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- 25 Dicembre -

Pov Nora.

È stata dura convincere mia madre a venire a festeggiare il Natale a Miami, a casa di Justin, ma alla fine ci sono riuscita. Anche perché, come le ho riferito, passare il giorno di Natale senza la propria figlia, le avrebbe sicuramente fatto venire i sensi di colpa. In un certo senso l'ho minacciata, ed ha funzionato, perciò poco importa se per un volta ho avuto il coltello dalla parte del manico. Mi piacerebbe avercelo più spesso.

Sono in macchina con Justin, quando ad un certo momento il mio cellulare inizia a squillare. È lei.
<<Ti prego fa che non abbia cambiato idea>> sussurro a me stessa, sperando vivamente che i miei pensieri non diventino reali, risparmiandomi così anche una bella figuraccia davanti al padre del mio ragazzo.
Il mio ragazzo.
Mi volto ad osservarlo e sorrido notando quanto diavolo è bello, dopo di che mi decido a rispondere.
<<Pronto mamma?>>
<<Nora sono appena scesa dal treno, mi puoi ridire l'indirizzo? Non trovo il foglietto su cui l'avevo annotato>>
Mia madre e il suo solito disordine. Solo io nella mia borsa ho l'essenziale: chiavi, telefono, portafoglio e rossetto?
Sospiro accennando un sorriso, almeno ha ancora intenzione di venire alla cena.
<<Sì mamma. L'indirizzo è Brickell Avenue, 12>> dico alla donna all'altro capo del telefono. La sento in affanno, probabilmente sta cercando di recuperare un taxi per arrivare fino alla villa.
<<Grazie tesoro, ci vediamo dopo>>

Una volta riattaccato, poso il mio sguardo sul profilo marmoreo del ragazzo accanto a me. Il suo viso è rilassato ed io ancora non riesco a credere che lui sia proprio il ragazzo che mi ha rubato il cuore.
Con decisione, quindi, gli afferro la mano destra che sta tenendo sul cambio e la stringo, portandomela successivamente alle labbra. Bacio le sue nocche delicatamente, una ad una, e con la coda dell'occhio lo vedo sorridere.
<<Ti amo Justin>>
Quella frase mi esce così, di getto, ma è davvero quello che provo stando con lui. È come se ci conoscessimo da sempre, come se fossimo fatti proprio l'uno per l'altra. È come se qualcosa, da dentro, ci tenesse uniti da molto tempo.

Sabrina Pov.

Ancora stento a crederci. Come cavolo è saltato in mente a quel cretino di John di invitare me e Nora a casa sua per Natale?
'Diremo ai nostri figli la verità' aveva detto. Sì certo, e così facendo gli rovineremo la vita, avevo pensato io.
Avevo replicato, ribattuto, dicendo che avremmo dovuto dirglielo, sì, ma separatamente, io a Nora e lui a Justin.
Invece no, il signor so tutto io aveva pensato bene di organizzare una bellissima cena di Natale e dire insieme ai nostri figli, i quali stavano insieme e chissà cos'altro, che non potevano più avere sentimenti l'uno per l'altra perché erano fratelli. Così non solo gli avremmo rovinato la vita, ma anche il Natale, cioè la festa preferita di Nora.

Sbuffo quando, finalmente, il taxi si ferma davanti ad una graziosa villetta bianca e azzurra con un grande cancello che si erge davanti all'entrata principale.
Non ha badato a spese, penso mentre ringrazio e pago l'autista, poi mi dirigo a passo incerto verso il campanello, per suonarlo.
Mi guardo attorno mentre aspetto che una voce, sicuramente un maggiordomo o una cameriera risponda, e noto un'auto nera parcheggiata all'interno del vialetto.
<<Chi è?>>
Il mio cuore fa una capriola quando una voce maschile risponde al citofono: è quella di John.
<<Sabrina>> rispondo soltanto, cercando di non farmi tremare la voce.
<<Entra pure, ti stavamo aspettando>>
Che meraviglia, penso senza alcun entusiasmo. L'unico motivo per cui sono lì è per vedere mia figlia, o meglio, i miei figli, il giorno di Natale e metterli in guardia su ciò che sta succedendo tra loro, anche se...

I miei pensieri vengono interrotti dallo scricchiolio della porta d'ingresso che si apre. Il mio ex marito è fermo sulla soglia e mi sorride, ma lo vedo turbato.
<<Ciao John, Buon Natale>> sussurro per non farmi sentire dai ragazzi, i quali si sorprenderebbero della nostra confidenza.
<<Buon Natale anche a te, Sabri. Vieni, accomodati, sono in salotto>>
Mentre mi dirigo verso la stanza da lui indicata, mi guardo in giro.
Però, niente male questa villetta. L'arredamento è molto moderno, sui colori del bianco e del nero, e su di uno scaffale noto una serie di fotografie ritraenti lui con una donna dai lunghi capelli mori, una bambina sorridente di circa cinque anni e poi...
Mi blocco nel vedere una foto di Justin da piccolo, scattata da me. È seduto sul seggiolone e sta mangiando una fetta di pane più grossa di lui. I ricordi riaffiorano nitidi in quel momento e una lacrima sta per uscire dai miei occhi e rigarmi la guancia, ma la fermo in tempo. Non posso cedere proprio adesso.

Una volta in salotto però è dura non farsi rompere il cuore in mille pezzi.
I ragazzi sono seduti sul divano, stretti in un abbraccio di puro amore. Gli occhi con cui il biondo guarda Nora sono inequivocabili. Quei due si amano, cazzo, si amano sul serio.
Accanto a loro, o meglio, seduta sulle gambe di Justin, la bimba della foto ride di gusto con lo sguardo rivolto al televisore.
Dev'essere la figlia di John e della sua nuova moglie.

<<Mamma!>> esclama la rossa alzandosi di scatto per poi fiondarsi tra le mie braccia.
<<Ecco la mia bambina! Come stai? Sei bellissima, è il vestito che ti ho regalato per l'inizio dell'università vero? Ti sta d'incanto!>>
Cerco di sembrare felice, e lo sono in un certo senso, solo mi fa male sapere già che litigherò con lei, con loro, di lì a poco.

<<Buonasera Sabrina>>
Anche Justin si è alzato ed ora è accanto a Nora, con la mano tesa per stringermela. Gliela afferro e un senso di instabilità mi colpisce. Lo guardo dritto negli occhi, gli occhi di suo padre, e non posso far a meno di riconoscere in lui un giovane John Bieber.

Tutto questo sta diventando un po' troppo per le mie emozioni, ma devo resistere. Sono adulta e ho delle responsabilità nei confronti dei miei figli. Glielo diremo. Gli diremo tutto, a costo di farli soffrire.
Loro devono sapere.

Pov Justin.

Durante la cena, è mio padre a tenere banco, spiegando come abbia cucinato tutto da solo senza l'aiuto di nessuno e di come Chantal sia dovuta scappare a New York dai suoi genitori per via della grave malattia di sua madre. Lo vedo davvero felice ed entusiasta di averci qui con lui a festeggiare il Natale; al contrario trovo Sabrina alquanto tesa e silenziosa. In più non ha fatto altro che guardarmi da quando ha messo piede qua dentro. Forse mi sta osservando per capire se sono il tipo giusto per sua figlia, oppure...
<<Sabrina, si sente bene?>>
Come leggendomi nel pensiero, mio padre porge quella domanda alla donna, la quale dopo un attimo di esitazione, guarda l'uomo prima di pulirsi le labbra col tovagliolo.
La sua risposta ci lascia tutti spiazzati.

<<Dobbiamo dirglielo John, ora>>

A Terrible Secret || J.B. {Conclusa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora