Capitolo 2

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Antony uscì dal laboratorio di chimica e si lasciò cadere con la schiena sul muro del corridoio. Tirò la testa indietro e lanciò un lungo sospiro, aveva il cuore che rischiava di uscirgli fuori dal petto, non per emozione o per altre cose che potevano essere considerate "belle", ma per paura. Matteo uscì dall'aula e lui lo prese immediatamente per un braccio tirandoselo vicino. Lui lo guardò confuso e si liberò dalla sua presa.
-Che cos'hai? Sei bianco in volto.
Notò il ragazzo stringendo la spallina del suo zaino.
-Lo sa, Matteo, lei lo sa.
Il moro socchiuse gli occhi.
-Chi e che cosa?
Matteo sembrava sempre più stordito dal comportamento del suo amico. Lui lo prese di nuovo per un braccio e camminarono nel corridoio verso la loro classe.
-Greta.
Sussurrò Antony per non farsi sentire dai presenti intorno a loro.
-Greta sa che mi piace Melissa, quindi anche lei lo saprà, no? E se non lo sa sicuramente Greta glielo dirà e io...
-Wo wo wo, adesso calmati e respira.
Disse Matteo fermandosi davanti a lui con le mani tese, Antony fece come gli aveva detto e, nonostante non avesse funzionato per niente, lui tentò di dimostrare il contrario.
-Che problema c'è se Melissa lo sa?
Antony aveva spalancato nuovamente gli occhi e stava per perdere la pazienza che non aveva mai avuto.
-Se lo sa Melissa, lo sa il suo gruppo, e se lo sa il suo gruppo lo sa tutta la scuola! E, onestamente, non voglio che lo sappiano, è una cosa mia e basta e lo avrei detto a Melissa a tempo dovuto.
-Quindi mai?
Lo beffeggiò Matteo inarcando un sopracciglio. Lui gli diede una piccola spinta amichevole, ma era ancora frustrato.
-Senti, Antony, forse lo sa soltanto Greta. Altrimenti, come hai detto, lo saprà già tutta la scuola e non mi sembra che qualcuno ti stia guardando storto in questo momento.
Antony si guardò intorno per dare conferma con i suoi stessi occhi alle parole di Matteo.
-Già, allora devo parlare con Greta e dirle che non deve assolutamente dirlo a Melissa.
Matteo si lasciò sfuggire una risata ma se ne pentì subito appena vide la faccia irritata del suo migliore amico.
-Scusa... ma vuoi "contrattare" con una come Greta Menchi? Tu devi aver bevuto prima di venire a scuola.
Antony sbuffò e ricordò le parole di Greta poco prima.
"Parlami ancora e ti renderò la vita impossibile."
-Non sei d'aiuto, Matteo.
I due ragazzi si sedettero ai loro rispettivi banchi attaccati mentre la professoressa di Filosofia faceva ingresso in aula. Antony iniziò a tamburellare nervosamente le dita sul banco e Matteo glielo impedì, prendendogli la mano, prima che diventasse fastidioso a chiunque.
-Ok, sai che ti dico? Parlane con Greta, forse avrà un minimo di pietà, però fallo domani.
Antony lo guardò.
-Perché domani?
-Non c'è Daniele, non chiedermi come lo so, lui non vuole che le se avvicini qualcuno che non conosce.
Antony annuì senza mostrare alcuna sorpresa, sapeva benissimo quanto idiota fosse Daniele.

Il giorno dopo Antony si ritrovò nuovamente a scuola ma sta volta con delle sensazioni diverse dal giorno precedente. Oggi, infatti, aveva laboratorio di fotografia e non c'era cosa che lo rendesse più felice. Il ragazzo era considerato da tutta la scuola il più bravo a fare fotografia, da quando aveva scelto quell'indirizzo anni prima, lui si era impegnato sin dal primo momento per ricevere quel titolo. Ma Antony era un tipo modesto e molto insicuro, riusciva a trovare un difetto in ogni suo scatto che la gente considerava perfetto. Non riusciva a farsi piacere il suo stile di fotografia, ma gli piaceva farlo e voleva migliorarsi sempre di più per essere finalmente fiero di se stesso.
-Buongiorno.
Disse la voce di Matteo alle sue spalle, facendolo girare.
-Ehi!
Il suo amico lanciò una veloce occhiata alla borsa che conteneva la macchina fotografica di Antony.
-Oggi hai laboratorio, per fortuna.
Antony socchiuse gli occhi.
-Sì, perché?
-Beh perché almeno ti distrai e non pensi alla cosa di ieri.
Antony si ricordò improvvisamente di ieri, delle sue preoccupazioni e del fatto che dovesse parlare con Greta.
-È vero! Devo beccare Greta da sola.
Matteo assunse un'espressione indecifrabile, quasi preoccupata.
-Davvero Antony? Io speravo non dicessi sul serio.
Lui si guardò attorno per non guardare male il suo amico e vide Greta che saliva le scale per andare al piano di sopra dove si trovava la sua classe.
-Ok, devo sbrigarmi prima che inizino le lezioni!
Si tolse di fretta lo zaino, il porta macchina fotografica e li mise entrambi in braccio a Matteo, poi corse prima che il suo amico potesse dirgli qualsiasi cosa per fermarlo.
Superò le scale facendo due gradini alla volta e raggiunse il piano superiore. Vide Greta dirigersi verso le scale antincendio e aumentò il passo fino a raggiungerle anche lui. Se la trovò subito davanti mentre era concentrata ad accendersi una sigaretta.
-Greta.
Disse, e in cinque anni in quella scuola non avrebbe mai immaginato di aver pronunciato quel nome davanti a una persona che aveva sempre ignorato.
Lei lo guardò, i suoi occhi erano ghiaccio come al solito, ghiaccio finto però.
-Ancora tu?
Disse trattenendo la Camel blu tra le labbra carnose. Antony lanciò un sospiro esasperato lasciando cadere le braccia accanto ai propri fianchi.
-Mi spieghi perché non vuoi che ti parli? Non ti ho fatto nulla! Non è di certo colpa mia se ti sei accesa una sigaretta in classe e il professore ti ha spostata!
Se Antony non ce l'aveva prima contro, adesso era sicuro che Greta lo odiasse.
La ragazza fece un tiro della sua sigaretta e la tenne tra due dita prima di avvicinarsi di più a lui. Antony si tirò istintivamente indietro perché non sopportava il fumo e il suo odore.
-Farai meglio a dirmi quello che vuoi da me, e subito.
Disse con un'aria di superiorità e manipolazione che erano normalmente da lei.
-Come sai che mi piace Melissa?
Greta si lasciò sfuggire una risata ma non si scompose.
-Dio, si vede lontano un miglio, tesoro, le sbavi dietro da quando l'hai vista.
Lui rimase sorpreso per lo spirito di osservazione che non si aspettava assolutamente da Greta.
-Lei lo sa?
Greta scosse la testa e fece un altro tiro.
Antony voleva tirare un sospiro di sollievo ma si trattenne, Greta le incuteva ancora timore e non voleva farle vedere le sue debolezze.
-Ti prego, non dirglielo.
Lei rise di nuovo, Antony non l'aveva mai vista ridere sul serio, per una battuta o per qualcosa di simile, lei rideva delle sventure altrui e quel sorriso non le si addiceva per niente.
-Perché no? Adesso che me lo hai detto ci troverei molto più gusto.
Antony avrebbe voluto dirle tutto quello che pensava della sua malignità ma non voleva rovinare tutto.
-Per favore.
La implorò mentre si allontanava ancora di più per evitare il fumo. Greta se ne accorse.
-Ti dà fastidio?
Chiese mostrandogli la sigaretta quasi finita. Lui rimase impassibile e muto, allora lei si avvicinò di più, fece un ultimo tiro e sputò il fumo sul suo volto. Antony chiuse gli occhi d'istinto e iniziò a tossire, li riaprì giusto per vederla mentre gli spegneva la cicca sulla spalla, lui si allontanò non dandole modo di approfondire la sua azione. Così Greta tornò dentro e lui rimase un attimo lì, quasi scioccato.

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