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Pov Justin.

Alle 16.00 precise, sono davanti al portone di casa.
Senza nemmeno guardare ciò che faccio, alzo in alto una mano e chiudo la mia auto premendo il tasto apposito sul telecomando piccolo e nero.
Con un clic, sento che la mia azione è andata a buon fine.
Quindi, suono il campanello tre volte, come abbiamo sempre fatto. È un segnale per far capire che, alla porta, c'è un membro della famiglia, un segnale di riconoscimento.

Dopo un minuto buono, la porta si apre appena e dallo spiraglio intravedo una ciocca di capelli biondi.
<<Ehi biondina! Fai entrare il tuo fratellone?>> domando a Chloe, che nel frattempo si è sporta con tutto il suo bellissimo ed innocente viso.
<<Justin! Sei tornato!>> esclama felice, ed io non resisto dal prenderla in braccio e riempirla di baci.
Quanto tenga a lei, solo Dio può saperlo, e pensare che d'ora in poi, dopo tutto ciò che è successo, dovrei baciare anche Nora così...

Non ci voglio pensare, fa troppo male.

<<Allora si va allo chalet piccola?>> domando rimettendo a terra la bambina.
Lei annuisce prima di iniziare a saltellarmi attorno come una ranocchia paffutella.
Non riesco a trattenere una risata.
<<Ciao Justin! Bentornato, ti stavamo aspettando>>
Dalla soglia del salotto, spunta una Chantal già pronta per l'occorrenza: maglione di lana, pantaloni pesanti, scarponi da montagna e cappellino peloso.
Sembra una badante russa, penso tra me e soffoco una risata interiore.
<<Ciao! Sei già pronta?>> domando, poi vedendo che dietro di se trascina due trolley aggiungo <<addirittura due valige, non starai esagerando?>>

La donna, in quel preciso istante, si blocca. Il suo sorriso svanisce ed il suo corpo diventa una lastra di ghiaccio. Ma subito dopo si riscuote e inizia a ridere istericamente, tanto che il mio sopracciglio si alza, stupito come sono per quella sua reazione.
<<Due valige sono fin troppo poche per una signora>> risponde, allontanandosi poi verso la porta d'ingresso.

***

Così può andare, penso mentre infilo il terzo ed ultimo maglione nel trolley che ho messo sopra al mio letto.
Chiudo la cerniera e, una volta chiusa anche la porta della camera, scendo le scale pronto a caricare tutto nell'auto di mio padre.

<<Finalmente! Ci voleva tanto?>> brontola subito l'uomo vedendomi arrivare.
Non iniziamo eh, papà.
È già tanto che io abbia accettato di andare in montagna con lui e sua moglie.
Sbuffo, prima di aprire la portiera dell'Audi e sedermi accanto a Chloe che, seduta sul seggiolino, è più alta di me.
<<Cinture allacciate? Si parte!>> ci avverte l'uomo, guardando i suoi figli, uno con il broncio e l'altra con un sorriso enorme, dallo specchietto retrovisore.

In questo momento, io, sono proprio il ritratto della gioia.

Il viaggio è lungo per arrivare allo Chalet che i miei nonni, i genitori di mio padre, avevano comprato quando erano ancora giovani, ma dal tratto di autostrada che stiamo percorrendo so che manca poco al cartello che indica l'uscita giusta da prendere.

Eccolo, lo vedo in lontananza. È il tipico quadrato verde a scritte bianche, e ci informa che mancano esattamente 300 m alla svolta.
Ci siamo quasi, ecco...

Non posso crederci, dopo anni che andiamo allo chalet, mio padre è riuscito a sbagliare strada per la prima volta.
Non perdo tempo per farglielo notare, ma lui non risponde.
<<Papà, hai sentito quello che ti ho detto? Hai sbagliato strada!>> ripeto, e non mi faccio sfuggire lo sguardo che l'uomo rivolge alla donna accanto a lui. Si guardano per pochi secondi poi lei abbassa lo sguardo e lui torna a fissare la strada.
Cosa stanno nascondendo quei due? Perchè non dicono nulla?
Basta segreti, esigo una spiegazione.
<<Chantal dì qualcosa, siccome il gatto che non abbiamo ha, evidentemente, mangiato la lingua a tuo marito>> dico, sperando che la donna mi dia una spiegazione.

La vedo sospirare.
<<John, dovresti farlo tu>>
<< Fare cosa porca puttana?>> chiedo a voce piuttosto alta incurante del fatto che una bambina di cinque anni sia seduta accanto a me e stia assistendo a tutto.
Finalmente, mio padre prende la parola.
<<Non ho sbagliato strada Justin, non andiamo allo chalet>>
Tutto qua? Quegli sguardi di intesa solo perché anziché andare allo chalet andiamo da un'altra parte? Roba da matti. Nemmeno i bambini si comportano così.
<<E si può sapere dove andiamo o è una sorpresa?>> continuo cercando di arrivare a capo di questa bizzarra situazione.
<<Andiamo in aereo>> bisbiglia Chloe dal suo seggiolino.

In aereo?

<<Chloe ha ragione Justin, stiamo andando all'aeroporto. Ci trasferiamo a New York. Per sempre.>>

Pov Nora.

Sono passate esattamente due ore da quando Justin ha lasciato il college salutandomi, dicendomi che sarebbe partito con la sua famiglia -cioè nostro padre, sua moglie e la nostra sorellastra- per la montagna, e che sarebbero stati via solo qualche giorno.

<<Quindi cosa pensate di fare?>> chiede Izzy di punto in bianco mentre è intenta a leggere un libro dalla copertina blu scuro, che evidentemente non cattura fino in fondo la sua attenzione.

Alzo le spalle.
<<C'è forse qualcosa che possiamo fare a parte accettare la cosa?>> dico in risposta al suo quesito. <<Siamo fratelli, dobbiamo solo farcelo andare bene>>
E ci sto provando, a farmelo andare bene, ma senza riuscirci affatto. Sono innamorata di lui, del rapporto che abbiamo instaurato... come faccio a dimenticarmi di tutto e fare finta di niente?

Alcune lacrime tentano di evadere dai miei condotti lacrimali, ma le blocco prima che mi si bagnino gli occhi.
Ho già pianto abbastanza in queste settimane.

<<Ce la farete!>>
Izzy chiude il libro e mi guarda sorridente.
<<Sai, i rapporti tra fratelli sono più forti di qualsiasi altro legame. Ovvio, non potrete più fare certe cose, ma potrete divertirvi ugualmente e stare insieme quanto vorrete. E poi.. potrai sempre vederlo nudo>> aggiunge abbozzando una risata seguita da un'espressione alquanto maliziosa.

La guardo seria per qualche secondo poi scoppio a ridere di gusto per la frase appena sentita.
Sembra assurdo, ma ha ragione. Due fratelli che si danno un bacio a stampo sulle labbra non farebbero nulla di male, ce ne sono tanti così, e pure due fratelli che si vedono senza vestiti addosso.

A quel pensiero inizio a immaginarmi Justin senza alcun velo, e solo Dio sa quali viaggi perversi stia facendo la mia mente.

No, sicuramente non resterei soltanto a guardarlo.

Accidenti ai miei genitori che hanno messo al mondo un fratello così bello. Non poteva essere brutto e gobbo?

<<Terra chiama Nora! Ehi, rossa, ci sei?>>
La voce della mia amica mi riscuote dai miei sogni idilliaci ad occhi aperti.
<<Sì, sarebbe bello avere un rapporto fraterno così, ma ci vorranno anni perché riusciamo ad averlo.>>

Ed è proprio quando finisco di parlare che il mio cellulare inizia a vibrare.
Lo afferro e noto sul display che mi è arrivato un nuovo messaggio.
È di Justin, forse è arrivato a destinazione.

Ma quando leggo il contenuto, mi sento svenire.

A Terrible Secret || J.B. {Conclusa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora