Capitolo 10

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         Ethan si svegliò sorprendentemente presto, non aveva alcuna intenzione di sentire la voce di suo fratello di prima mattina.

Dopo un paio di notti passate a dormire metà sul divano e metà sul pavimento aveva optato per un dignitoso ritorno nel suo letto, anche se lui e Tom continuavano a offendersi a vicenda senza tregua appena si vedevano, a scuola non si sedevano vicini, in macchina litigavano per le canzoni e la discussione finiva spesso con una zuffa sui sedili anteriori, in squadra non si parlavano, ma battibeccavano sugli errori dell'altro.

Jack tentava di riappacificarli in ogni modo, ciò nonostante nulla sembrava cambiare. Entrambi sfogavano la rabbia su di lui diventando acidi e insopportabili.

-Ciao Ethan.-
Jack allungando una mano per accarezzargli i capelli

Il ragazzo evitò il tocco e si versò una tazza di caffè bella piena sotto lo sguardo esasperato del padre che in quel momento non sapeva se fargli il discorsetto sulla caffeina o starsene zitto e voltarsi dall'altra parte.

-Non...-
Jack

-Lo so. Grazie, ma sai una cosa? Sopravviverò!-
Ethan finendo la bevanda e lasciando la tazza nel lavello

-Ethan, andiamo.-
Jack

-Papà lascia perdere, va bene?-
Ethan sorridendo nervoso

-Mangia qualcosa.-
Jack

-Sissignore.-
Ethan prendendo stizzito una fetta di pane

Tom stava entrando in cucina in quel momento, ancora mezzo addormentato. Non aveva quasi chiuso occhio quella notte, ultimamente certe cose di suo fratello (ad esempio il lieve russare) non le sopportava proprio. Verso mezzanotte lo aveva sfiorato l'idea di premergli un cuscino in faccia.

Gli dava perfino fastidio sapere che fosse in casa e dormire nella stessa stanza lo mandava fuori di testa, ma non gliel'avrebbe data vinta: sin da quando erano piccoli (come gli aveva cortesemente ricordato Ethan) lui era sempre stato il più gentile, quello che dopo cinque minuti era già capace di perdonare... non questa volta.

Si scontrò con il gemello sulla porta, il maggiore lo spinse contro lo stipite, lui reagì colpendolo sulla nuca.

-Basta, tu vieni qua e fai colazione.-
Jack alzando la voce verso e chiamando Tom

Ethan, seguito dal cane da pastore, diede da mangiare ai cavalli e andò a prendere la posta: le solite bollette e un paio di lettere con scritto urgente.

La tentazione di aprirle per vedere cosa contenessero era grande, ma decise che suo padre gli avrebbe detto qualcosa se ci fossero stati problemi.

Tornò in casa e buttò le buste sul tavolino.

-A dopo.-
Ethan e Tom in coro, prima di accorgersene e guardarsi storto, uscendo di casa 

-A dopo!-
Jack dal piano di sopra

Ethan fece per salire in macchina, ma si fermò: c'era qualcosa di diverso. Abbassò lo sguardo e le vide... due gomme a terra, anzi tutte e quattro. Si passò una mano tra i capelli.

-Tom! Che cazzo ti salta in mente? Sai benissimo che si piegano i cerchioni così! E soprattutto la macchina non si tocca, non si tocca per nulla al mondo! Ora cosa pensi di fare? Correre fino a...-
Ethan voltandosi furibondo

-Non sono stato io! Smettila di fare il bambino e pensa piuttosto a prendere il crick!-
Tom interrompendolo

-No, sai una cosa? Il guaio l'hai combinato tu e tu lo ripari.-
Ethan

-Stai perdendo del tempo.-
Tom incenerendolo con lo sguardo

-Bene, ho tutto il giorno, non sono io il secchione.-
Ethan

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