Non era stronza. Nemmeno acida come voleva far credere. Appariva fredda e distaccata, ma la verità è che era stanca. Stanca di tutto.
Abituarsi a non aspettarsi più niente di nuovo. Sempre sola, con questa vita monotona che non voleva cambiare e con questa abitudine di nascondere tutta la sofferenza, tristezza che provava fingendo che, invece, andava tutto bene.
Non capiva più niente, non voleva capire più niente. Sapeva solo che voleva dormire ore senza mai svegliarsi, perché ormai la realtà la stava distruggendo. La sua mente era offuscata, controllata. Non poteva più vivere la sua vita come voleva, perché doveva sottostare al loro volere.
Ormai aveva messo da parte ciò che voleva veramente, aveva messo da parte se stessa fino ad annullarsi completamente.
Aveva deciso di lasciare da parte Taylor e di non metterla in mezzo a questa brutta faccenda, ma facendo così si ritrovò a combattere da sola. E si sa, certe guerre possono essere vinte, se le si combatte insieme. Insieme.
Il suo viso era una maschera di dolore, una successione senza fine di silenzi
e profondi respiri.
Lei confidava nella superficialità delle persone e nel loro menefreghismo.
Sperava ogni giorno che nessuno notasse la paura e il dolore che si celava nei suoi occhi.
Aveva una grande paura di salvarsi.
Si lo so, è una contraddizione: aveva un disperato bisogno di essere salvata ma aveva anche paura di salvarsi.
Perchè salvarsi vuol dire essere forti, abbastanza forti da portare avanti ciò che ci ha salvato.
Forti abbastanza da dimenticarsi ciò che ci ha distrutto. E lei non era più forte. Lei credeva che salvandosi, sarebbe poi finita per ricadere nella distruzione e non si sarebbe più ripresa. Pensava che poi ci sarebbe rimasta per sempre senza più nessuna possibilità di salvezza.
E così aveva paura.
Paura di salvarsi e di non essere nemmeno salvata.•Laura•
«Ricorda che sta sera abbiamo quell'uscita da fare con i nostri amici.»
«Ben, non mi va di uscire sta sera. Non sto molto bene..»
«A me non interessa se stai poco bene. Scientology c'ha detto di farci vedere in giro insieme più volte, per eliminare quelle stupide idee che hanno su di te e quella donna. Perciò vedi di muoverti e non dimenticate di indossare l'anello.»
«Quella donna ha un nome!»
«E che importa? Tu la devi dimenticare!»
«Si..»
Questa situazione è un tormento.
Io sono il manichino che se ne sta fermo immobile senza potersi muovere, loro sono i proiettili che trapassano il manichino da tutte le parti senza avere nessuna pietà.
Sono bloccata e non trovo la via d'uscita.«Mettiti questo vestito.» mi ordina indicando uno dei vestiti che avevo delicatamente poggiato sul letto.
«Quello nero, dici?»
«Si, quello nero.»
«Va bene.»
«Vedi di non farmi aspettare, oggi non sono proprio di buon umore. Meglio per te non farmi incazzare.»
Appena uscito dalla stanza da letto, mi lascio cadere come un peso morto a terra. Non ne posso più di questa vita, sono stanca.
Ho bisogno di aiuto.È finalmente sera. Ultimamente il tempo passa sempre più lentamente, la giornata sembra non finire mai.
Mi posiziono davanti alla finestra, per osservare al meglio le stelle che brillano in cielo.
Guardo quell'enorme quantità di punti che brillano adagiati su un sfondo nero, per l'ennesima volta, e mi rendo conto che esse devono essere proprio invidiose dei suoi occhi.
«Quanto possono essere insignificanti le stelle rispetto ai suoi occhi.»
Un piccolo sorriso compare sulle mie labbra al ricordo di quei bellissimi occhi.
I suoi occhi. Dio com'erano belli.
Mi manca fissarli per minuti interi, mi perdevo in quello sguardo così profondo. Credo che i suoi occhi non smetteranno mai di essere il colore del mio sorriso.«Sei pronta?»
«Si, sono pronta.»
«Bene, andiamo.»
In macchina, come al solito, non uscì nemmeno una parola da entrambe le nostre bocche. Perciò, anche questa volta, decido di sfruttare quei minuti di viaggio per cercare di convincere la mia mente che sono felice. Non potevo assolutamente permettermi di farmi vedere annoiata o triste in compagnia di Ben. Se dovesse succedere, Scientology me la farebbe pagare.
E non oso immaginare in che modo, visto che mi ha privato già della mia vita, della mia felicità.Arriviamo al luogo della festa e noto che, anche se siamo in anticipo, ci sono già gran parte degli invitati.
Questa dovrebbe essere una semplice serata tra amici, tanti amici; proprio per questo non siamo vestiti in maniera troppo elegante.
Dopo appena trenta minuti le mie gambe iniziano a tremare: ultimamente mi sono lasciata un po' andare, non prendendomi cura di me stessa. Mi imbottisco di pillole di tutti i tipi, soprattutto di antidepressivi. Mangio poco e non esco quasi mai, tranne per le riprese di OITNB.
Cerco di non far notare questo mio mancamento di forza andando subito in bagno. Chiudo la porta e mi posiziono davanti allo specchio.
Non ho più sentimenti, non ho più voglia, sono stanca, affaticata, delusa, completamente vuota, apatica, menefreghista, mi faccio schifo da sola, non mi tocca più niente.
Non mi riconosco.
Esco fuori il telefono dalla borsa.«Hey cavalla!»
«Nat..»
«Cosa è successo? Ti sento strana.»
«Non ne posso più di questa cazzo di vita!»
«Laura, dove sei? Vengo da te.»
«Sono con Ben ad una serata tra amici. Non puoi venire qui.»
«Invece si. Ti vengo a prendere e ti porto via da quella gabbia di matti.»
Non capivo perché tutto questo mi faceva male. Avevo tanto di quell'ansia, che mi veniva un buco nello stomaco e giramento di testa.
Non so neanche io con che forza riesco ancora a vivere.
Nel momento stesso in cui qualcuno mi lascia da sola, io impazzisco pensando. Forse era questo il mio male. Pensavo troppo e ricordavo tutto quello che mi aveva ferito nel profondo. Ci sono alcune frasi nella mia testa che non sono facili da cancellare.
Sono in un fosso. Urlo ma nessuno riesce a sentirmi. O forse mi sentono e fanno finta di nulla. Sentono la mia voce che impreca e rimangono indifferenti alla mia sofferenza. Vorrei essere salvata, ma come al solito devo salvarmi da sola, perché a nessuno importa che io sia intrappolata. E allora, di nuovo, faccio tutto da sola, e dal fosso ne uscirò senza l'aiuto di nessuno. Oppure, non ne uscirò, perché troppo stanca di provare a restare ancora in vita.
Ho troppe cose nella mia testa che mi fanno impazzire e ho paura che con il tempo, tutto questo, mi ucciderà.
E credo proprio che stia funzionando.***
Mi viene un po' difficile immaginare Laura senza accanto quella pazza di una riccia. Lei, fortunatamente, rimase al suo fianco aiutandola più che poteva; ma si sa, l'unica a poter salvare Laura era la stessa persona che era stata salvata da lei.
Però, secondo molti, Laura aveva bisogno di attenzioni, di cure.
E per far sì che la sua malattia scomparisse del tutto, la bionda doveva farsi da parte, con le buone o con le cattive. E se non l'avesse fatto nemmeno con le cattive?
Beh, a quel punto l'unica soluzione sarebbe stata la morte.Lasciate qualche stellina⭐️ e anche un commento se vi va!
Alla prossima🌹
~CaraVause
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Tu sei fatta per essere salvata [IN REVISIONE]
FanfictionSEQUEL DI "TU SEI FATTA PER ESSERE AMATA." S'innamorava sempre più di lei. Lo capivi ogni volta dal modo in cui la guardava. La guardava come per dirle: "Ti prego, salvami." Come se da un momento all'altro potesse improvvisamente precipitare.