Capitolo 21. 5 Aprile 2010

48 7 7
                                    

Maya si svegliò di buonumore grazie al cinguettio degli uccellini proveniente dalla finestra lasciata leggermente aperta. Stiracchiandosi, notò un biglietto sul cuscino accanto al suo: "Sono fuori con Martin, ha bisogno di aiuto per una consegna. Credo che ne avrò fino a tardo pomeriggio. Aspettami con un vestitino mozzafiato e magari ti porterò un regalo per farmi perdonare... Un besos mi amor."
Una parte di lei era un po' infastidita, erano in luna di miele e si aspettava di passare con lui ogni momento, non di ritrovarsi da sola come in ogni altro suo viaggio. Possibile che Juan si stesse già stancando di lei?
"Ma cosa vado a pensare!!! Non sono affatto una ragazza gelosa ed ossessiva! Dovrei apprezzare, infondo sta facendo proprio ciò che gli ho chiesto ieri: trovarsi lavoretti nei vari posti che visitiamo."
Fuori splendeva un sole meraviglioso e Maya decise che non avrebbe perso un solo minuto di più chiusa tra quattro mura. Si fece una rapida doccia fredda e, soddisfatta del colore che stava assumendo la sua pelle, si infilò il bikini bianco comprato il giorno prima. Afferrò il libro che aveva sul comodino, infilò gli occhiali da sole e, lasciando il cellulare spento sul tavolo, si incamminò verso la spiaggia.

"Buongiorno Maya, non ti ho vista prima a colazione con Juan."
Il sorriso spontaneo di Maria l'accolse poco fuori dalla porta.
"No, stamattina nemmeno le cannonate mi avrebbero svegliata e Juan è uscito troppo presto. A quanto pare ha trovato un lavoretto e mi ha abbandonata. Vorrà dire che mi godrò questa splendida giornata da sola. Come vedi sono pronta per approfittarne!" rispose con un sorriso, indicando il libro stretto nella mano
"Non vai a fare colazione? Oppure preferisci che ti faccia portare qualcosa? Meglio ancora potresti usufruire del bar in spiaggia, offriamo ciambelle fantastiche e un ottimo caffè shakerato."
"Buona idea, faccio un tuffo e poi vado."
E voltandosi Maya notò sul viso dell'amica uno strano sorriso soddisfatto.

Pietro lavorava ormai da dieci anni nel centro sociale "El sol" un orfanotrofio di Città del Messico, dove bambini senza famiglia, o con grosse problematiche alle spalle vivevano e venivano preparati per il reinserimento nella società. Metteva tutto se stesso in quel lavoro che era diventato la parte più importante della sua vita. Sicuramente era tutt'altro che facile, in uno stato povero come il Messico erano davvero pochi i bambini che trovavano una casa al di fuori di quelle quattro mura, tanto più che spesso gli orfani in questione erano problematici o con qualche disabilità fisica o mentale. Pietro si era ritrovato catapultato in quel mondo quasi per caso: un giorno all'università gli capitò per le mani un volantino del centro appena nato che cercava volontari per intrattenere, durante le giornate infinitamente lunghe, i piccoli ospiti. Ormai prossimo alla laurea in letteratura decise immediatamente di dedicare parte del suo tempo a quei bambini dimenticati dal mondo. Iniziò con sporadiche visite di un'ora al massimo, di più proprio riusciva a stare. I suoi genitori lo avevano abituato sin da piccolo a convivere con le crudeltà della vita, ma quello che provava al cospetto di quei bambini era davvero troppo. Vedere quegli sguardi a volte colmi di tristezza, a volte resi vuoti dai medicinali, notare la gara per ottenere attenzioni e soprattutto la delusione maturare nei loro sguardi ogni qualvolta un adulto usciva di lì senza uno di loro per mano... Ma con il passare del tempo si trovò catapultato in quel mondo, conquistato dai sorrisi di quei bambini che erano bisognosi di ogni cosa, da quelle materiali a quelle meno concrete, ma forse, più importanti. Così le visite iniziarono a durare tutto il pomeriggio, poi diventarono quasi giornaliere. Era orgoglio della sintonia che stava instaurando con loro, in particolare con la piccola Amalia, bambina timida e taciturna che sembrò scoprire l'uso della parola proprio con lui. Questo passatempo si era trasformato in un lavoro ed ora Pietro si occupava della gestione della giornata dei bambini e, talvolta, sostituiva gli insegnanti che scarseggiavano sempre, accompagnando i giovani ospiti in percorsi di lettura e scrittura. Era lui che li indirizzava verso un futuro, che scopriva i loro talenti per guidarli verso un lavoro, verso un'arte, verso uno sport che potesse dare un obiettivo alle loro vite. Il sorriso, l'abbraccio e una parola dolce o emozionata di quei bambini, di quei ragazzi, valevano più di tutti i soldi che non riusciva a guadagnare facendo quel lavoro decisamente sottopagato. E così si ritagliava due settimane ogni quattro mesi per andare ad arrotondare lo stipendio al "Bahia Hotel". Qui Maria, felice di avere intorno un caro amico e probabilmente anche per sdebitarsi in qualche modo con quel ragazzo che le aveva spiantato la strada nelle vita, lo pagava profumatamente per fare il jolly in struttura in caso di bisogno. Pietro era ben consapevole del fatto che la sua presenza così sporadica in hotel fosse superflua: decideva lui quando e di cosa occuparsi, ma era ben felice di poter tornare ogni tanto in quella zona di mondo dove aveva lasciato una parte del suo cuore.
Maria gli aveva offerto più volte un posto in amministrazione, ma lui aveva sempre declinato, rinviando l'offerta ad un tempo indefinito. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto lasciare quei bambini non suoi per crearsi una famiglia tutta sua, dedicarsi totalmente anima e corpo a quel centro era sfinente sotto ogni punto di vista e gli impediva anche solo di perdersi in riflessioni, pensare all'amore o al suo futuro. Ma per ora gli andava bene così, l'amore donato da quei bambini al momento era più che sufficiente.

Maya, uscita dall'acqua tiepida del mare, decise di seguire il consiglio di Maria e si avviò verso il bar della spiaggia. Camminando, sorrise tra sé nel rivedere il punto in cui, da bambina, aveva conosciuto Pietro, lo stesso in cui aveva ricevuto il suo primo bacio. Era impossibile sotto quel cielo, che il suo pensiero ogni tanto non scappasse per andarlo a cercare. Quante volte aveva interrogato la luna, quante volte aveva sentito il suono della sua risata nelle onde del mare. Non aveva ancora avuto il coraggio di chiedere a Maria di lui. Tante volte era stata sul punto di farlo, ma poi una parte di lei, forse quella razionale ed innamorata di Juan, lo voleva semplicemente sapere felice, ma soprattutto lontano ed irraggiungibile.

Maya si avvicinò al bancone, con gli occhiali scuri sugli occhi e il libro sotto mano.
"Hola hamigo."
Una voce familiare, eppure non capiva da dove provenisse. Si voltò, si guardò intorno, ma sicuramente la mente le aveva giocato un brutto scherzo. Si rivolse allora al barman, voltato di schiena, (indubbiamente un lato b niente male...) per ordinare un caffè shekerato.
Questa volta furono le spalle di lui a sussultare al suo richiamo. Fu un attimo, ma bastarono quelle poche parole per dargli la certezza che lei fosse lì. Ancora una volta.
Pietro si voltò, i loro occhi si incrociarono increduli, estasiati, poi entrambi si sorrisero.
Fu Pietro a rompere il silenzio, ma non quell'alone di magia che si era creato attorno a loro.
"Non posso crederci, avrei riconosciuto la tua voce tra mille voci, ancora dopo tutto questo tempo. Maya, sei proprio tu. E sei meravigliosa. Maria mia aveva accennato ad una sorpresa, ma mai e poi mai avrei creduto che tu... Tu sei qui. Proprio oggi, come allora." Si sporse per accarezzarle delicatamente il viso, come a volersi sincerare che quello non fosse un sogno.
Maya era sotto scock, non riusciva a muoversi, non riusciva a respirare. Non poteva credere che lui fosse davanti a lei, che la stesse guardando, che le stesse parlando, che le sue mani la stessero accarezzando. Eccoli, di nuovo insieme, due amanti legati da un destino sfuggente, destinati ad una manciata di minuti a disposizione. E di nuovo si sentì quella ragazzina piena di nostalgia e di amore e ritrovò ancora loro due, così simili alla luna ed al sole: destinati ad amarsi solo per pochi attimi ed a rincorrersi per il resto della vita.
"Lo sapevo che se fossi venuto qui ogni anno prima o poi il fato ti avrebbe riportata da me. E finalmente sei comparsa, proprio oggi."

D'altronde non poteva essere altrimenti, era il 5 aprile e loro erano di nuovo assieme. Ma forse, tra poco, lei avrebbe rotto la magia definitivamente e sarebbero stati lontani come non mai.

Ogni 5 aprileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora