Sabato 22 ottobre 2016
Camilla non si era mai sentita speciale.
Si vestiva come tutte le altre ragazze.
Parlava come tutte le altre ragazze.
Camminava come tutte le altre ragazze.
Non pretendeva di essere nulla di speciale. Nè una preda, né un cacciatore.
Ma anche il più dolce degli agnelli si può trasformare in un terribile lupo, e anche il lupo può diventare una preda.La scuola non era mai stata una prigione per lei, ma quasi una via di fuga.
Camminava per i corridoi da sola, la gomma americana in bocca. I capelli marroni le ricadevano sciolti sulle spalle, insieme ai fili delle cuffiette che aveva nelle orecchie.
A quell'ora, la scuola era deserta.
16:10.
Il pallido sole invernale iniziava a tramontare, e i corridoi illuminati dalla luce al neon creavano sul terreno alte ombre inquietanti.
Continuava a camminare, diretta verso la palestra.
Era spaventata, ma, come sempre, lo nascondeva.
Entrò nell'ampia stanza, vuota e silenziosa.
Al centro, la aspettava una figura incappucciata.
-Allora, mi hai chiesto di venire...
Camilla parlò sfilandosi le cuffiette dalle orecchie.
La figura si girò, rivelando il suo viso pallido. I capelli disordinati di Matteo facevano da cornice a un viso concentrato sulla persona che aveva davanti.
Camilla lo guardo negli occhi, in cerca di un qualsiasi segno di affermazione o negazione.
-Si, ti ho chiesto di venire.
Matteo parlò con voce fredda e distaccata.
-L'abbiamo già fatto una volta Camilla, dobbiamo farlo di nuovo.
Il ragazzo si girò, facendo rotolare verso di lui una specie di telo, ma .
Aprì silenziosamente la zip, mostrando cautamente l'interno.
-Respira ancora.
Camilla su avvicinò, guardando i capelli biondi della ragazza all'interno del telo.
-È l'amica di Laura, giusto? Anastasia?
Il ragazzo annuì.
-So che mi puoi aiutare. Me lo devi.
La ragazza mosse la testa annuendo.
-Per quanto tempo rimarrà tramortita?
-Al massimo altre due ore. Dobbiamo sbrigarci.
Camilla lo guardò ancora una volta.
-E così sia.
I due afferrarono il telo dalle due estremità, e si diressero fuori dalla palestra.Una volta nel cortile, superarono senza difficoltà le telecamere di sicurezza poste dopo l'omicidio di Marta, e si diressero verso un furgoncino.
Matteo entrò, poggiando il corpo, e Camilla dietro di lui.
-Intendi lasciarla qui?
Chiese la ragazza.
-No
Rispose lui.
-Lei ci darà solo un passaggio.
Il furgoncino si mise in moto, e solo in quel momento Camilla riuscì a vedere chi c'era al volante. Di spalle, una ragazza mora con un cappotto verde.
-Chi è?
Chiese interrogativa.
-Un'amica.
-La conosco?
Matteo sviò il discorso con un gesto della mano, e solo in quel momento Camilla capì quanto fosse spaventato da quella situazione. Il retro del furgoncino era uno spazio buio e angusto, senza sedili, e i due ragazzi sedevano accanto al telo con le gambe rannicchiate al petto.
-Cosa vuoi che io faccia, esattamente?
-Abbiamo progettato una stanza. Un luogo dove lasciarla.
Camilla lo guardò incuriosita.
-Ma ha delle lacune. Non sappiamo cosa farle fare tutto il giorno perchè non impazzisca, ma se le diamo troppe cose potrebbe usarle contro di noi.
Continuò il ragazzo.
-Capisco.
Affermò Camilla, immersa nei pensieri.Estate 2015, un caldo giorno di Luglio
Camilla sedeva al bancone della discoteca sorseggiando un drink. Era forse la più giovane lì, ma nessuno si faceva domande. Probabilmente erano tutti ubriachi o fatti.
La ragazza era quasi infastidita dalle luci e dalla musica a volume altissimo, ma cercava di non farci caso.
Faceva il lavoro da sicaria da quando i suoi genitori erano morti, lei aveva sette anni.
Lo zio lavorava in questa sorta di agenzia per le uccisioni, e aveva deciso di crescerla così. Era un elemento utile: nessuno sospettava mai dell'innocente ragazzina di dodici anni.
Il suo obiettivo, quel giorno, si trovava a pochi metri da lei.
Un uomo, sulla trentina d'anni.
Non le servivano motivazioni, qualcuno voleva farlo fuori, loro incassavano i soldi.
Ma serviva un lavoro pulito.
Camilla si alzò, camminando verso il divanetto dove era seduto l'uomo.
Cosa poteva sfruttare per avvicinarsi.
La lussuria? No, non sembrava un pedofilo.
Soldi? Forse.
Ma l'arma migliore, rimaneva l'innocenza.
Si avvicinò sorridente.
-Ehi.
Gli si sedette accanto.
-Scusa, non sono interessato...
Non era un mistero che ci fosse un giro di pedofilia in quella zona.
-No, tranquillo, non sono qui per questo.
Sorrise.
-Non trovo più i miei genitori, volevo sapere se potevo usare il tuo telefono per...
-Oh, ma certo!
Disse l'uomo.
Si girò per prendere l'oggetto dallo zaino dietro di lui.
Probabilmente l'errore più grande della sua vita.
Quei pochi secondi bastavano a Camilla per infilare tre pasticche di cianuro nel drink dell'uomo.
E prima che lui si rigirasse, lei era già sparita.
Stava raccogliendo le ultime cose prima di andarsene, quando un ragazzo la fermò.
-Ho visto cosa hai fatto.
Le sorrise.
Camilla rimase interdetta.
Il ragazzo aveva disordinati capelli castani, ed era vestito di nero dalla testa ai piedi: le ricordava un po'un vampiro.
-Non so di che parli.
-Oh, davvero?
Il ragazzo girò il suo cellulare, mostrandole una foto che la ritraeva mentre faceva colare le pasticche nel bicchiere.
Camilla tentò senza successo di strappargli il cellulare dalla mano.
Il ragazzo lo ritrasse appena in tempo, scuotendo la testa e guardandola con sarcasmo.
-Ora, se non vuoi che questo vada alla polizia i prossimi giorni, devi aiutarmi.
Il ragazzo, che le disse di chiamarsi Matteo, la condusse verso il bagno della discoteca.
Lì, un uomo giaceva morto in un bagno di sangue.
-Sei stato tu?
-È stata legittima difesa.
Affermò con convinzione il ragazzo.
-Allora perchè non dici questo alla polizia?
-Stai scherzando? I miei non sanno che sono qui.
-Lo fai per i tuoi?
-Lo faccio per non avere problemi.
La ragazza lo guardò. Era probabilmente uno psicopatico.
-Ok, ti posso aiutare, ma ora siamo legati da un vincolo di silenzio. Dì qualcosa alla polizia, e io gli racconto di questo, intesi?
Il ragazzo annuì.
Camilla si portò le mani alla testa, come se stesse pensando.
-Non avrebbe senso nascondere tutto ora. Dobbiamo farlo sembrare come un incidente. L'arma?
Il ragazzo le consegnò un coltellino svizzero.
Lei lo prese, e iniziò a pulirlo con uno strano liquido.
-Cancella le impronte digitali.
Provò il ragazzo.
-Esatto.
Poi, prese la mano dell'uomo, e con estrema cautela, la strinse attorno al coltellino, che poi bagnò nuovamente di sangue. Successivamente, sempre dalla sua borsa, tirò fuori una siringa e una fialetta blu.
-Ma quanta roba hai lì dentro?
Il ragazzo non sembrava minimamente turbato da ciò che aveva appena fatto.
-Non si sa mai.
Rispose la ragazza.
Poi, iniettò nel cadavere dell'uomo il liquido blu.
-Bene, ora andiamo prima che qualcuno ci veda.
Mentre camminavano fuori dalla discoteca, la ragazza gli spiegò che aveva iniettato nel corpo dell'uomo una droga molto potente, che spesso portava ad avere crolli nervosi se assunta insieme all'alcol. L'effetto era stato così forte che l'uomo era arrivato ad uccidersi.
Matteo annuiva mentre ascoltava ciò che l'altra diceva.
Poi, senza neanche salutarsi, i due presero strade completamente diverse.
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1A
Fantasyle avventure di un gruppo di ragazzi alle prese con il liceo classico, che si ritroveranno in un vortice di eventi che vedrà come protagonisti ognuno di loro.