Capitolo 9

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Antony si trovava davanti allo specchio a figura intera della sua camera. Stava cercando un maglione o una felpa che non fosse troppo sgradevole per l'uscita con Melissa. Sì, sabato era finalmente arrivato e lui era lì a casa sua a prepararsi velocemente, nonostante fosse ancora in super anticipo. Sbuffò, decidendo infine di mettersi una felpa blu e stretta che metteva in risalto i pochi muscoli che aveva. Si guardò e notò che con i jeans neri che aveva addosso quella felpa gli stava davvero bene. Era scalzo, ma in quel momento le scarpe erano l'ultimo dei suoi problemi, ora doveva pensare ai capelli. Fece per precipitarsi sul suo comodino dove, da qualche parte, aveva lasciato il suo gel, ma una voce lo fermò prima ancora che potesse muovere un muscolo.
-Vuoi davvero uscire conciato così?
Antony si voltò e con grande sorpresa vide Matteo che, a braccia incrociate, era appoggiato allo stipite della porta. Lo stava guardando con gli occhi socchiusi da dietro i suoi grandi occhiali neri. Antony aveva sempre invidiato il fatto che Matteo anche con degli occhiali da vista stesse davvero bene, mentre se lo avesse fatto lui sarebbe stato peggio. Il suo amico indossava un cappello di lana grigio che lasciava scoperto il ciuffo di capelli castani che ora gli coprivano la fronte. Matteo entrò dentro la stanza con un po' di esitazione e si fermò al centro, vicino al letto.
-Non so molto di moda ma, riguardo a stile, ne ho molto più di te.
Sorrise il ragazzo. Antony lo guardava ancora stupito, probabilmente era a bocca aperta e con le sopracciglia decisamente inarcate.
-Perché sei qui? Credevo fossi arrabbiato.
Antony non lo disse affatto con cattiveria, non ne aveva motivo. Non era affatto arrabbiato con Matteo, era solo dispiaciuto e rammaricato. Il ragazzo annuì rumorosamente.
-Già, ero arrabbiato, per quello che mi è successo, ma non con te. Me la sono dovuta prendere inutilmente con qualcuno per sfogarmi, mi dispiace, davvero.
Antony non era abituato al tono serio del suo amico, ma non lo diede a vedere.
-È tutto a posto, ma, come sai che ho un appuntamento?
Matteo fece una smorfia buffa, poi scoppiò a ridere.
-In realtà non lo sapevo, sono venuto qua per chiederti scusa e, vedendoti mentre ti preparavi, ho capito che dovevi uscire ma non che avevi un appuntamento!
Il ragazzo sembrava euforico, ad Antony era mancato.
-Dai, ti aiuto!
Disse Matteo avvicinandosi ai suoi vestiti. Antony lo guardò mentre ne rifiutava uno dopo l'altro, cercando di trovare quello giusto, e sorrise.
-Sono contento che tu sia tornato, avevo proprio bisogno di te e, in più, devo raccontarti tantissime cose. Per cominciare: l'appuntamento è con Melissa.
Matteo sorrise e finalmente trovò una felpa che, dalla sua faccia, sembrava andargli a genio. Si avvicinò a lui con un'espressione trionfante e fiera in volto.
-Mi racconterai tutto più tardi, ora esci con Melissa, fallo anche per me. E... niente gel, datti una pettinata e basta, stai meglio.
Gli lasciò la felpa per poi dargli una pacca sul petto come saluto finale.

Antony era in piedi sull'autobus, le dita strette intorno al reggi mano e gli occhi persi a fissare il vuoto di fronte a sé. Il mezzo dove si trovava era pieno, ma si riusciva a respirare e a guardare fuori dai finestrini. Antony tirava dei respiri profondi gonfiando esageratamente il petto. Finalmente arrivò alla sua fermata e si affrettò a scendere insieme alla calca di gente che faceva la stessa cosa. Il ragazzo si fermò sul marciapiede e si guardò attorno, si trovava alla stazione degli autobus, Melissa gli aveva detto che si sarebbero incontrati davanti alla fontana lì vicino. Lui dalla sua posizione poteva benissimo vedere il luogo in questione, ma non la presenza di Melissa. Si avvicinò alla fontana mentre stringeva il telefono con una mano, aspettando un messaggio di avvertimento per un eventuale ritardo di lei. Gli occhi marroni del ragazzo si spostarono velocemente ovunque, ma di Melissa nemmeno l'ombra. Non si sentiva affatto sollevato, nonostante, per una volta, non era stato lui ad arrivare in ritardo. Iniziò a tamburellare le dita sul suo fianco, sfiorando il tessuto che indossava con i polpastrelli. Aveva addosso la felpa grigia e larga che gli aveva consigliato Matteo, diceva che lui, essendo alto, doveva indossare felpe larghe e non strette. Antony aveva annuito senza fare troppe storie, si fidava di lui. Sospirò frustrato e guardò l'orologio, erano passati 10 minuti, e della ragazza ancora niente.
-Non viene.
Una voce impassibile alle sue spalle parlò, Antony si era abituato a sentirla parlare, si era abituato così tanto che la riconobbe ancor prima di voltarsi a guardarla: Greta. Si voltò e la vide lì in piedi, poco più lontana da lui, con le braccia conserte e un lato della bocca alzato in un piccolo sorriso. Espressione innocente, che avrebbe ingannato qualsiasi ragazzo intorno a lei, ma non Antony, o almeno, si imponeva di non cascarci. La mora indossava un maglione nero e dei leggins dello stesso colore. Gli stivali rosa che aveva la facevano sembrare alta quanto lui, mentre i suoi capelli erano sciolti e lisci fino alle spalle. Ultimamente i suoi capelli si erano allungati, per questo li lasciava finalmente sciolti. Antony era rimasto a guardarla fin troppo, non sapeva se sentirsi più sorpreso di vederla lì o che fosse semplicemente stupito dal fatto che, anche oggi, era perfetta. Sembrava un angelo vestito di nero, con un sorriso tentatore che si spezzava soltanto quando si mordeva il labbro inferiore, e riusciva a tentare ancora di più. Finalmente il ragazzo riuscì a parlare.
-Che... che vuol dire che non viene?
Greta lo guardò come se fosse ovvio.
-Vuol dire che non viene?
Rispose con un tono che abbondava del suo solito sarcasmo irritante. Antony lasciò cadere le braccia ai suoi fianchi e tirò la testa indietro con un sbuffo.
-Ti ha mandato lei a dirmelo?
Greta si lasciò sfuggire una risata alzando gli occhi al cielo.
-Certo che no, non è così gentile.
Antony adesso aveva socchiuso gli occhi confuso.
-Ma, allora...
Greta accennò con la testa verso un punto totalmente impreciso.
-Vieni con me che ti spiego.
Antony fece per parlare ma emise soltanto un verso strozzato, lei si era già incamminata ed ora lo stava guardando di nuovo. Inarcò un sopracciglio in maniera impaziente.
-Allora? Vieni?

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