Pov Justin.
Quella mattina di gennaio, seppur fredda e pungente, era illuminata da un'ardente palla di fuoco gialla, i cui raggi ricadevano proprio sulle gance rosate della rossa di fronte a me.
<<Come hai trovato questo posto?>> chiede Nora subito dopo aver ordinato un caffè macchiato con un po' di panna montata in cima.
<<Trip Advisor e Google Maps>> rispondo io con un'alzata di spalle e un sorriso ovvio.
Nora sorride appena, ma poi scopre la perfetta fila di denti che le sue labbra tengono sempre troppo celati, e ride. Avrei tanto voluto vederla ridere di più quando stavamo insieme, avrei voluto poter farla ridere sempre e lo vorrei tutt'ora. Ma mi è impossibile.
<<A cosa pensi?>> chiede poi incrociando le mani sopra al tavolino che ci separa. Probabilmente ha visto che la sto fissando con insistenza e con sguardo perso.
Scuoto il viso e una ciocca di capelli ribelli mi ricade sulla fronte.
<<Io..>> sospiro, non sapendo bene come proseguire. <<Tutto ciò è assurdo. Finalmente ho trovato la persona giusta, quella che mi ha fatto mettere la testa a posto in fatto di ragazze e amore, e scopro che è mia sorella. Cazzo, ancora non ci credo. E la cosa che mi fa incazzare è che.. Dio, non potrò più baciarti, né sussurrarti all'orecchio quanto sei sexy, e nemmeno...>>
Mentre penso a quello, abbasso le palpebre e contraggo la mascella. Odio questa situazione, odio come il mondo mi sia avverso anche questa volta.
<<Lo so Justin, ma non è colpa nostra. Ci siamo finiti in mezzo ed è terribile ma, probabilmente, noi avremmo fatto la stessa cosa dei nostri genitori>> sussurra avvicinando le sue mani alle mie.
Mi ritraggo subito sentendole pronunciare quella frase.
<<Stai cercando di difenderli? Ti rendi conto della gravità della cosa che ci hanno tenuto nascosto?>>
Davvero non riesco a capire cosa le passi ora nel cervello. Un attimo prima dice che mi ama, e adesso sostiene che noi avremmo fatto lo stesso.
<<Non li sto difendendo, ma ascoltami. Mia madre, nostra madre>> si corregge, <<ha beccato suo marito a letto con un'altra donna. Chi non lo avrebbe piantato?>>
<<Ma perché lasciare me con lui? Perché non portarmi con lei?>>
La guardo negli occhi, sperando che lei abbia la risposta alla mia domanda, ma non è così.
<<Non lo so, forse voleva lasciarsi tutto alle spalle. Tutto ciò che riguardava lei e papà, e tu eri una di quelle cose. È orribile, lo capisco, ma quando ha saputo di essere incinta di me, forse ha avuto la speranza di poter ricominciare, tenendo per se quel piccolo segreto, cioè che anche io ero figlia di John>>
Scuoto la testa ripetutamente. Ciò che dice ha senso, ma non lo accetto. Mia madre mi ha abbandonato, mi ha privato della sua presenza per ventitre anni della mia vita. Non posso perdonargliela così facilmente.
<<Se ti avessi beccato con un'altra, avrei fatto lo stesso Justin>>
<<No, non se avessi saputo di stare aspettando un altro figlio da me. Tu avresti avuto la decenza di dirmelo!>> sbotto picchiando un pugno sul tavolo.
Le persone sedute intorno a noi si voltano a guardarmi con espressioni di sdegno, mentre Nora abbassa il viso imbarazzata e senza sapere più cosa dire.
Alla fine, una volta bevute le nostre bevande in religioso silenzio, lei si pulisce le labbra con il tovagliolino in carta bordeaux e si alza.
<<Dove stai andando?>> domando imitandola, dopo aver lasciato dieci dollari nel posa cenere.
<<Ho bisogno d'aria>> mormora voltandosi e raggiungendo di lì a poco l'uscita del bar.
Pov Nora.
Cosa avremmo fatto da adesso in avanti?
Non faccio altro che chiedermelo dalla sera della cena di Natale, e ancora non ho trovato risposta. Forse perché una soluzione - perché è di questo che si tratta, una soluzione a un problema - non c'è.
Mi vengono in mente le parole di Izzy, quando mi ha detto che io e Justin avremmo dovuto provare a vivere da fratelli, e che, forse, non sarebbe nemmeno stato così male.
Allora ne dubitavo, ma al momento mi sembra, invece, l'unico modo possibile per aggiustare le cose.
D'istinto quindi, mi blocco in mezzo al marciapiede, mentre il biondo, intento a camminare in religioso silenzio di fianco a me dopo la scenata fatta al bar, fa qualche passo prima di accorgersi del mio arresto e voltarsi con aria interrogativa.
Alzo lo sguardo verso i suoi occhi, identici ai miei, e sento una morsa allo stomaco troppo dolorosa. In ogni caso mi faccio forza e d'impulso lo abbraccio.
È una stretta forte, salda. Ho una paura immensa di lasciarlo andare, eppure di lì a poco mi stacco.
Il suo profumo ora si è impossessato di me e voglio che mi rimanga addosso per sempre, perciò...<<Possiamo parlare di noi? Per favore>> chiedo in un sussurro, rimanendo con le braccia ancora attorno alla sua schiena.
Justin annuisce. <<Vieni, penso che Central Park sia qui vicino. Possiamo andare lì>> propone ed io lo seguo senza dire una parola.
Quando arriviamo a destinazione, la magia che solo la natura possiede ci avvolge pungente e candida.
Gli alberi sono ricoperti di neve e il panorama che ci circonda è da mozzare il fiato.
<<Non è poi così male New York>> mormoro a me stessa, ma sono sicura che anche il ragazzo accanto a me mi abbia sentito, infatti un suo commento non tarda ad arrivare.
<<Sarebbe più bella se fossimo insieme>> dice, e con la coda dell'occhio lo vedo abbassare il viso, provato.
<<Ora siamo insieme e lo saremo per sempre, infatti volevo proprio parlarti di questo>>
<<Rimani a vivere qui?>> chiede ed io sgrano per un secondo gli occhi. Non è quella la mia idea.
<<No, o meglio vorrei, ma devo, anzi voglio, finire l'università e laurearmi>> sentenzio, continuando subito dopo, prima che Justin possa interrompermi. <<Ed è quello che dovresti fare anche tu. Seguire i tuoi sogni, diventare chirurgo.. Quindi, torna a Miami con me. Potremo stare vicini, anche se non come vorremmo. Ma è meglio di niente>>
Il ragazzo mi guarda, è concentrato sul mio viso e la cosa mi fa arrossire. Si bagna le labbra e fa un sorriso, ma non è uno di quelli veri, uno dei suoi.
<<Come puoi chiedermi di venire a Miami, vederti tutti i giorni senza nemmeno poterti...>> fa una pausa e mi sfiora le labbra con il pollice, <<... baciare>>
<<Perché è l'unica scelta che abbiamo. O vivere da fratelli, ma essere insieme o dirci davvero addio per sempre. Cosa pensi sia meglio?>> domando con tono ovvio, sperando che si convinca.
Vedo che esita a rispondere, così gli afferrò le mani e le stringo tra le mie.
<<Capisci che non è colpa nostra, vero? Capisci che siamo stati per troppo tempo separati e che è giunto il momento di avere una rivincita? Dobbiamo riprenderci il nostro tempo Justin. Dobbiamo viverci come due fratelli si vivono, sempre insieme, ognuno che conta sull'altro>> dico cercando il suo sguardo sfuggente. <<È l'unica chance che abbiamo>>
Non so più cosa dire. O l'ho convinto adesso, o non ci riuscirò più.
<<D'accordo>> mormora poi, dopo lunghi attimi di riflessione. <<Hai ragione. Dobbiamo recuperare il tempo perduto, partiremo per Miami domani, col primo aereo, lo diremo anche a mio padre. Ma prima.. voglio chiederti una cosa>>
<<Tutto quello che vuoi>> dico con l'esaltazione nella voce e un sorriso a trentadue denti.
<<Fai l'amore con me per l'ultima volta, Nora>>
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A Terrible Secret || J.B. {Conclusa}
FanfictionSi sa, il college è uno dei luoghi migliori per innamorarsi. Un incontro casuale, l'inizio di un' amicizia, un bacio rubato e, infine, due cuori spezzati. Justin e Nora nascondono un segreto. Un segreto del quale nemmeno loro sono a conoscenza, pe...