Sto andando a prendere Simone alla stazione.
Sono emozionata!
Resterà con noi.
Probabilmente avrà modo di andare dal padre solo quando ne avrà voglia.
Ho lasciato Paolo a casa. Stava dormendo. Non credo alle parole che mi ha detto in ospedale, perché lo vedevo stanco. C'è qualcosa che non va. Me lo sento. Ho un brutto presentimento. Ma scaccio subito via quel pensiero perché potrebbe avverarsi.
Vedo arrivare da lontano un ragazzo moro, alto. Ha l'area di chi non sà dove di trovi. Dopotutto non è mai stato a Rimini.
Scendo dalla macchina e alzo la mano, per indicare che sono io la persona che cerca. Si avvicina. Mi saluta e mi dice che, sono una bella donna. Ha un forte accento napoletano, ma parla italiano.
In macchina con forte imbarazzo, mi chiede -Come ti dovrei chiamare?-
Ci penso un po' sù, poi lo guardo -semplicemente Sylvia- e gli lascio una carezza sulla guancia.
Siamo impacciati in macchina, gli chiedo del viaggio, se fosse stato stancante.
Una volta a casa, noto che Paolo non ha neppure la forza di aprire la porta. Dalla porta urlo -Paolo siamo arrivati!-
Poi prendo Simone per mano e lo accompagno nella cameretta. -Allora questo sarà il tuo armadio e questo, invece, il tuo letto.- poi lo guardo -Preferisci qualcosa da mangiare per cena?-
-Tutto quello che farai tu, andrà bene!-
Annuisco.
Quando esco fuori dalla stanza vedo Paolo che si arranca su per le pareti -Tesoro hai bisogno di aiuto? Fermati in cucina e siediti accanto al tavolo, chiamerò io il ragazzo!-
Sono molto preoccupata adesso. Non è normale il suo stato di salute, per un semplice mal di testa poi.
Lo aiuto e poi mi reco in camera e lo avviso che, il padre, è pronto per salutarlo.
La porta è socchiusa.
Lo vedo seduto sul pavimento con gli occhi rivolto verso il soffitto, e fa con il corpo, medesimi movimenti ondulatori e poi sussultori.
Busso con le nocche della mano -Tesoro, potresti venire in cucina? C'è una persona che vorrebbe salutarti.-
Si alza, mi prende la mano. In segno di protezione.
Quando lo vede gli getta le braccia al collo ed entrambi scoppiano a piangere.
-Non credevo mi avresti mai accattato. Temevo mi avessi abbandonato. Per dodici lunghi anni ho pensato questo.- piange a singhiozzi.
Paolo gli accarezzava la nuca -Figlio mio, non sapevo della tua esistenza altrimenti, giuro, non ti avrei mai abbandonato!- vedo lacrimoni scendergli giù per il pendio del viso. Chiude gli occhi per non farsi vedere da me, è troppo preoccupato del mio giudizio, della mia impressione, delle mie decisioni.
Io non so cosa fare, i miei occhi si sono riempiti di tenerezza. Vedo quella scena e, d'istinto, li abbraccio e riesco solo a dire -Non capiterà mai più, non ti lasceremo solo, ti proteggeremo perché noi siamo una famiglia!-

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SHE 3
Fiksi RemajaSylvia Medici dopo mille avventure, riesce a concludere la sua vita. ma non sa ancora che molto altro l'aspetta.