1.3; panic attack; Ethan

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«tesoro alzati dobbiamo andare a prendere Ethan in aeroporto, ricordi?» il suono della voce di mia mamma mi costringe ad aprire gli occhi e scocciata mi levo le coperte di dosso poco prima di realizzare cosa mia madre abbia detto.

«ETHAN!» grido in preda all'euforia e mia mamma ridacchia davanti la mia felicitá.

«Su preparati o faremo tardi, fra un ora e mezza dobbiamo essere li» mi avverte e subito dopo lascia la mia camera.
Mi alzo dal letto e dopo essermi stiracchiata per cinque minuti buoni mi dirigo verso l'armadio.
Oggi fa piuttosto caldo nonostante la stagione e decido di mettere un jeans nero abbastanza stretto, una maglia bianca qualche taglia in più della mia e una camicia verde militare.

«(y/n) sei pronta?» urla mia madre dal piano di sotto e con un altro urlo ribatto un si e finisco di truccarmi velocemente prima di precipitarmi giu dalle scale facendo attenzione a non rompermi la faccia contro il corrimano.

Non sto davvero nella pelle, aspettavo questo momento da due mesi. Era partito circa due mesi fa per Manhattan per lo studio e mi mancava davvero tanto. In questi giorni ho parlato molto con Grayson e ho scoperto quanto lui fosse fiero del fratello, ammiro parecchio il loro rapporto e se potessi pagherei per averne uno uguale con mia sorella. Ma purtroppo questo non accade e rimarrà sempre e comunque una peste nei miei confronti.

«Allora? Sei pronta?» mi chiede sempre mia madre mentre mi allaccio la cintura.

«uhm, si. Non vedo l'ora..» sorrido guardando il finestrino e dopo una risatina da parte sua partiamo verso l'aeroporto.

***

Il casino è a dir poco scandaloso, non è stata una buona idea quella di tornare di sabato. La gente brulicava ovunque e come se non bastasse centinaia di ragazzine in preda agli ormoni erano attaccate alle entrate in attesa dell'arrivo di una band a me sconosciuta.

«Chiama il tuo ragazzo e fatti dire dov'è. È meglio che andiamo via presto da qui» dice mia mamma e io dopo due minuti di riflessione le rispondo.

«va a casa, torniamo a casa con qualche autobus, non penso che ci metteremo poco ad uscire da qui» le dico e dopo una decina di minuti di battibecco a causa del suo disaccordo con la mia idea si rassegna e decide di lasciarmi fare.

«fa attenzione, ci vediamo dopo» mi saluta e sparisce in mezzo alla gente dell'uscita.

Okay

Ora non mi resta che chiamare il signorino.

«pronto?»

«Ethan ehi»

«(y/n)! Finalmente, siete gia arrivati qui?»

«Ci sono solo io qui ce un casino enorme e ho detto a mia madre di andare o avrebbe fatto ritardo per il lavoro»

«Oh.. va bene, sto arrivando» e con questo chiude la chiamata senza farmi sapere dove si trova di preciso. Avvisto da lontano un posto libero su una panchina e decido di sedermici aspettando Ethan, ma comincio a preoccuparmi dopo mezz'ora.

Dove diavolo si è cacciato?

Provo a richiamare ma l'unica cosa che riesco ad ottenere è la segreteria telefonica, probabilmente non sente il telefono.
Mi alzo da li e comincio a camminare a vuoto nell'aereoporto, ma concludo meno di niente a causa del numero alto di persone.

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