CAPITOLO VENTICINQUE

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Mi sento sempre più vicina alla crudele realtà in cui vivo. Provo schifo per tutti e non ho parole di come sia diventata la mia vita.
Mia madre è ancora in ospedale, mio padre è uno schifoso schiavo del sesso, mio fratello non è qui fisicamente e Patrizia, beh, che dire? È diventata più troia del solito.
Sapevo già della sua mania per il sesso, ma non fino a questi livelli.
Adesso basta tacere e fare finta di nulla. È ora di tirare fuori le palle.

All'intervallo, prendo il coraggio di parlarle.
Ammetto di avere un pò di paura, ma so bene che devo farlo per l'armonia della mia famiglia.
Mi avvicino al suo gruppo di "ochette" e tocco la spalla di Patrizia.
Lei si gira di scatto e mi guarda storta.
«Ti posso parlare?» le impongo, senza chissà quale sentimento.
Andiamo in un angolino e man, mano mi vengono in mente tutte quelle parole giuste che devo dire.
«Cosa vuoi?» domanda altezzosa.
«Vorrei tanto sapere come mai è finita la tua storia con l'uomo sposato...»
«Beh, perché ci eravamo stancati e poi, se permetti, non sono neanche cazzi tuoi...» ribatte, nel tentativo di farla finita lì.
«Invece sì, sono cazzi miei!» sbraito.
«No, cara» insiste.
La conosco ormai: quando non sa che scusa usare, preferisce fuggire dai suoi problemi. Si crede adulta facendo così ma in realtà, non è altroché una ragazza immatura.
«Che ne pensi del cazzo di mio padre, allora? Ti è piaciuto?» grido, nel tentativo di farla umiliare da mezza scuola.
«Cosa hai detto?» contraddice infuriata.
«Brutta stronza! Tu lo sapevi che l'uomo sposato con la quale ti sei scopata era mio padre?! Eh?!» strillo.
Patrizia mi prende per i capelli e finiamo per terra per farci a botte. È già la seconda volta che succede. La prima volta a Capodanno perché mi ha preso in giro per la mia salute e ora perché è andato a letto con mio padre, rovinando l'armonia della mia famiglia.
Cerco di tirare più schiaffi possibili, facendo le capire così che l'ho sempre odiata.
A un certo punto, due persone ci dividono e tento di liberarmi dalla presa per dargliene ancora, ma non ci riesco.
«De Santis! Giordano! Ma siete pazze?»interviene la nostra prof di latino.
Fantastico, ci voleva pure questa!
«Andate immediatamente in presidenza!» aggiunge la prof.
Ci dirigiamo lì a testa bassa. Stavolta l'ho combinata grossa, ma almeno ho avuto la soddisfazione di non avergliela fatta passare liscia a questa stronza troia.

«E così ci troviamo a fare botte... Eh? Allora, una di due ha il coraggio di raccontare come è successo?» cita il preside, essendo incazzato nero.
«È stata lei, preside! Ha iniziato a insultarmi pesantemente!» parla quella stronza, tentando di prendersi false difese.
«Ma cosa dici? Sei tu che hai iniziato! Mi hai rovinato la vita!» ribatto.
«Ah, io?»
«Sì, tu! Ti ricordo che sei andata a letto con mio padre!»
«E tu stai trascurando Marco!»
Un secondo dopo, io e Patrizia ci ritroviamo a parlare sopra e solo un botto sul tavolo del preside ci interrompe.
«Silenzio!» ci sgrida il preside.
Riusciamo a calmarci e ora mi rendo davvero conto che abbiamo esagerato.
«Qualunque sia il motivo, avete intenzione di chiarirvi?» ci chiede.
«Non ho niente da chiarire con lei!» reclamo.
«Nemmeno io!» ribatte Patrizia.
«Ah, è così che la pensate? Allora ecco qui la lezione che dovete imparare: quattro giorni di sospensione e in più, informerò anche le vostre famiglie dell'accaduto. Adesso via, ritornate in classe. Ho altro di cui occuparmi, che delle vostre inutili discussioni.» dice il preside, per poi cacciarci via.
Mi dispiace di essere arrivata al punto della sospensione, ma il livello di rabbia era eccessivamente alto. Forse è meglio così: almeno ho dei giorni in cui potrò sbollire tutto quel nervosismo che ho accumulato nelle ultime ore.
Ora mi rimane da fare un'ultima cosa da fare: affrontare mio padre.
Stavolta ho una prova schiacciante della sua infedeltà e non può assolutamente negare.

«Molto bene, signorina... Oltre che essere una ragazzina viziata, fai anche botte con la tua compagna di classe, eh?» mi rimprovera mio padre, appena tornato dal lavoro alla solita ora.
Sta soltanto recitando alla perfezione la sua parte di padre preoccupato, in realtà non gli è mai importato nulla di quello che faccio.
Preferisco non rispondere alla sua provocazione, rischia solo di sentirsi dire delle cose orribili che io non ho mai detto in vita mia.
«Allora?» mi incalza quell'uomo schifoso che credevo fosse mio padre.


Sto per scoppiare...

«È inutile che ti preoccupi per me...» ribatto, trovando sempre più il coraggio di rinfacciargli ogni cosa.
Mio padre mi lancia uno sguardo assassino.
«È inutile che fai quella faccia. Fai tanto il preoccupato ma in realtà, te ne sei sempre sbattuto i coglioni di me, di Ale e persino della mamma. A te importa solo del tuo stupido lavoro e di scopare con altre donne» urlo.
«Come ti permetti di dire ciò? Cosa ne sai di quello che faccio per voi? Il lavoro stupido, come lo chiami tu, ti permette di farti vivere a scrocco!»
«Vivere a scrocco? Che cazzo stai dicendo?»
«Le ragazze della tua età già lavorano!»
«Scusami se siamo nel 2016 e non nei anni 80! Siete stati tu e la mamma ad avermi scelto di studiare in questa scuola di merda!» sbraito, diventando rossa in faccia.
Non ho più fiato per parlare, ma non ho ancora finito di farlo sentire una merda.
«Comunque, potevi sceglierti una puttana migliore da scopare!» dico, mentre mostro la foto di Patrizia seminuda, che avevo sul mio cellulare per mostrare le prove.
Mio padre si avvicina a me e inizia a puntarmi il dito.
«Come ti sei permessa a guardare il mio cellulare?» urla.
Vorrei smettere di litigare con lui, ma sarebbe inutile. Siamo così vicini alla verità.
«Mi sono permessa, eccome! Tu stai rovinando l'armonia di tutti noi! » ribatto, avendo le lacrime che scendono nel viso.
Mio padre non risponde e ha lo sguardo basso. È un classico: non ha il coraggio di affrontarmi.
Improvvisamente, le sue mani sono sul mio collo e riesco a liberarmi dalla sua presa. Corro subito in camera mia e mi chiudo a chiave. Un attimo dopo, lo sento bussare violentemente.
«Osa a dire in giro quello che hai scoperto e sei morta.» urla minacciandomi, per poi andarsene di casa.
Scoppio a piangere, non tanto dalla tristezza, ma dalla rabbia. Come ha potuto fare tutto ciò? Oltretutto con mia madre che si trova in ospedale, con la paura che non si possa più svegliarsi.
Prendo il cellulare e vedo tre chiamate perse: sono di Max.
Lo richiamo e risponde subito al primo squillo.
«Amore, ma dove eri finita?» mi rimprovera duramente.
Io cerco di non piangere, ma non ci riesco perché la voce e le lacrime mi contraddicono.
«Che succede?» mi chiede.
«Niente...»
«Non ci credo. È successo qualcosa, lo sento. Non ti muovere da lì, vengo a prenderti» dice, per poi chiudere il telefono in faccia.
Mi sento meglio, rispetto a prima. Ho scoperto di avere qualcosa di meraviglioso e spero con tutta me stessa, di non perderla mai.

Ci troviamo dentro in macchina, parcheggiata in un parcheggio isolato di un centro commerciale. Ciò che conta, è che mi sento sicura tra le braccia di Max.
«Raccontami cosa è successo...» mi chiede, baciandomi a stampo.
Faccio sospiro. Vorrei non raccontarlo per non ricordamelo, ma so perfettamente che mi sentirei meglio.
«Oggi ho fatto botte con una mia compagna di classe, perché ho scoperto che è andata a letto con mio padre e poi l'ho affrontato...»
«E cosa ti ha detto?»
«Ha tentato di strozzarmi, ma sono riuscita a scappare. Mi ha minacciato di morte...» spiego, mentre le lacrime rigano il mio viso.
«Che uomo di merda, scusami se te lo dico...»
«No, no tranquillo. Sono d'accordo con te...»
«Non ci pensare più, amore. Ci sono io con te...»
Lui mi stringe forte a sé e inizia a baciarmi con dolcezza. Insiste sempre di più, tra una bacio tira l'altro, ci ritroviamo a fare l'amore nella sua auto. È dolcissimo, ma parecchio scomodo.

È stato bellissimo e io mi sento molto meglio.
«Stavo pensando a una cosa... Se non ti va di tornare a casa, puoi venire a dormire da me...» propone Max.
Accetto il suo invito. Infondo è vero, non ho voglia di vedere quell'uomo e di ritornare in quella casa infernale piena di brutti ricordi.
È fantastico avere una persona speciale come Max. Lo amo e non so come farò quando un giorno non ci sarà più.



Forte Come Una Tigre (#wattys2016) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora