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Pov Justin.

Il giorno seguente, apro gli occhi a causa dei raggi solari che filtrano dalla tapparella ancora abbassata. La stanza è ancora avvolta nel buio, ma riesco comunque a notare i lineamenti del viso di Theo, il quale sta beatamente dormendo in quello che era il mio letto, ma che ora è sicuramente diventato suo. Le labbra mi si incurvano all'insù, formando un sorriso, quando ripenso a lui e a Isabel nudi sotto le coperte.
Loro non hanno perso tempo, penso, non riuscendo a bloccare le immagini perverse che mi riempiono la mente, dove, ovviamente, al centro di queste, ci siamo io e Nora.
Scuoto il viso, cercando di rimuovere tali scene dalla mia testa, ma l'impresa è troppa ardua, visto che ormai, dopo quello che è successo in palestra la sera prima, le forme del suo corpo e le sue curve mi sono entrate dentro come una boccata di aria fresca.
<<Dio, così diventerò matto>> sussurro a me stesso alzandomi col busto e mettendomi seduto a gambe incrociate. Mi stropiccio gli occhi ancora assonnati e mi lascio scappare uno sbadiglio, mentre alzo di poco la tapparella in plastica per vedere che tempo fa all'esterno.
Ributto la testa sul cuscino appena constato che la giornata fa schifo: il cielo è grigio e dalle nuvole cadono fitte gocce di pioggia.
Odio la pioggia, mi mette di malumore solo a guardarla.
Sospiro, o meglio sbuffo, rumorosamente, tanto che il ragazzo che poco prima dormiva come un angioletto, apre gli occhi e mi chiede se va tutto bene.
<<Piove>> rispondo mugugnando voltando il viso verso di lui, il quale sta fissando il soffitto con aria pensierosa. <<Che hai? La signorina ieri sera non è venuta e sei preoccupato per le tue doti da scopatore?>> aggiungo, cercando così di far tornare il buon umore a me e far sorridere lui. Per tutta risposta mi becco un cuscino dritto in faccia.
La risata di Theo mi arriva ai timpani come musica e la cosa mi rende felice. Col tempo che c'è fuori, ne ho davvero bisogno.
<<Per tua informazione, la signorina, come dici tu, è venuta eccome e si muove anche molto bene, se proprio vuoi saperlo>> dice lui canzonandomi.
Sorrido al pensiero del mio migliore amico che galoppa sopra ad Izzy come un giovane stallone. <<E allora cos'era quella faccia di prima? Sembrava ti fosse morto il gatto>>
Il moro si volta verso di me e stringe le lenzuola ancora avvolte attorno al suo addome. <<Non so cosa provo per lei. È molto carina, anzi no, è proprio bella, è dolce, simpatica, anche timida, e mi piace. Ma quello che abbiamo fatto ieri... Era solo sesso con una bella ragazza oppure.. qualcosa di più?>> sussurra guardandomi con i suoi occhi glaciali.
<<Amico, se non lo sai tu chi lo deve sapere? Da come ne parli e da quello che dici, secondo me ti stai innamorando. Insomma, se non te ne fregasse nulla non avresti quell'aria sognante>>. Sono sincero, il suo volto è raggiante, rilassato, segno che la notte precedente non è stato solo sesso. Izzy gli piace, magari la cosa è prematura, ma penso siano una bellissima coppia.
<<Beh, ora sarà meglio alzarsi. Il professor Freeman ci aspetta>> dico destandomi finalmente dal letto. Direzione: doccia bollente.

Pov Nora.

Dopo ciò che mi ha appena raccontato Izzy, non sto più nella pelle: la abbraccio forte, anzi la stritolo, ma con dolcezza. Sono così contenta per lei che quasi mi metto a piangere. Era da tanto che provava ad avvicinarsi a Theo in qualche modo, ed ora ci fa pure l'amore; perché sì, per lei non è stato solo sesso, ed io, spero neanche per lui. Se venissi a sapere che la sta solo prendendo in giro darei inizio alla terza guerra mondiale.
<<E poi.. Dio i suoi occhi ad un millimetro dai miei mentre i nostri respiri si fondevano.. Ti immagini? È stato...>> Izzy fa un sospiro leggero, gli occhi rivolti verso il soffitto trepidanti di felicità. <<Stupendo è dir poco. E poi..>> continua portandosi una mano alla bocca per soffocare una risata <<è messo davvero molto bene là sotto>>
Quelle parole mi provocano un leggero rossore in viso. Non so per quale motivo, ma sentendo quella frase non posso fare a meno di immaginarmi Justin... nudo.
Mi alzo di scatto, dandomi mentalmente della stupita per aver anche solo osato pensare una cosa del genere. Però devo dire che la visione che ho avuto non è per niente malvagia.
Nora smettila. Prima gli dici che secondo te state correndo troppo e poi fai questi pensieri? Se lo volevi vedere nudo tanto valeva farselo in palestra!
Bruscamente mi rimprovero e torno a guardare la mia amica, la quale sta finendo di preparare la borsa.
<<Io oggi passo, chiamo mia madre e mi metto a studiare, se no l'esame non lo passerò mai>> dico stampandole un bacio sulla guancia prima che se ne vada.

Mia madre, già. Quelle donna mi deve assolutamente una spiegazione.
Afferro lo smartphone e scorro il registro chiamate fino a trovare il suo numero sul display, dopo di che premo il tasto verde.
Suona, una, due, tre volte e alla quarta risponde con voce squillante.
<<Ciao Nora! Stai bene?>>
Di sottofondo sento Aaron che abbaia, probabilmente vuole andare a fare la sua passeggiata mattutina.
<<Ciao mamma. Si io sto bene, tu? Tutto bene il viaggio?>> domando mettendo in ordine i libri da studiare sulla scrivania.
<<Sì, tutto bene tesoro. Sono arrivata un po' in ritardo a casa perché in stazione i taxi erano tutti occupati. Aaron moriva di fame>> risponde ridendo.
Fingo una risata spontanea.
Okay, adesso o mai più.
<<Mamma senti, io ti ho chiamato per chiederti una cosa in realtà>>
<<Dimmi. È successo qualcosa? Mi devo preoccupare?>>
No, sono io a dovermi preoccupare se mia madre mente.
<<No tranquilla, ma ecco.. Si tratta di ieri. Tu il padre di Justin lo conoscevi già?>>
Come immaginavo ci fu una pausa, e dall'altro capo del telefono sento un rumore strisciato, come di una sedia che viene spostata. Mia madre deve essersi seduta.
<<Io.. No, certo che no Nora. Come faccio a conoscerlo?>> dice lei con ovvietà.
<<Mamma, ti prego. Ho visto come lo hai guardato, e non capisco perché te ne sei andata con tanta fretta quando ci ha invitato al bar>> spiego. Sarà meglio per te, cara mammina, che trovi una scusa a cui creda.
<<Tesoro, è che.. Insomma sono sola da tanto tempo e sai che faccio fatica a relazionarmi con altri uomini dopo..>>
Di nuovo. Un'altra fottutissima pausa.
<<Dopo mio padre, lo so. Ma resta il fatto che non ti credo. Se c'è stato qualcosa tra voi dovresti dirmelo siccome Justin è il mio ragazzo>>. Quest'ultima frase quasi la urlo, tant'è che, presa da un moto di rabbia incontrollata, riattacco e lancio il telefono sul letto.

Non ce la faccio più penso dopo nemmeno cinque minuti di studio. Decido così di alzarmi e di andare a fare un giro. Odio litigare con la donna che mi ha messo al mondo, ma quando sento che mi si sta mentendo non riesco a tenere i nervi saldi.
Afferro quindi il cellulare, che nel frattempo non ha squillato, e mi incammino verso la facoltà senza sapere bene perché.
Una volta dentro, decido di fare un giro e guardarmi un po' attorno. Sono due mesi che sono arrivata qui, ma non ho ancora avuto modo di esplorare l'intero edificio. Con passo tranquillo e senza alcuna fretta, mi dirigo verso l'aula magna, usata per lo più per conferenze e riunioni. Sto per girare l'angolo, quando mi scontro con una persona che proviene dal lato opposto al mio. Appena alzo gli occhi, e noto i suoi, un sorriso mi appare sul volto.
<<Justin..>> mormoro spostandomi una ciocca di capelli che mi è finita sugli occhi durante lo scontro.
<<Ciao piccola, che ci fai qui? Non hai lezione oggi?>> domanda dopo avermi salutato con un bacio a fior di labbra.
<<Mh, sì ma volevo approfittarne per studiare>> rispondo appoggiandomi al muro.
Il biondo mi osserva da capo a piedi. <<E i libri dove sono? Nella tasca dei jeans?">> ride ed io sorrido scuotendo la nuca.
<<Ho chiamato mia madre e abbiamo discusso, o meglio io mi sono arrabbiata, quindi eccomi qui, senza libri e anche senza la minima voglia>>
Inaspettatamente, il ragazzo mi afferra una mano e inizia a intrecciare le sue dita con le mie, giocandoci. <<Sempre per la tua supposizione?>>
È strabiliante il modo in cui riesce a leggermi nel pensiero. Una sorta di Edward Cullen, ma molto più bello e molto più umano.
<<So che a te non importa sapere come mai mia madre si sia comportata così ieri, ma a me interessa. Non è stato normale quel comportamento okay? E penso che se i nostri genitori si conoscono, o peggio, sono stati insieme, sia un bene per noi saperlo dal momento che ora siamo noi a stare insieme!>>
Terminato il mio monologo, Justin fa un sorriso piuttosto malizioso. <<Stiamo insieme?>> chiede.
Oddio. L'ho detto davvero? Ma soprattutto lo penso davvero?
Come al solito arrossisco senza ritegno e annuisco. <<Per me sì, dopo quello che è successo in palestra..>>
Mi sento un po' idiota ad aver detto quella cosa senza esserne del tutto certa, ma in ogni caso mi riprendo subito appena sento le sue labbra appoggiarsi alle mie.
E niente, è come se mi trovassi nella tela di un ragno: incapace di muovermi. Lui mi fa questo effetto: mi guarda, mi bacia, mi sfiora ed io ne voglio sempre di più.
Finiamo di baciarci quando lui si stacca, scusandosi per dover ritornare in classe.
E anche stavolta, dei nostri genitori non siamo riusciti a parlare come avrei voluto.




A Terrible Secret || J.B. {Conclusa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora