momenti come questi che vorrei essere reale.- sospira.
-Sehun, oggi vieni a scuola con me?-
-Sì, dai. Arriva l’autobus.-
Saliamo sull’autobus e, come ogni mattina, attraverso la vettura cercando un posto libero e fingendo di non vedere gli sguardi pungenti dei ragazzi intorno a me. Prendo posto di fianco ad un ragazzo che guarda fuori dal finestrino con la musica nelle orecchie.
-Jongin! Oggi non c’è il tuo amico?-
“Non ascoltarli, Jongin. Non ne vale la pena.” Sento la voce di Sehun nella mia testa.
-Ah già, non esiste!- una fragorosa risata scoppia dal fondo del bus.
Sento la rabbia crescere nel mio petto. Prima di iniziare la terapia, quella rabbia significava solo una cosa: il mio cambio di personalità, dal calmo e distaccato Jongin al folle e sadico Kai. Ma ora che avevo le medicine, stavo tranquillo…
Aspetta.
Le medicine.
Ripercorro mentalmente la mia mattinata e sento il panico attanagliarmi lo stomaco.
-Non ho preso le medicine… - sussurro.
-Hey, Jongin! Guarda che non siamo i tuoi amici immaginari, puoi risponderci!-
-No.-
Il mio stomaco si stringe e le pupille si dilatano.
Vedo le mie gambe stendersi per alzarsi dal sedile e dirigersi verso la fonte delle risate.
Ormai è tardi.
“Kai, fermo…” protesto febbrilmente nella testa, ma il mio compagno non mi ascolta. Ora il corpo è suo, e io non posso fare altro che stare a guardare, mentre afferra il colletto del ragazzo che ride, mentre colpisce il suo naso con un pugno serrato dalla rabbia, mentre lo prende a calci facendogli sputare sangue.
I ragazzi intorno gli urlano di fermarsi. Ma Kai non si ferma. Non lo ha mai fatto.
L’autobus si ferma e chiamano l’ambulanza. Poi la polizia.
Lentamente riprendo il controllo del mio corpo, appena in tempo per percepire delle manette stringermi i polsi e un uomo che mi butta sui sedili posteriori di una volante. Mi chiedono i miei dati anagrafici e chiamano i miei genitori.
Lontano dalla confusione, Sehun mi guarda con aria triste.
“Hyung, non preoccuparti. Sono con te.” Mi dice nella testa.
Alla centrale di polizia ci sono mia madre con la testa tra le mani, scossa dal pianto, e mio fratello che la abbraccia riservandomi uno sguardo colmo di odio.
Decido di non concentrarmi sui fatti. So solo che il ragazzo dell’autobus è in coma, e che non possono mandarmi in comunità perché non sono mentalmente stabile.
-Lo manderemo in una struttura adeguata 24 ore su 24. Dovrà starci finchè i medici non lo valuteranno in grado di vivere all’interno della società.- spiega un uomo in divisa a mia madre. Lei annuisce e gli risponde: -Capisco.-
-Evviva, Hyung.- mi dice Sehun, apparso di fianco a me.
-Si va in manicomio.-
 

Angolo dell'autore
Pubblico anche qui la mia storia, in origine su efp, spero vi piaccia :3
Il link originale è qui ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3215629
Il link della mia pagina è nella mia descrizione
Grazie per aver letto!

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