XII

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Attenzione: il capitolo contiene scene forti e di dubbio gusto etico-morale. Siete pregati di non leggere se scene di sesso e violenza vi infastidiscono o creano disturbo.

Ogni dettaglio di quell'ambiente appariva lugubre ed esageratamente sfarzoso, tanto da sembrare di essere perennemente confinati in una grossa e spessa gabbia dorata. I mobili erano rifiniti con maestria, con intarsi d'oro e argento a seconda del dettaglio da raffigurare; enormi arazzi appesi alle pareti raffiguravano zar e zarine precedenti in momenti di raffinata compostezza, con occhi penetranti e invadenti; i tendaggi e in generale ogni stoffa era di meravigliosa e pregiatissima fattura e tutto recava le iniziali del capostipite della famiglia dello zar Aleksandr. Quella stanza, la sala da letto, in particolar modo, era agghindata e addobbata come se vi si fosse da poco tenuta una sfarzosa festa. Quello era stato un piano ideato dal sovrano, che desiderava più di tutto far sentire le proprie donne inferiori e serve, mentalmente e spiritualmente: secondo il suo perverso pensiero, infatti, le schiave non si sarebbero mai sentite all'altezza di una così maestosa sala e avrebbero finito con l'autocommiserarsi per peccati che non avevano mai commesso.
Nel frattempo, sapeva perfettamente di avere in suo pugno Alina, la schiava da poco acquistata da una squallida e insipida famiglia di periferia che aveva scelto non tanto per il suo aspetto fisico –cosa insolita per uno zar, un sovrano–, quanto per il nome che portava e la storia che credeva di aver sentito da qualche parte. Non era la prima Alina ad essere fatta prigioniera e non sarebbe stata l'ultima.

Il suo sesso eretto e gonfio era entrato in lei con brutale foga, costringendola a piegarsi dal dolore. Sentiva le pareti calde della sua vulva appena bagnata costrette ad allargarsi per dar posto a quel corpo nuovo, estraneo. Il sangue colava tra le sue cosce divaricate per la rottura dell'imene, della sua pura e perfetta  verginità che ora era null'altro che una macchia cremisi sulle lenzuola reali. Il padrone, lo zar, aveva ragione: nessuno l'avrebbe mai presa in moglie, nel caso fosse stata in grado di fuggire di lì, nessuno le avrebbe dato più ascolto di quanto se ne desse di solito ad una normale puttana di bordello. L'aveva voluta e se l'era presa con la forza, senza amore, senza sentimenti, solo con un gran senso d'odio e rabbia, repressi alla bocca dello stomaco. Alina poteva sentire quanto lui la disprezzasse anche in quella posizione, probabilmente frutto di una scelta non casuale, dal momento che in quel modo non le sarebbe stato possibile decifrare il suo volto. I pensieri della giovane furono spazzati via un istante dopo, quando il sesso del padrone si mosse all'indietro per un rapido movimento del bacino. Alina considerò disgustoso e deplorevole ciò che accadde in seguito: continuando ad assestare potenti spinte con le anche, Aleksandr entrava e usciva dal suo corpo martoriato con una forza e una velocità spaventose, imprimendole i segni delle dita sui fianchi in violacei lividi che sarebbero andati via solo dopo tanto tempo. Un conato di vomito risalì verso le labbra della ragazza portando con sé bile acida e amarezza, costringendola a chiudere la bocca e a smettere di strillare come un'oca. Nello stesso istante, quasi come se l'avesse previsto, lo zar levò in alto il braccio destro, continuando a fotterla com'era solito fare con le sue puttane più scadenti, e lo schiaffo che ne seguì impresse nitidamente la forma della mano sulla natica più vicina ad essa. Alina scoppiò nuovamente in un pianto straziante, senza fine. Pareva avesse perso ogni lacrima, sembrava prosciugata come un fiume in piena estate, ma evidentemente c'erano ancora dei liquidi da espellere nel suo corpo. La pelle bruciava e lo stomaco si contorceva senza pietà, provocandole lancinanti dolori in ogni parte del corpo, annullando ogni misero briciolo di dignità che ancora lottava per una causa persa. 

Kajira - L'erede delle nevi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora