Capitolo 18: 3 Aprile 2010

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"Mi hanno avvertito dell'arrivo di una cliente italiana che dice di essere già stata nostra ospite anni fa, ma mai avrei pensato a te! Bentornata Maya!" Maria si avvicinò al suo tavolo, stampandole due calorosi baci sulle guance e abbracciandola con un trasporto che la ragazza mai si sarebbe aspettata. Si osservarono in silenzio per un attimo, quasi a voler imprimere nella memoria il nuovo volto per associarlo al loro nome. Maya notò, con piacere, che quegli enormi occhi scuri erano ancora bellissimi, ma avevano perso l'ombra di tristezza che aveva contraddistinto la sua fanciullezza.

Fu lei la prima a sorriderle ed a parlare.

"Maria ti trovo benissimo. Sei davvero radiosa."

"Grazie, anche tu. E sono davvero felice che dopo tutti questi anni tu sia tornata. Spero ti piacciano le modifiche effettuate. E questo bel ragazzo? Mi hanno riferito che siete in luna di miele. La suite è di vostro gradimento?"

"Ma certo! È tutto perfetto, meraviglioso. E sì, siamo in viaggio di nozze; ti presento Juan, il mio bellissimo marito. E il tuo? Ti confesso che non pensavo che lo avrei trovato, ma sarei ben felice di salutarlo dopo tutti questi anni! E' qui in albergo?"

"Si, ma tu conosci... Aspetta, non crederai che? No, no. Pietro è cosa vecchia, ero un bambina! Mio marito è il nipote del proprietario che è subentrato ai genitori di Pietro. A quanto pare ero destinata a diventare la signora del Bahia Hotel! E forse il merito è anche un po' tuo!" continuò sorridendo. "Ora lo vado a cercare e te lo presento. E poi se hai voglia più tardi ti offro un caffè da me, così potremo finalmente dare un'occasione alla nostra amicizia."

"Certo, lo accetto più che volentieri." Un sorriso carico di nostalgia attraversò rapido il viso di Maya che, per un attimo, fu quasi sorpresa quando si voltò e, seduto di fronte a lei, trovò quello sconosciuto che era suo marito.

Il caffè tra le due ragazze si trasformò in una Pina Colada, poi in due ed a seguire in tre. Alla quarta che sorseggiavano Maria singhiozzava con le lacrime agli occhi.
"Ma io non posso crederci! Tu. Sei. Totalmente. Pazza!!!" Rideva talmente tanto da non riuscire a parlare. "Ma come ti è saltato in mente?! Uno sconosciuto! Hai sposato uno sconosciuto! Potrebbe essere un maniaco, un truffatore, un serial killer! Ma dico io! Coma fai a sposare uno dopo solo due settimane che lo conosci!"
"Non erano due settimane!" Rispose Maya indignata facendo i conti con le dita "Ci siamo sposati il ventiseiesimo giorno!" E rendendosi conto, forse per la prima volta, dell'assurdità del gesto compiuto scoppiò a ridere anche lei. "Si è vero, forse un po' pazza la sono!"

Maya non avrebbe mai sospettato che Maria fosse, forse complici quei deliziosi cocktail dal gusto dolciastro, così divertente. Avevano passato un intero pomeriggio a parlare e, prima che la situazione degenerasse in un caos di risate, Maria le aveva raccontato di lei e delle difficoltà che la sua famiglia aveva dovuto affrontare. Le raccontò di come, da semplice cameriera, si era ritrovata ad essere la proprietaria di quell'albergo grazie a Vincent che l'aveva conquistata dopo un lungo corteggiamento. Lei, dopo che Pietro se ne fu andato, aveva abbandonato ogni velleità amorosa e, decisa a rimboccarsi le maniche il più possibile per permettere almeno all'ultima nata in casa di proseguire negli studi, inizió a districarsi tra un lavoro e l'altro. Si svegliava all'alba per effettuare delle consegne, poi lavorava in albergo occupandosi delle pulizie, per poi ricamare, nel poco tempo libero, fazzoletti e tovaglie da vedere nelle bancarelle della madre. Per un paio d'anni la sua vita scorse inesorabilmente a questi ritmi, non c'erano sabato e domeniche di libertà, ne' giorni di festa. I genitori e i due fratelli lavoravano tanto quanto lei ed Abel tentó la fortuna trasferendosi a Città del Messico. Quello per Maria fu un duro colpo, separarsi dal gemello, da colui che la proteggeva, che la capiva, che la confortava anche solo con un sorriso. E così con il tempo, povera non solo di fatto, ma anche di attenzioni, si abbandonò alla corte del nipote del proprietario, che, innamorato di quella bellezza pura e semplice, veniva a trascorrere al Bahia periodi sempre più lunghi. Quello che nacque come una ricerca di affetto, come un passatempo, in breve tempo si tramutó in un sentimento man mano più forte, che invase il cuore di Maria sempre più prepotentemente. E non appena decise di lasciarsi andare all'amore la sua vita inizió a cambiare. Maria continuó a lavorare (mai si sarebbe fatta mantenere), ma finalmente i suoi sforzi vennero ripagati a dovere e, per festeggiare il suo matrimonio, compró una casa ai suoi genitori. Piccola e sobria, ma che sembrava una reggia se paragonata alla catapecchia di paglia e fango nella quale era nata e vissuta. Con sua enorme soddisfazione riprese anche gli studi, così poté occuparsi non solo dell'accoglienza degli ospiti (cosa nella quale riusciva molto bene), ma anche della contabilità e ben presto il Bahia Hotel, ormai sempre più grande e conosciuto, fu gestito interamente dalla coppia di sposi.

E così Maya, commossa, capì come quegli enormi occhi scuri e tristi si erano finalmente trasformarti in meravigliosi occhi strabordanti di felicità.

Risero, scherzarono e si commossero come le due vecchie amiche che in realtà non avevamo mai avuto l'opportunità di essere.
Mai una volta però il nome di Pietro venne fuori. Maria capí come Maya più volte fosse sul punto di chiederle di lui; era facile leggerlo dal volto che si corrucciava e dal suo giocare nervosamente con la fede al dito. Ma mai Maya chiese, e mai Maria osó dire. Tanto sapeva benissimo che di lì a poco il destino li avrebbe fatti incontrare di nuovo. E, con una punta di curiosità, aspettava quel momento.

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