Capitolo 10: 5 Aprile 1992 - Parte prima

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Maya sorrideva felice e compiaciuta, per la prima volta ad attenderla in albergo non c'era il solito divano letto che veniva diligentemente preparato ogni sera, ma finalmente poteva vantarsi di avere una camera tutta per lei. Abbandonata quindi la solita stanza duecentodieci, era incuriosita da questa nuova sistemazione "familiare" con doppio ingresso, ma bagno in comune tra le due unità. L'ideale per chi voleva garantire un po' di privacy alla coppia e ad un figlio adolescente, pur continuando a sorvegliarlo.

Finalmente quattordici anni. Impossibile non notare come negli ultimi mesi fosse cresciuta. Aveva abbandonato le bambole e gli atteggiamenti fanciulleschi ed ora era stava maturando velocemente, acquisendo un'identità personale sempre più spiccata. Esternamente ancora più testarda, permalosa e caparbia, questi atteggiamenti in realtà mascheravano una celata insicurezza condita da tonnellate di dolcezza e generosità. Era impossibile per i genitori non riconoscere come ormai lei stesse trasformandosi pian piano in una ragazza.

Franco e Paola, memori degli innumerevoli musi lunghi della vacanza precedente, quest'anno avevano deciso di fare una sorpresa alla figlia, fare una pazzia e prenotare dieci giorni alle Maldive. Avevano già vagliato varie ipotesi e scelto alcuni resort spettacolari, ma con loro grande sorpresa Maya reagì in tutt'altro modo. Assolutamente no. Non voleva sentir parlare di Maldive o di qualsiasi altro posto non fosse il Bahia Hotel. E, come spesso accadeva, da buona figlia unica l'aveva spuntata, ottenendo anche la tanto attesa camera singola comunicante con quella dei genitori. "A patto che nessun ragazzo ci metta piede dentro, soprattutto il figlio dei proprietari. Siamo d'accordo?" Aveva sottolineato il padre lisciandosi i baffi.

Chissà, magari anche Pietro avrebbe notato che ormai non era più una bambina. Era ciò che sperava con tutto il cuore mentre si osservava critica, ma compiaciuta allo specchio. I capelli erano più lunghi, ormai le arrivavano sotto le spalle e l'umidità del luogo donava loro volume, mentre qualche ciuffo ribelle sfuggiva ad incorniciare il viso, ora leggermente truccato con un sottile velo di ombretto blu, di una tonalità poco più intensa del colore dei suoi occhi. E poi, sul suo piccolo naso alla francesina, spiccava ora una deliziosa e minuta pietra rosa, piercing ottenuto dopo aver sfinito i genitori per un'estate intera.

La vacanza scorsa era iniziata come un totale disastro, ma così non era finita ed ora Maya era piena di speranze ed aspettative. L'ultima sera (e diamine, non poteva svegliarsi un po' prima?) Pietro le si era avvicinato e, facendo finta di nulla, le aveva sorriso.

"Ciao bellissima! Non potevo lasciarti andare via senza nemmeno salutarti."

Maya era rimasta attonita, immobile, ormai aveva rinunciato al fatto che lui potesse o volesse parlarle e, sconsolata, aveva trascorso la vacanza priva di interessi o entusiasmo e continuando a scrutare il calendario come una fonte di speranza. Ma ora lui era lì e le aveva appena sorriso, chiamandola "bellissima".

"Scusami se non mi sono mai fatto vivo con te, ma ero davvero indaffarato con gli studi. Poi ho un piccolo lavoro part-time in un bar e quindi..."

Maya ancora non parlava, stordita da questo gesto inaspettato e, mentre l'orgoglio le mascherava il volto, il suo cuore si esibiva in capriole degne di una medaglia olimpionica.

"Sai," continuò lui per nulla scoraggiato dal suo mutismo "pensavo che fossi venuta qui insieme alla famiglia del tuo ragazzo. Ho scoperto solo oggi che in realtà è solo tuo cugino..."

"Davvero?"

Maya sussultò sorpresa. Questa frase finalmente aveva catturato totalmente il suo interesse. Era forse stata la gelosia a tenerlo così lontano?

Ed improvvisamente si ritrovarono immersi negli anni precedenti e trascorsero l'ora successiva a chiacchierare seduti in riva al mare, come se il gelo del l'ultima settimana non fosse mai esistito. Durò poco, ma fu un'ora meravigliosa che bastò a risvegliare in entrambi sentimenti che, ogni anno, scoppiavano sempre più prepotentemente. C'era un oceano tra di loro, quasi diecimila chilometri e quattro anni di differenza che, a questa età indubbiamente hanno il peso di un macigno. Ma era inutile tentare di nasconderlo, tentare di stroncare sul nascere qualcosa di tanto coinvolgente, soprattutto per due adolescenti che sono portati ad agire seguendo l'istinto. Ci avevano provato entrambi, ma non potevano più mascherare il brivido che provavano quando le loro mani si sfioravano, il rossore che compariva sul viso per un complimento, il desiderio di stringere l'altro tra le braccia per trattenerlo a sè.

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