Capitolo 4: 5 Aprile 1986

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"Ciao Maya, che bello, sei tornata! D'altronde dove altro potresti andare in vacanza se non venire qui? Questa costa si chiama proprio come te."

Pietro felice saltellava sulla spiaggia, dirigendosi verso l'amica appena arrivata. Lui, bambino timido ed introverso, era ben felice di ritrovare finalmente un viso conosciuto in mezzo ad una continua mareggiata di volti anonimi.

"Ciao." rispose lei con un timido sorriso sulle labbra, mentre con lo sguardo preoccupato osservava un'iguana, davvero grossa, passarle vicino ai piedi.
"Non sapevo che ti avrei trovato qui anche quest'anno. Che buffo, evidentemente ai nostri genitori piace andare in vacanza nello stesso periodo, oltre che nello stesso posto." La bimba ora più tranquilla grazie all'iguana finalmente lontana da lei, sorrideva anche lei sorpresa e felice di aver ritrovato il bambino con il quale aveva giocato e scherzato tanto lo scorso anno.

"Ma io non sono in vacanza! Io vivo qui, non lo sapevi? I miei hanno comprato questo albergo e da Roma ci siamo trasferiti qui. Da allora, ad essere sincero, sento un po' la mancanza dei miei amici, quindi sono contento che tu sia tornata. Sei simpatica e poi con te non devo nemmeno sforzarmi per capire quello che stai dicendo, davvero forte!".

E come se non fosse passato un anno, ma solo un giorno, i due bambini iniziarono a rincorrersi sulla spiaggia.

Due anni prima, nell'ennesimo freddo inverno trascorso sotto la pioggia, i genitori di Pietro, stufi della caotica vita cittadina, decisero di cambiare totalmente vita e di catapultare l'intera famiglia in una nuova e, almeno ai loro occhi, straordinaria avventura. E così si trasferirono tutti in Messico, a Cancun pronti a dirigere un piccolo hotel sul mare. Ovviamente fu tutt'altro che facile far accettare questo grande cambiamento ai due figli, Pietro di dieci anni e Matteo, più grande di tre. Ma alla fine, loro malgrado e stuzzicati dall'idea di vivere al caldo tutto l'anno affacciati su uno dei mari più belli al mondo, i due fratelli si trovarono catapultati dalla loro eccentrica famiglia in questa nuova ed eccitante realtà. Certo, anche i lati negativi erano molti: dall'ostacolo della lingua, alla stagione degli uragani che ogni anno metteva a dura prova l'albergo che fungeva anche da loro abitazione. Nulla di questo era però paragonabile al dover convivere con la povertà che li circondava. La riviera Maya infatti, con i suoi Resort a cinque stelle ostentava il lusso più sfrenato, ma bastava spostare lo sguardo all'interno della costa che il cuore inevitabilmente si stringeva nel petto. Tante piccole capanne assurdamente denominate case ospitavano famiglie intere che si ritrovavano a vivere stretti in una sola stanza. Sporcizia, fame, povertà ovunque. Lavori inventati nei modi più fantasiosi, abiti sgualciti, rattoppati e inevitabilmente tramandati. Ma nonostante questi stenti i bambini, ignari di tante sfortuna, giocavano in strada scalzi, vestiti con pochi stracci, ma inverosimilmente felici. Mamma Giovanna e papà Maurizio ne erano convinti, quello era decisamente il posto migliore per tentare di crescere figli giudiziosi, generosi e aperti al mondo. Per far questo cercarono di istruirli al meglio, mandandoli in costose scuole private, ma orgogliosi e fieri, sapevano che Pietro e Matteo trascorrevano parte della restante giornata ospitando i bambini meno fortunati, invitandoli a pranzo e regalando loro qualcuno dei propri giochi.

D'altronde era nella mentalità della loro famiglia aiutare gli altri. Giovanna e Maurizio si erano conosciuti proprio così, in una missione umanitaria in Africa e dopo solo un anno Matteo arrivò ad allietare le loro vite. Fu allora che decisero di stabilirsi in città, volevano mettere radici per dare un futuro più solido e concreto al nuovo arrivato. E resistettero a lungo, tredici anni. Troppo a lungo per loro che una mattina stanchi di una vita monotona e (come dicevano loro) priva di spinta, decisero di dare sfogo al loro cuore giramondo e di aprire un'attività in un luogo che fosse sì sicuro per crescere due figli, ma che gli desse anche l'opportunità di dare lavoro ed aiuto a qualcuno di meno fortunato.

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