Capitolo 8: 5 Aprile 1990

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Entusiasta, con il cuore che le batteva a mille nel petto per l'eccitazione di essere di nuovo lì. Ogni anno per Maya era una dolce garanzia ritrovare sempre la stessa bellissima ed accogliente camera d'albergo. Prima di varcare la porta sapeva perfettamente cosa c'era ad attenderla: la posizione del letto, l'arazzo colorato sopra di esso, l'enorme doccia nel bagno, il profumo di arancia e cannella, la terrazza fronte oceano. Entrando era totalmente a suo agio, le sembrava di essere a casa e adorava la semplicità e la tranquillità sprigionati da quella sicurezza.

Anche questa volta un bel mazzo di fiori freschi l'aspettava in un vaso sul comodino, mentre gli asciugamani sistemati sul letto riproducevano ogni giorno figure diverse di animali. Elefante, questa volta avevano creato un graziosissimo elefante. La pareti erano tinteggiate di un delicato rosa pastello e contrastavano con le sgargianti tende variopinte. Ma la cosa più bella in assoluto era il magnifico panorama che spuntava dietro esse. Una meravigliosa distesa di sabbia bianca e fine impreziosita da ombrelloni in canna e paglia sparsi qua e là, terminava nel mare più blu che Maya avesse mai visto. E laggiù, che passeggiava tra gli ombrelloni con un bicchiere colmo in mano, Maya vide Pietro che guardandosi intorno sembrava cercare qualcuno.

Voleva chiamarlo, ma urlare il suo nome sarebbe stato poco elegante ed allora, eccitata, ma cercando di simulare un certo contegno, Maya lanciò la borsa sul letto, salutò i genitori e si precipitò fuori da lui.

Ma quando finalmente giunse in spiaggia ecco la doccia fredda: si era sbagliata e per la prima volta dal loro primo incontro Pietro aveva dimenticato il suo arrivo. O forse peggio, probabilmente ne era a conoscenza, ma semplicemente non ne era più interessato. Era infatti palese che prima lo sguardo di lui non stesse cercando lei, bensì quella ragazza con la quale ora rideva. E lui che era talmente assorbito da lei, da non accorgersi dei due occhi che lo fissavano al di là dell'ombrellone.

Maya, ammutolita nel trovare ciò che mai avrebbe pensato, li osservava in silenzio, gli occhi lucidi, il cuore contratto, l'animo deluso. Scherzavano e mentre lui le sussurrava qualcosa nell'orecchio con la mano le avvolgeva il fianco destro. La ragazza era molto bella con un fascino tipico del posto, era palese, assurdamente normale che lui preferisse a lei una tipa come quella che le stava accanto. Era innegabile che la pelle lattea di Maya ed i suoi occhi chiari erano totalmente fuori posto e stridevano al confronto dei colori accesi che la circondavano. Lei che per tutto l'inverno non aveva passato un solo giorno senza pensare a lui, a quel bambino che le aveva teso una mano cinque anni fa e che piano piano si era trasformato in uno splendido ragazzo. Stupida, stupida illusa! Maya era arrabbiatissima. Ma com'era possibile che una semplice vacanza occupasse i suoi pensieri per un anno intero? Sicuramente agli occhi di lui non era che una bambina e di colpo odiò i suoi dodici anni. Quanti anni aveva lui ora? Sedici... Era ovvio che un bel ragazzo simpatico e dolce preferisse passare il suo tempo con una ragazza carina come quella che aveva tra le braccia! Maya era poco più di una bambina e sicuramente quest'anno Pietro non avrebbe avuto tempo da perdere con lei.

Amareggiata e con i pugni serrati lungo i fianchi, Maya desiderò non essere mai uscita dalla sua camera, un attimo prima rifugio bramato, ora simbolo di un sogno spezzato. Nauseata dalla scena si voltò di scatto, troppo velocemente e non si accorse dello sguardo di Pietro che continuava a cercare, nonostante Maria fosse accanto a lui.

Spazientito, indeciso sul da farsi, Pietro continuava a guardare ora l'orologio, ora il volto di Maria, ora in direzione della hall. Che fare? Una parte di lui avrebbe voluto scacciarla, dirle che è finita, chiederle di lasciargli vivere i suoi quindici giorni da favola. Ma come, ma con quale diritto e soprattutto con quale scopo? Tra lui e Maria stava iniziando qualcosa di serio ed ora che la fatidica data era sopraggiunta, Pietro si trovava diviso tra sogno e realtà, tra ragione e sentimento, tra cuore e testa. Possibile che ancora pensasse a lei? Solare, bella, dolce, testarda, a volte anche un po' capricciosa, ma ai suoi occhi ancora una bambina. Il tempo era passato, non era più il momento di giocare, non poteva più mettere in un cassetto i sentimenti, gli istinti, il desiderio insensato di baciarla. L'anno precedente, con molto imbarazzo, in un paio di occasioni aveva provato a farlo, ma ogni volta il pensiero dei quattro anni che li separavano prendeva il sopravvento. Undici anni lei e quindici lui lo scorso anno. Dodici e sedici adesso. Cosa cambiava? Nulla. Forse era meglio evitarla e dimenticare la cotta che lo aveva accompagnato nella prima parte del l'adolescenza. Perché pensare a lei? Perché voler vivere solo due settimane all'anno e per il resto mettersi in stand-by? Perché non essere felice con la ragazza che aveva tra le sue braccia ora?

Perché, nonostante Maria, nonostante l'Oceano tra loro, nonostante l'età, era ancora lei quella che occupava un posto speciale nel suo cuore. Di lì a poco l'avrebbe rivista, lei con il suo carattere peperino che riusciva a farlo sorridere come nessun altro riusciva a fare. Ma quest'anno le cose erano diverse, quest'anno doveva porre fine a qualcosa che mai era iniziata. Lui aveva Maria al suo fianco e doveva trattarla bene, lo doveva tanto a lei quanto ad Abel.

E così fece, almeno per quanto riguarda la parte del piano che comprendeva cercare di evitarla.

Ma non aveva fatto i conti con lei. Maya, che aveva atteso con tale ansia quella vacanza, non voleva arrendersi alla nuova situazione. Non aveva più rivisto quella ragazza, sicuramente un bene, ma infondo era convinta che nelle lunghe ore di assenza Pietro andasse da lei. Allora spendeva le ore di libertà a spiare la porta di casa sua, nella speranza di vederlo arrivare, per poi passare una manciata di minuti con lui, provando palesemente a conquistarlo. Inutile negare che non le mancasse la tenacia, anche Pietro aveva notato il suo coinvolgimento e ne era in egual modo felice e contrariato. Di sicuro la piccola Maya non intendeva rendergli le cose facili, ma lui, un po' per scherzo, un po' per debolezza stava al gioco, senza mai oltrepassare quella sottile linea che avrebbe ferito Maria. Consapevole che, infondo, due settimane sarebbero passate alla svelta.

E così fu. Maya ripartì molto delusa, quella ragazza non si era più vista, ma era stata ugualmente una presenza costante tra loro, mentre Pietro continuava a nascondere quella scintilla che solo lei sapeva accendere.

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