Laura (Pt.1)

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Mercoledì 19 ottobre 2016

Laura aveva sempre trovato affascinanti le persone.
Potevi essere chiunque tu voglia, ma saranno gli altri a modellarti.
Persino da morti.
La ragazza si avvicinò alla tomba, con passo lento, cercando di non pestare l'erba che circondava lo stretto sentiero di pietra che portava alla lapide.
Marta.
Avevano scelto una foto davvero brutta. Non la rappresentava.
Ma d'altronde, cosa poteva rappresentare Marta?
Si accovacciò, accarezzando l'incisione nella pietra.
Appoggiò un fiore, e una polaroid, che si erano scattate il giorno del suo compleanno.
"Mi manchi."
Laura si rialzò, e imboccò un altro sentiero. Un'altra tomba.
Incastonata nella pietra c'era la foto di Sara.
La ragazza la guardò quasi con disprezzo, poi se ne andò.

Sull'autobus incontrò la sua amica Anastasia, molto amica di Marta.
Erano sempre loro tre, alle medie.
Forse lei era stata la più devastata dalla morte dell'amica.
-Le cose si aggiusteranno... sta tranquilla.
Laura la abbracciò, ancora una volta, prima di scendere.
Entrò a scuola in seconda ora, i prof non avrebbero detto nulla.
Bell'incentivo.
Salì le scale, la coda che le rimbalzava sulle spalle. Entrò:
Il cambio dell'ora.
Dio benedica il cambio dell'ora.
La ragazza si sedette al suo banco, dove di solito era seduta Giorgia.
Ma oggi mancava, e non era l'unica: Laura notò l'assenza di molti dei suoi compagni.
Ludovica mancava da due giorni, probabilmente non si era ancora ripresa. Eppure non avrebbe mai saltato due giorni di scuola.
Matteo era completamente sparito: non rispondeva alle chiamate o ai messaggi di nessuno.
Camilla aveva probabilmente saltato scuola, come suo solito.
E poi, Giorgia.
Sotto al banco, notò un biglietto:

"Vieni al centro commerciale abbandonato, oggi alle 4:00
-Giorgia."

Cosa si era inventata stavolta?
Accantonò i pensieri per dedicarsi alla lezione. Ma al posto della professoressa, entrò una squadra di poliziotti, accompagnati dalla bidella.
-Forza ragazzi, oggi uscite prima
Dalla classe si levò un tumulto di gioia, e tutti si prepararono ad uscire.
Ma la polizia andava dritta verso il banco di Matteo, cercando qualcosa lì sotto.
Marta le si avvicinò, vedendola confusa.
-Non lo sai?
Si rivolse a lei con aria interrogativa.
-L'hanno arrestato.

Laura si diresse di fretta dentro al commissariato.
Fortunatamente era molto vicino a scuola: insieme a lei, Marta e Valeria.
-Credete davvero che abbia confessato...
Valeria sembrava titubante.
-Stai scherzando vero?
Marta le rispose quasi seccata.
-È solo che... come facciamo ad avere la certezza che non gliel abbia davvero detto?
-Non potrebbe mai fare una cosa del genere! Andiamo, è di Matteo che stiamo parlando...
-Già. Di Matteo. Quanto lo conosci bene?
Marta sembrava sul punto di attaccare una discussione, ma Laura le fermò entrambe con un gesto della mano.
La madre di Ludovica si avvicinò a loro:
-Ragazze, so cosa siete venute a chiedermi, ma davvero, non posso...
-La prego...
Marta le si avvicinò.
-Abbiamo solo bisogno di parlargli.
-Non può ricevere visite, mi dispiace.
Valeria sbuffò, e si girò dall'altra parte.
-Che perdita di tempo.
Laura invece, era intenta ad osservare la sala di attesa del commissariato. Matteo era troppo sveglio da lasciarsi andare un'occasione del genere così.
E fu così che lo vide, il vassoio del pranzo.
I vassoi erano disposti in pila su un carrello che proveniva dalle celle, di quelli che le cuoche delle mense portano per distribuire e ritirare i vassoi dei pasti.
Sull'ultimo vassoio, in cima, era inciso qualcosa, probabilmente con la forchetta.
"Elèna. -M"
-Ragazze. Venite qui.
Laura mostrò l'incisione alle altre due.
-Cosa? Che c'entra Elena?
Tutte e tre sembravano molto confuse, ma si diressero fuori dal commissariato, alla ricerca di un po' d'aria.
-Credete dovremmo andarle a chiedere qualcosa?
-Credo proprio di sì.
-Ma le visite alla casa famiglia sono finite due ore fa, riaprono solo alle 4. Che facciamo?
Ribattè Marta.
-Aspettiamo.
È quello che facciamo sempre, no?
-Credete che Matteo abbia confessato riguardo...
-No. Abbiamo promesso, ok?
Valeria guardò le due categorica.
-Già, ma che ce ne facciamo di quella promessa ora che Sara se n'è andata?
Marta sembrava sul punto di svenire.
-Non ne parlare o vai in prigione. A te la scelta.
Valeria sembrava invece sul punto di tirare uno schiaffo a Marta.
Laura sospirò.
Ancora una volta, era invisibile.
Eppure non lo era stata.
Non quando c'era sara.

Sabato 15 luglio 2016

-Allora? Arriva o no?
Sara sembrava molto impaziente.
Avevano deciso di incontrarsi nel suo quartiere, in quel luogo tanto periferico quanto brutto.
-Credo che Ludovica alla fine abbia disdetto.
Marta era un po' titubante.
-Bene. Allora andiamo.
Il sole era alto nel cielo, e spaccava le tre del pomeriggio.
I ragazzi, vestiti in maniera estiva, socializzavano tra di loro per la prima volta. Era bello vederli insieme.
Laura, Valeria, Marta, Miriana, Matteo e Sara.
Sara.
Quel nome risuonava come un'eco tra di loro. Non riuscivano a staccarsi da lei, era come una magnete.
Era una ragazza alta sul metro e settanta, capelli rame e occhi azzurri. Forse bella, ma anche tanto cattiva.
Lì guardava, lì analizzava, pronta a manipolarli come volesse.
Ma loro, purtroppo, lo capirono troppo tardi.
Erano passate circa due ore da quando si erano conosciuti, e la giornata procedeva tranquillamente.
Poi, si sedettero su una panchina, in un parchetto poco distante dal luogo dove si erano incontrati.
Sara iniziò a fissare il vuoto.
-Che succede, Sara?
Domandò miriana quasi divertita.
-C'è... c'è una cosa che vi devo dire...
la sua voce era tremante, la sua espressione spaventata.
-Che succede?
-C'è... una persona che mi segue da un po'di giorni. E un ragazzo, continua a importunarmi.
Abbassò lo sguardo.
Valeria scattò in piedi.
-Vado a spaccargli la faccia.
Sara sorrise.
-Sei davvero gentile ma...
-Su ragazzi, andiamo.
Valeria raccolse il suo zaino.
Gli altri quattro si guardarono tra di loro con un'espressione tra l'attonito e il divertito, poi si unirono a Valeria, e camminarono verso il punto indicato da Sara.
Non trovarono nessuno.
Il vicolo finiva nel vuoto.
Tornati dalla ragazza, la trovarono in lacrime.
-Sara, che succede?
Miriana si avvicinò a lei, accarezzandole il viso.
-Lui... lui... è scappato lì. Mi ha dato uno schiaffo ed è scappato.
Valeria, rossa in volto, corse verso il palazzo indicato da Sara. Iniziò a salire le scale antincendio, seguita da Laura, Marta e Matteo.
Miriana era rimasta giù, a consolare Sara.
Quando arrivarono sul tetto dell'edificio, trovarono un ragazzo, seduto sul muretto che delimitava la zona scoperta.
Lì guardò con aria confusa.
-Voi sareste?
Il tetto del palazzo non era molto ampio, ma la totale mancanza di oggetti lo faceva apparire come una grande spianata di cemento.
-No, chi sei tu!
Valeria si arrivvicinò a lui.
-Senti, se provi di nuovo a toccare la mia amica...
Il ragazzo tirò fuori un coltello.
-Ehi ehi ehi...
Matteo si mise fra i due.
-Valeria stava solo scherzando, ora ce ne andiamo.
Aggiunse Marta.
-No.
Nel frattempo erano salite Sara e Miriana.
-Non stava scherzando.
La voce di Sara era fredda come quella di una macchina.
Il ragazzo era basso e con pochi capelli, indossava una felpa molto sopra la taglia, e aveva grandi occhi azzurri, proprio come quelli di Sara.
-Sentite non so chi siete...
Prima che potesse aggiungere altro, Sara lo spinse giù.

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