17.

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Pov. Paolo

Mi svegliai di soprassalto con gocce di sudore che mi scendevano lungo il viso. Il cuore che mi batteva a mille. Stavo al buio seduto nel mio letto. Avevo una camicia azzurra ormai fradicia. A chiazze si poteva guardare l'alone d'acqua. Ero immerso in una pozza. I miei occhi spalancati, guardavano nel vuoto. Decisi di andare in cucina a prepararmi una camomilla, ma avevo paura d'incontrare il mio incubo peggiore, Sylvia e quel suo malore.

La camera da letto era avvolta della fredda luce blu, della luna. I miei capelli avevano bisogno assolutamente di uno shampoo, erano umidi e unti. Non capivo cosa stesse accadendo. Quando improvvisamente mi voltai dall'altra parte del letto. Ancora non lo avevo fatto perché avevo il terrore di non vedere lei accanto a me.

Ma prima di voltarmi, ispezionavo la stanza intorno per capire dove stesse Riccardo.

Non lo trovavo, eppure era lì, doveva essere lì, lo visto..lo conosciuto!

Ricordo ancora il suo primo pianto. Ricordo. Suoi capelli nera, la straordinaria somiglianza a me.

Immagino sia in un'altra parte della casa. Ma dove ho potuto mettere un neonato, se non in una culla?

Prima di voltarmi e scoprire che Sylvia non c'è più, apro le coperte e mi avvicino alla finestra, ammirandone il panorama che la natura mi offriva in quel momento.

Profili di palazzi, che cambiavano aspetto a seconda dell'astro che brilla in cielo. Finestre chiuse. La città dorme. Io non riesco a dormire. Appoggio la mia fronte alla lastra. È gelida. Eppure la mi rinfresca la mente. Allora faccio dei movimenti per sentire tutta la freschezza fin nelle tempie. Chiudo lo sguardo. E ripenso alla mia donna.

Stormi d'uccelli neri volano via, verso il caldo, penso che vorrei essere come loro e che farei di tutto per avere ali di aquila per volare verso mondi diversi, dove non c'è la sofferenza. Ma che cavolo dico. La sofferenza c'è sempre stata. Al mondo, in tutto e per tutto.

È inutile quindi volare via. Meglio rimanere dove si è. Ancorati alla speranza.

Ma mentre pensavo a tutto questo, una voce dolce mi distrae e rimango pietrificato. Fissando la mia immagine nel vetro della finestra.

-Amore, non hai sonno stanotte?-

Una voce assonnata fece gelare il sangue nelle mie vene, non sapevo a cosa dovevo pensare. Ma quella voce la conoscevo bene, bel suono mi era più che familiare.

Mi girai di scatto, la vidi in tutta la sua bellezza. Il suo corpo nudo, tra le coperte pesanti. I suoi ricci che scendevano morbidi sul caldo lenzuolo di cotone. I suoi occhi semichiusi che mi fissavano e il suo braccio che accarezzava, lentamente, il mio posto per accogliere il mio corpo ormai infreddolito dalla temperatura esterna.

Sgranai gli occhi.

-Amore, sei tu?- riuscii a dire solo queste parole, balbettando.

-Amore, ma sei strano forte stasera, chi dovrebbe essere? Stiamo soli io, te in questa casa, non dire stupidaggini, vieni a letto.- disse con voce sensuale ma più addormentata che sveglia. Poi si volta dall'altra parte, portandosi gran parte delle coperte. Fece intravedere cosce e glutei. Quanto poteva essere sexy quel corpo. Pensai bene andarla a toccare per rendermi conto se effettivamente avevo sognato oppure era la pura e semplice verità.

Prima di andare, pensai bene di farmi una doccia ed abbandonare tutti i pensieri negativi. Quello doveva essere un sogno, ma come possibile così reale. Eppure tutte le sensazioni che sentivo erano vere. Non potevano essere simulazioni mentali.

Presi il primo pigiama che trovai nel mobile e, senza far rumore perché ormai Sylvia stava già dormendo. Adagiai il mio corpo, ora profumato, accanto al suo, bellissimo e perfetto.

La presi tra le mie braccia, era così calda e desiderosa di essere coccolata che io non feci altro che accontentare i suoi desideri. Presi una mano e tentai di portarmela a me. Rimanemmo attaccati tutta la notte, fino al mattino seguente.

Quando aprii gli occhi era già giorno. Il sole risuonava alto nel cielo e dalle tende si percepiva quel calore che di notte non arriva. La stanza era illuminata dalla luce naturale. Ma Sylvia accanto a me non c'era. Mi ritrovai da solo a letto.

Mi alzai e andai in bagno. Ma la porta era chiusa. A chiave. Allora provai a bussare.

-Amore, sono io, scusami ma sto vomitando, come al solito.- il sangue m'incominciò a circolare di nuovo nelle vene.

Tutto era tornato alla normalità, per lo meno così sembrava.

~Spazio Autore~

Carissimi amici, sostenitori della trilogia di SHE.
Mi rendo conto che è opportuno che vi faccia capire delle cose. A questo punto della storia, Paolo incomincia ad avere degli squilibri mentali a causa del figlio che ha scoperto di avere, ma ancora su quel fronte, vi devo spiegare. E lo capirete soltanto leggendo la storia.
Per quanto riguarda "Riccardo" lui sa che avrà questo bambino da Sylvia, ma presto si renderà conto che qualcosa non . E anche questo lo capirete soltanto leggendo la storia.

Intanto vi dico che, attenzione ad ogni passaggio perché saranno punti salienti della storia che prospetteranno poi il gran finale.

Buona lettura a tutti e fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate. ❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤ Grazie del sostegno :-)

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