Valeria

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Valeria era una ragazza felice.
O almeno, è ciò che la gente credeva.
Rideva felice con i suoi amici, cantava a squarciagola, non si vergognava mai troppo.
Ma ognuno di noi ha delle maschere.
E più in profondità vai, più i segreti diventano oscuri.

La ragazza aveva lunghi capelli mori, a volte lisci, ma spesso mossi. Un viso un po'allungato e occhi larghi castani. Era molto alta, e abbastanza snella.
La serata prima l'aveva distrutta.
Era tornata a casa ad un orario improponibile, come tutti, e si era buttata sotto una doccia calda.
Sperava soltanto che Ludovica non dicesse nulla alla madre, quella era la priorità.
Marco Deangelis.
Quel nome risuonava nella sua testa.
Era stato davvero lui ad uccidere Sara? Forse per una volta la polizia aveva ragione. E poi, come poteva essere il ragazzo di Elena?
Per lei Elena era sempre stata la ragazza dall'altra parte della classe, non ci aveva mai stretto un rapporto profondo, ma sapere che facesse parte di quella gang le faceva raggelare il sangue. Gli occhi carichi di follia di Jack che li aveva aggrediti la sera prima erano ancora vividi nella sua mente, ma Valeria decise di non pensarci. Era il momento di combattere: sapeva di essere non così lontana dalla verità.
L'acqua le scorreva lenta sul corpo, le accarezzava la pelle come un dolce panno di seta.
Con la coda dell'occhio, osservò il bagno dietro di lei. Era strano.
Come se qualcuno stesse entrando nel bagno in quel preciso momento. Un'ombra.
Si girò lentamente per prendere il bagnoschiuma.
Dall'altra parte della stanza, una figura incappucciata stava maneggiando il suo cellulare.
Lo spavento per poco non la fece cadere.
Aprì violentemente la porta della doccia con un calcio e si precipitò fuori fermandosi a pochi centimetri di distanza dalla figura.
Si guardò intorno: con cosa avrebbe potuto difendersi?
Sul lavandino, poco distante, erano appoggiati degli spazzolini e una saponetta. Dall'altra parte, verso la vasca, c'era un piccolo mobile bianco: sopra, un vaso con una pianta grassa, vari flaconi di bagnoschiuma e un pacco di carta igienica.
La figura si girò, i movimenti così lenti e aggraziati in quella tuta nera. Sul viso, aveva una maschera.
Era una di quelle maschere teatrali di colore bianco laccato, senza buchi per gli occhi nè per la bocca.
In quei brevi istanti, Valeria si chiese come facesse a vedere o a respirare.
Teneva nella mano, coperta da un guanto in pelle, il suo telefonino.
Il cuore le batteva forte.
Quella scena era così surreale.
Afferrò senza pensarci il vaso, e lo scagliò verso il muro, mettendo in quel gesto tutta la rabbia che provava.
La persona incappucciata si abbassò e schivò il colpo, ma il vaso schuantandosi sul muro si ruppe in tanti pezzi, che lo colpirono sulla schiena, tanto da farlo cadere.
Valeria stava vincendo.
Aveva afferrato un asciugamano per coprirsi, e si era messa difronte la porta.
Lui, lei, chiunque fosse, non aveva vie di fuga.
Poi, come un lampo nero, la figura si lanciò verso la finestra, rompendola e cadendo fuori. La ragazza corse ad affacciarsi.
Erano le 22:13.
La strada era deserta, ma nonostante il buio Valeria riuscì a percepire la figura che correva via sulla strada asfaltata.
Il vento freddo della notte la colpì in pieno, con addosso solo un asciugamano e completamente bagnata.
Se chiunque fosse quella persona, era riuscita a correre via dopo un volo di due piani poteva farcela anche lei.
Aprì la finestra ormai distrutta.
Dove poteva andare conciata così?
Corse nel corridoio, e si infilò un giaccone. Poi le infradito.
E così, prese la rincorsa e saltò dalla finestra.
Il colpo non fu poco doloroso. La caviglia le si piegò completamente, impedendole di non zoppicanre e le varie capriole sull'asfalto non erano state certo una boccata d'aria: era piena di terra, graffi e sangue su faccia e corpo.
Nonostante ciò si alzò, zoppicante, seguendo la direzione della figura.
Ci fu una piccola vocina nella sua testa che le disse
"Valeria, ma che stai facendo?"
Ma lei, come sempre, non la ascoltò.

La casa di Valeria era poco fuori dal raccordo anulare, in mezzo alla campagna che si mischiava disordinatamente con alcuni abusi edilizi. Suo padre non c'era mai, era sempre ad ubriacarsi al bar. Ma a lei, sinceramente, non importava.
Si era cresciuta da sola.
Aveva imparato a combattere da sola.
La strada che stava seguendo era una strada asfaltata che conduceva dalla sua casa un po'isolata all'aggregato di palazzi intorno alla Casilina, la parte più abitata di quel posto dimenticato da Dio.
La notte faceva brillare in lontananza la città vera e propria, e tutto ciò che si poteva sentire oltre allo sferzare del vento era il lontano correre infuriato delle macchine.
Valeria continuò a zoppicare fino al primo incrocio, dove il piccolo tratto di campagna si rimescolava con i palazzoni.
I lampioni davano un'aria molto inquietante al posto deserto, tra saracinesche abbassate ed erbacce che spuntavano tra il cemento.
L'unico negozio aperto a quell'ora, era un piccolo bar h24, poco più avanti, dove probabilmente avrebbe trovato suo padre, per cui decise di lasciar perdere.
Dove poteva essere andato?
Si guardò intorno.
La strada continuava solo in quella direzione.
Valeria trovo altamente improbabile che la figura si fosse dispersa nella campagna, era più probabile avesse continuato in quella direzione.
La ragazza era sicura che la caduta doveva avrebbe procurato anche a lui o lei qualche conseguenza, era scappato, si, ma sicuramente non correndo.
Continuò, finché non la vide.
Era seduta su una panchina, da sola,  al buio, con il cellulare in mano.
Elena.
Il vento continuava a sferzare forte, facendole volare i capelli ovunque.
La riccia alzò lo sguardo, e si avvicinò correndo a lei: Valeria di scatto si girò, era troppo arrabbiata per poterle parlare.
-Valeria...
Lei la ignorò.
-Voglio solo spiegarti...
-Cos'hai da spiegarmi?
Valeria le urlò in faccia.
-Quell'uomo ci ha quasi ucciso cazzo! Elena era lì, perché stava seguendo te! Immagino ci sia tu dietro tutto, no?
Elena ci ha detto tutto: del video, della ragazza riccia.
Marco ha ucciso Sara e tu l'hai aiutato non è così?
Gli occhi di Valeria divennero lucidi.
-Sara si è suicidata...
Elena tentò di giustificarsi, la voce tremante.
-Ci sono anche io, ok? Dentro tutto questo. Anche io ho ricevuto messaggi, anche io sto cercando di capirci qualcosa. Questa persona sa tutto di me, cose che non dovrebbe conoscere!
Valeria la guardò, quasi disgustata.
-Torna dal tuo ragazzo.
In quel momento, uno scoppiò stordì le due.
Una nuvola gigantesca di fumo si alzò dal cemento della strada, e offuscò la vista di entrambe.
Fumogeno.
Poi, Valeria svenne.

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