15.

47 16 10
                                    

Sento il rumore della porta che si chiude dall'altro lato della casa.

E passi pesanti muoversi.

Mi alzo dal letto per andargli incontro.

Quando mi giro vedo Paolo, con occhi enigmatici, non so decifrare la sua espressione. Eppure non riesco a dire una sola parola. Mi aggiusto la vestaglia, attraverso la stanza, gli passo accanto e lo lascio dietro di me.

Non mi va di sapere cosa è successo, eppure lo vedo immobile, attaccato all'arco della porta.

Mi dirigo in cucina e preparo una premuta di arancia. Apro lentamente il mobile e infilo dentro la mano per prendere lo spremiagrumi quando un dolore lancinante mi attraversa il ventre. Mi piego in due e abbasso le mani portandole sotto il pancione.

Cerco di controllare il dolore ma non ci riesco. Non capisco, è troppo presto per essere doglie.

Affannosamente e con un filo di voce divo Paolo. Una, due, tre volte...poi guardo a terra e vedo acqua. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata. Sto perdendo le acque. Ho paura. Allora tremando mi accascio a terra, stavolta urlo "Paolo!". Sento il rumore dei passi affrettarsi sempre di più mentre io mi giro e mi rigiro a terra dal dolore atroce.

Si affaccia dalla porta e sento il suo profumo, mischiato al sangue che mi sta uscendo dalle parti più intime.

Sgrana gli occhi e si avvicina a me portando le sue mani intorno alla vita alzandomi in piedi. Cercando per lo meno.

-Amore tranquilla, ci sono io accanto a te!-

E mi appoggia sulla sedia.

-Salve, mia moglie è incinta e sta sanguinando. Dovete correre, subito!- dice mentre, con una mano, cerca di pulire il pavimento dal disastro che ho ho combinato.

Sono preoccupata. Tantissimo.

Dopo pochi istanti di agonia pura, bussano la porta ed entrano con una barella.

-La signora?- domanda il medico dell'autombulanza.

-È in cucina. Presto!-

Corrono tutti intorno a me, vedo abbagliato e non riesco a percepire il sogno dalla realtà, sto dormendo, quasi.

-Signora! Come si chiama?- dice il signore mentre mi apre lo sguardo e mi acceco con una luce riflessa nelle pupille. Sento solo un brusio nelle orecchie, non sono parole scandite, non so cosa rispondere. Cerco di alzare la mano, ma la sento debole, vedo solo il mio dito indice sfocato. Non gli rispondo.

Mi sdraiano sulla barella e sento un coltello come una lama dentro le ovaie.

Urlo.

Mi lamento.

Non so più cosa fare. Non so cosa pensare.

Cos'è andato storto?

Mi scendono per le scale con tanta accortezza, per non farmi sentire i vuoti d'aria.

E giù vedo una marea di gente con brusii incomprensibili.

Sento freddo.

Mi sento sola.

Paolo dov'è?

In tutto questo ho perso d'occhio lui.

Poi improvvisamente, vedo un ombra saltare su con un borsone. È il nostro borsone.

È lui.

Non mi ha lasciata sola.

-Amore, sono quì!- sento qualcosa e mi volto verso di lui. Mi accarezza la fronte facendo appoggiare, delicatamente la mano su tutta la testa portandomi indietro i capelli.

La mia chioma è unta di sudore, le mie mani le sento ruvide, con uno strano odore.

Gli occhi lacrimanti. Il mio stesso viso è rigato dal terrore. Mi volto verso di lui. Non riesco a scandire le parole e riesco solo ad indicare la pancia.

-Andrà tutto bene!- mi dice mentre piange interrottamente. Con un filo di voce. -Perché non mi hai detto che non stavi bene? Mi sarei preso cura di te!- aggiunge. E mi bacia la tempia, standoci per qualche secondo. Poi si stacca con forza e mi prende la testa accogliendola nel suo petto, caldo.

La sirena gira all'impazzata. Ed è proprio quì che tra una voce e un'altra. Sento un forte eco e poi...

E poi il buio più totale.

SHE 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora