Sono emozionata, siamo partiti adesso per andare a vedere il deserto. La guida ci ha informato di dover vestirci coperti per evitare di bruciarci perché nel deserto il clima è molto caldo.
I beduini, persone del posto, si sono vestiti con la lana, dicono che la pelle così respira e non soffrono il caldo. Io evito per non sentire troppo la differenza. Ed avere uno shock termico.
Paolo mi fa salire su un cammello e c'incamminiamo. Sorrido guardandolo. Il cammello fa dei buffi versi, mi piace tantissimo come animale, le gobbe mi proteggono ed evitano di farmi cadere.
Alle porte della città possiamo ammirare, le tre Piramidi. Sono gigantesche, quella sarà la prossima tappa. Mentre sono con occhi sognanti Paolo mi tiene la mano e ci porta al suo stesso passo.
Parlano egiziano gli altri del gruppo, non li capisco, ma ormai ho imparato l'inglese e azzardo a gliedergli quando saremmo arrivati.
Loro mi rispondono in francese, e capisco che la seconda lingua della guida è quella, quindi evito di chiedergli altro.
Tutto questo dondolare mi fa nausea ad un certo punto. E chiedo di fermarci. Tiro fuori un biscotto ai cereali, dalla borsa, e lo ficco in bocca.
Bevo un po' d'acqua, sto incominciando a sudare. Mi chiede se mi sento meglio, annuisco e indico al cammello di proseguire agitando le briglie.
Tutti ripartono insieme a me.
Il deserto non è altro che una distesa di sabbia, con dune di tanto in tanto. È particolarmente soffice, sembra di stare nel cartone animato della Disney "Aladdin". Immagino di essere la principessa Jasmine che aspetta il suo principe venire su un tappeto volante.
Sogni stupidi da bambina.
Ma al calar del sole indicano un'oasi spettacolare, dove ci fermiamo. Ci sono palme e piante tropicali, molto bohemien. Questo è il continente nero. Brividi sulla pelle.
La nostra guida ci indica di piantare lì le tende e trascorrere, così, la notte. Sono entusiasta di ciò, ma non posso piegarmi nell'aiutarli a montare e mi fermo per un po' a guardare l'infinito.
La sabbia in questo punto è bianca. Paolo mi chiama, mi presto a raggiungerlo. Mi accarezza la pancia. Sento qualcosina ma non sono sicura di cosa sia.
Guardo ciò che ha fatto per me. E non ci posso credere. Ha montato un lettino morbidissimo per me e per il bambino, ha fatto in modo da non crearmi disagi durante la notte.
Lo ringrazio portando le braccia intorno al suo collo. È stato così premuroso con me.
E nel mentre lo ringrazio il gruppo ci chiama e ci mettiamo seduti nel deserto con cibo e canti tipici del posto.
Una serata divertentissima. Mi agito e volteggio le mani nell'aria proprio come se stessi danzando con loro.
Tutti sono gentili e cordiali con noi. Immagino a quante persone abbiano portato in questo spettacolare posto del mondo, e quanti si siano emozionati come noi.
Quando ormai la luna piena si vede alta nel cielo, bellissima, pura, bianca, incantevole. Illumina la sabbia in modo impeccabile. Il clima si fa sempre più freddo. Paolo premurosamente, mi prende una coperta e me la mette sulle spalle. Ma non riesco a chiudere occhio.
Ripenso a quanta strada abbiamo affrontato per arrivare fino a questo punto, quanta ancora né dovremmo fare. Non potevo immaginare un futuro più bello ed irripetibile, amo la mia vita, amo Paolo, amo questo mondo, amo tutto ciò che mi circonda. Ma mio figlio è più grande di questo, ha un valore inestimabile, spero di conoscerlo presto e potergli dare tutta me stessa senza ma e senza se, mentre ripenso a tutti i tramonti che ho visto, mi scende una lacrima, sono felice.
Sarà un esperienza irripetibile ed unica al mondo. Me lo sento.
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SHE 3
Teen FictionSylvia Medici dopo mille avventure, riesce a concludere la sua vita. ma non sa ancora che molto altro l'aspetta.